[heading style=”subheader”]Lettera a #Terzastrada di Roberta Galletta.[/heading]
Grazie alla preziosa collaborazione di Claudia Tisselli e degli amici della Castellina, domenica 27 ottobre la Vallata della Fiumaretta si è popolata di tanti civitavecchiesi che hanno potuto ammirare con i propri occhi le bellezze naturalistiche, archeologiche e storiche di questo bellissimo angolo di paradiso.
La Vallata del Parco della Fiumaretta si estende dalla Braccianese Claudia fino al Parco Archeologico Botanico delle Terme Taurine. Nei circa 4 km che separano la strada provinciale dall’antico complesso termale è infatti possibile rintracciare, a distanza di oltre mille anni dalla sua costruzione, l’antica strada usata dai pellegrini cristiani diretti a Gerusalemme e successivamente da coloro i quali dovevano imbarcarsi alla volta dei principali scali del Mediterraneo. Questo percorso costituisce una sorta di raccordo tra il porto di Civitavecchia e la città di Viterbo, dove la strada raggiunge l’antica via Francigena, il tracciato stradale medioevale che per alcuni secoli costituì l’asse privilegiato dei collegamenti via terra tra Roma e le località oltre gli Appennini. La strada si snodava in particolare tra Roma e Canterbury, passando per Italia, Francia ed Inghilterra, ricoprendo un ruolo fondamentale per la comunicazione religiosa, economica e politica dell’Europa medievale.
Proprio la presenza di questa via, ancora oggi percorribile, permette di arrivare all’antico acquedotto, ancora intatto e visibile, che l’imperatore Traiano fece costruire durante i lavori di fondazione di Centumcellae. Alla fine del XVII sec., data la sua straordinaria funzionalità, venne restaurato da Papa Innocenzo XII per dotare la città di Civitavecchia di acqua fresca.
L’acqua delle fonti di Allumiere e Tolfa, prima di raggiungere l’abitato di Civitavecchia, muoveva le tre Mole Civiche (antichi mulini ad uso pubblico, conosciuti come Molacce). Costruite nel XVIII secolo dallo Stato Pontificio, queste fornivano farina agli antichi forni di Piazza Regina Margherita.
Superate le Mole, l’antica via conduce alla città romana di Aque Tauri, ancor oggi visibile, con il calidarium rimasto praticamente intatto. Un breve tratto di strada. di circa 500 metri, la separa dal colle della Ficoncella, sul quale insiste l’antico complesso monumentale delle Terme Taurine, diventato da oltre tre anni uno dei poli di attrazione turistico-culturale dell’intero comprensorio a nord di Roma.
Dal 2007 esiste il progetto di costruzione di una strada che dallo svincolo autostradale di Civitavecchia Nord raggiunga il porto, passando proprio sopra la zona che ospita oggi il Parco della Vallata della Fiumaretta. Per anni pochi politici si sono battuti, insieme agli abitanti della zona ed agli amanti di questo posto, contro questa ennesima colata di cemento che vorrebbe far passare una strada a due e più corsie a pochi metri dalle Mole Civiche. Come dire: tornare al tempo della discesa dei vandali a Roma dopo la caduta dell’impero.
In questo abbiamo moltissimo da imparare dall’etrusca Tarquinia e dalle piccole Tolfa ed Allumiere, diventate già da tempo modelli di comportamento civile, di tutela e conservazione delle proprie radici. La nostra Civitavecchia deve invece continuamente difendersi da sistematici tentativi di distruzione delle vestigia della sua straordinaria e millenaria storia. Le pietre parlano e raccontano col silenzio, per fortuna molto spesso rumoroso, le vicende che hanno vissuto i nostri padri, i nostri nonni e tutti quelli che hanno lottato e combattuto per lasciarci un paese, nel nostro caso una città, più bella, civile e vivibile: chiese, palazzi signorili, edifici comunali di pubblica utilità. Come il mulino Assisi, distrutto per far posto a due torri di dubbio gusto estetico. Edifici liberty come il palazzo Santa Lucia, sul viale Garibaldi, la cui demolizione è stata fortunosamente sventata nel 2000 da un pugno di cittadini e dalle prove schiaccianti di fotografie che ne testimoniavano l’integrità in mezzo alle macerie del 1943-45. O ancora il villino Bianca in via Carlo Calisse, anch’esso in stile liberty, salvato in extremis, che avrebbe dovuto lasciare posto ad un anonimo e freddo palazzone come quelli spuntati su viale Guido Baccelli.
La costruzione della bretella è dunque da considerarsi alla stregua di un ulteriore suicidio ambientale, visto che i lavori del parco, praticamente terminati, sono in attesa del collaudo per essere consegnati alla nostra città. Ed ecco spiegata l’opera di oscurantismo messa in atto dalle varie amministrazioni in questi ultimi anni: se quel parco diventasse fruibile, con bambini che giocano, sportivi che utilizzano lo stadio per il pattinaggio in linea, studenti e ragazzi che verificano con mano la presenza delle innumerevoli specie di flora esistente, anziani e disabili che godono della bellezza della natura, ciclisti lungo la pista ciclabile che abbraccia il perimetro del parco, allora ci sarà una città intera che si rivolterà contro quell’opera tanto sciagurata che è la bretella A12-porto. Meglio non far conoscere. Meglio tenere nell’ignoranza la popolazione.
E’ più facile raggirare gli ostacoli.
Un ennesimo schiaffo alla volontà popolare ed alla democrazia quindi, la realizzazione della bretella A12 porto, con un percorso che sventra la bellezza della Vallata della Fiumaretta per un’opera che di strategico non ha nulla se non i soldi che arriveranno a Civitavecchia e prenderanno chissà quali altre strade. E’ folle approvare un progetto vecchio come il cucco e come le idee di chi si ostina in modo ottuso a volerlo portare avanti. Occorre avere l’umiltà di riconoscere che non ha alcun senso, con lo sviluppo del porto che si è completamente spostato a nord. La bretella andrebbe oggi a finire direttamente nelle braccia della statua dell’imperatore Traiano, davanti alla sede dell’Autorità Portuale. Il rispetto della democrazia impone l’ascolto della volontà popolare, che ha manifestato democraticamente negli anni contro questa assurda decisione.
La realizzazione del Parco Naturale della Fiumaretta è un progetto iniziato circa 14 anni fa e nel quale il Comune di Civitavecchia ha investito e speso oltre 5.000.000 di euro per opere di risanamento e fruibilità pubblica.
Le maestose Antiche Mole, i magnifici archi dell’Acquedotto romano, gli aironi cinerini e i nibbi reali, i tre ponti di legno e il delicato ecosistema che vive dentro il fosso della Fiumaretta sono stati i protagonisti di una straordinaria visione, che domenica 27 ottobre è stata vista e vissuta da tantissimi concittadini.
Visione che è diversa dal sogno, che si fa ad occhi chiusi e difficilmente si realizza. La visione richiede impegno ma può realizzarsi, soprattutto se si coinvolge una città intera.
E domenica è accaduto questo. Duecento persone, con la loro presenza, hanno chiesto di mettere in atto l’articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana:“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”.
Ai civitavecchiesi le opportune riflessioni.
Foto di Enrico Paravani©