Aprile 2014 verrà ricordato come il mese più inquinato della storia della terra, questo il triste primato per aver sforato quota 400 parti di milione di CO2 nell’aria.
La misurazione del tasso di CO2 media viene operato da una centralina di rilevazione posta sul vulcano Mauna Loa nelle Hawaii, che registra costantemente il dato dal 1958.
Normalmente i valori soglia venivano superati nei mesi invernali in una normale fluttuazione che si interrompeva nella primavera inoltrata, in particolare dopo la fioritura delle piante e i bloom algali, che segnava la ripresa della massiva fotosintesi con l’azione purificatrice e filtratrice dei produttori primari.
Il primo sforamento secondo il sito Climate Central si e’ avuto già lo scorso anno, il 9 maggio, per poi rientrare subito nella norma.
A tutto ciò contribuiscono le emissioni in atmosfera che aumentano esponenzialmente di anno in anno.
L’uso massivo e indiscriminato di combustibili fossili (carbone in primis) determina un aumento della temperatura dell’atmosfera con una conseguente diminuzione delle precipitazioni.
Ad avvalorare ancor più questa ipotesi è uno studio pubblicato da Ecoblog dove dimostra come la verde foresta del Congo (la seconda della terra dopo l’Amazzonia) sta soffrendo di un processo che viene definito “browning (imbrunimento), per la riduzione progressiva del manto verde e per l’aumento della colorazione bruna osservata dal satellite.
È un cane che si morde la coda in effetti, l’aumento dell’immissione in atmosfera e la diminuzione della superficie verde che opera da filtro determinano un progressivo peggioramento delle condizioni ambientali del nostro pianeta.
Purtroppo se queste previsioni si avverassero, ossia nel 2050 un aumento di 1,4 gradi centigradi, circa metà delle foreste del pianeta sarebbero a rischio.
Lo scienziato Ralph Keeling afferma: “È un po’ come le onde su una marea montante: finché continuiamo a bruciare combustibili fossili ai ritmi attuali, le concentrazioni continueranno ad aumentare in questo modo”.
In fondo la nostra cara città in questo fa il suo porco lavoro in quanto a produzione di CO2 grazie ad una centrale a carbone, una centrale a gas, un porto crocieristico tra i più grandi d’Europa con le sue grandi navi che bruciano olio combustibile…
Chissà se un giorno saremo proprio noi i capostipiti di una inversione di tendenza.
Foto di Gian Marco Timidei ©