Cosa hanno in comune i disegnatori Hugo Pratt e Sergio Toppi? Ben poco: i fumetti e l’avventura. No, forse molto di più. Cosa mi porta ad apprezzare due autori così radicalmente diversi che hanno messo l’avventura al centro del proprio lavoro? Due modi di interpretare l’arte dell’illustrazione e dei fumetti praticamente agli antipodi ma che hanno una loro sintonia di intenti.
Toppi, fine illustratore, sommo compositore di tavole bellissime e complesse, costruisce disegni per adduzione: intreccia e sovrappone tratteggi infiniti che si fanno materia per sviluppare nei pochi centimetri del foglio avventure che si dilatano nel tempo e nella fantasia; lo fa prendendosi tutto lo spazio necessario per sviluppare graficamente il racconto, soffermandosi con accuratezza quasi maniacale e con perizia inarrivabile su ogni dettaglio, anche il più inanimato come le pietre, al quale viene attribuito un peso descrittivo ed una rilevanza narrativa pari a quella dei personaggi. Per leggere Toppi bisogna avere tempo, ogni tavola potrebbe gridare allo scandalo per una girata di pagina troppo frettolosa! Ogni tavola offre ai nostri occhi un prezioso esercizio di fantasia globale del tutto innovativa: il taglio compositivo delle tavole, aggressivo e solenne, la sapiente e raffinata commistione della sua personalissima tecnica grafica e della colorazione, spesso a tecnica mista, i costumi, gli ambienti, gli animali che anche quando reali richiamano forme mitologiche. Tutto è originale, inedito e di enorme impatto visivo.
Pratt, invece, annerisce campiture compatte e traccia contorni spessi e nervosi che delineano, a volte, vere e proprie ombre cinesi parlanti. Mirabili controluce, essenziali e corposi, che si consolidano in profili umani sempre al centro del racconto. Per leggere Pratt ci si può mettere comodi lasciandosi cullare da una amaca e dallo sviluppo letterario della storia, mentre si scorre languidamente con lo sguardo i riquadri regolari e convenzionali delle sua tavole: perchè il cuore del racconto, nel caso di Pratt, sta nei personaggi, nelle atmosfere e nei dialoghi. L’arte grafica, per quanto elegantissima e personale, è assolutamente funzionale alla storia, mai centrale e per questo asciutta, evanescente, mai descrittiva.
Due stili opposti, eppure quanta poesia in quei viaggi assurdi ed in quei personaggi affascinanti. Ma, soprattutto, Toppi e Pratt scrutano lo stesso orizzonte da due diverse prospettive, ci portano negli stessi spazi sconfinati densi di avventure, di incognite, di sorprese, condite di dettagli e ambienti esotici che ci ammaliano con la medesima intensità.
Curioso confrontare queste peculiarità stilistiche con lo sviluppo della loro vita: la smisurata fantasia visiva e tecnica sprigionata da un Toppi chiuso nel suo studio e assorto nella creazione di situazioni impossibili, in contrasto con la grafica ripetitiva e convenzionale di un Pratt che ha trasferito nelle illustrazioni i fascinosi dettagli realistici di ambienti e personaggi conosciuti nelle numerose esperienze in giro per il mondo. Una sorta di compensazione inconscia, per ciascuno di loro, dagli effetti radicali: un invito al sogno tramite l’evasione, nel caso di Toppi, e per immedesimazione, per Pratt. Il risultato: l’affermazione mondiale di due talenti nella continuità dell’eccellenza artistica italica, da sempre improntata al genio.
Per saperne di più: