L’avvento della videoarte, o arte elettronica,rappresenta uno dei fenomeni più importanti nella scena artistica degli ultimi cinquanta anni. Questo tipo di linguaggio grazie all’uso di sofisticati dispositivi, quali video e computer, si è spinto molto avanti nella manipolazione e riproduzione di ciò che viene rappresentato, aprendo nuove frontiere nel campo della percezione visiva. Il punto di svolta sta soprattutto nella qualità intrinseca delle immagini, molto più duttili ed immateriali, e nell’introduzione del fattore tempo. Proprio la dimensione temporale orienta la ricerca di alcuni artisti che hanno scelto l’espressione linguistica della videoarte.
Tra questi uno dei più innovativi è Bill Viola, il “tecnico americano” che ha saputo coniugare la suggestione della pittura antica con avanzatissimi dispositivi video. Il lavoro di Viola ha un carattere fortemente spirituale, al centro delle sue opere c’è sempre l’uomo e la sua percezione di sé nel tempo e nello spazio. Temi universali come nascita e morte, emozioni quali gioia, paura, dolore, rabbia, rappresentano il fulcro della sua ricerca. Una delle sue opere più note e significative è The Greeting (1995). In questo video l’artista mette in campo tutto il suo potenziale espressivo. Il punto di partenza è la Visitazione (1528-1529) di Jacopo Pontormo. La scena centrale del quadro, l’incontro di tre donne, è riproposta in una ripresa video ad alta velocità che viene successivamente proiettata a rallentatore. Quarantacinque secondi si dilatano in dieci minuti interminabili. Di fronte a queste immagini la capacità percettiva dello spettatore vacilla. La sequenza lentissima dei fotogrammi mostra un tempo innaturale, si tratta di un quadro (quello del Pontormo) o è qualcosa di vivo che si espande e fluttua nello spazio? Il fascino e l’emozione suscitati da questa opera stanno nel movimento, nella metamorfosi quasi impercettibile di una immagine depositata nell’inconscio della memoria collettiva. Il ricordo della Visitazione si anima, lo sguardo cattura le infinite sfumature di una scena densa di significato che si ripete all’infinito. L’artista ha dichiarato:”Le immagini vivono dentro di noi. […] Noi siamo databases viventi di immagini-collezionisti di immagini- e una volta che le immagini sono entrate in noi, esse non cessano di trasformarsi e di crescere”. Bill Viola è un grande manipolatore, ci inganna con la suggestione del ricordo e attraverso lo strumento della ripresa video opera quelle metamorfosi temporali che colpiscono la nostra parte più intima.
Un altro artista che gioca con il subconscio dello spettatore e col tempo è lo scozzese Douglas Gordon, visual artist tra i più importanti della sua generazione, vincitore a soli trenta anni del prestigioso Turner Prize (1996). Il lavoro di Gordon, pur mantenendo la propria originalità, presenta notevoli affinità con le ricerche di Viola. Innanzi tutto il materiale iconografico di partenza. Alla pittura antica del Rinascimento Gordon sostituisce vecchi film entrati a far parte del mito hollywoodiano. Classiche pellicole come Psyco, Taxi Driver, L’esorcista, vengono completamente destrutturate nel loro impianto narrativo, per ricomporsi in una forma nuova. “24 Hour Psyco” è certamente l’opera più sensazionale da questo punto di vista. Il famoso film di Hitchcock, Psyco, della durata di centonove minuti, viene dilatato a dismisura per un tempo di ventiquattro ore. L’operazione di rallentamento fa emergere una realtà spazio-temporale completamente rigenerata. Chi conosce il film è inconsciamente portato a seguire la trama, ma l’assurda durata della proiezione lo impedisce infondendo un senso di frustrazione. Le grandi dimensioni e l’assenza di sonoro contribuiscono ad aumentare l’effetto di spaesamento evidenziando dettagli che normalmente sfuggirebbero all’occhio dello spettatore. Ancora una volta l’immagine viene distillata e frammentata in una sequenza di inquadrature infinite che irretiscono con la loro forza ipnotica.
Viola e Gordon sono sulla stessa lunghezza d’onda, la loro arte fatta di istanti scomposti e prolungati ci fa immergere in una dimensione sconosciuta dove il tempo plasma nuove forme e nuova vita.
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