Fino al 22 dicembre abbiamo l’occasione unica, forse irripetibile, di visitare la mostra retrospettiva dedicata al Prof. Maurizio Vallarino. Ideata e organizzata dai figli, Marco e Cristiana, ad un anno dalla scomparsa rende un doveroso omaggio all’opera del pittore attraverso una selezione sintetica, ma completa e sicuramente emblematica della sua vitale poliedricità. Vallarino è stato uno dei protagonisti indiscussi della scena artistica della nostra città, facendosi apprezzare in Italia e all’estero grazie ad una prolifica attività espositiva ed a tante collaborazioni a vario titolo.
Non solo pittore ma scrittore, poeta, ideatore di occasioni e progetti, creativo manipolatore di forme d’arte offerte dalla natura alla sua fantasia attraverso materie prime come il legno e le conchiglie, che tra le sue mani diventavano bastoni, sculture e microsopici quadretti seriali da collezionismo dal fascino contagioso. Vallarino aveva un grande talento e una mano eccezionale. Si è formato grazie a solidi studi classici e artistici in ambito accademico a Roma accanto a colleghi che sarebbero diventati maestri assoluti della Scuola Romana. Dopo una prima fase sperimentale e stilisticamente ecclettica, articolata in astratti, ritratti e paesaggi finirà per consolidarsi presto in un filone espressivo principale che lo farà conoscere e riconoscere al pubblico grazie a bellissime e raffinate nature morte che sono ancora oggi motivo di orgoglio per i fortunati acquirenti e collezionisti. Continuerà a seguire tutte le sue passioni, come quella per l’insegnamento, il suo vero lavoro, fino a che problemi di salute dovuti ad un banale incidente mineranno precocemente il suo spirito e la sua vitalità prima ancora che il fisico.
La mostra raccoglie tutti gli elementi utili a ricostruire un quadro esaustivo di questa manifesta versatilità. Per quanto riguarda chi scrive queste righe, mi piace segnalare la parte apparentemente minore e appartata del progetto espositivo, una piccola raccolta di disegni e di studi, anche giovanili, a tema naturalistico e architettonico, che rivelano in modo commovente l’elegante personalità della sua mano: opere che mi rinnovano la testimonianza della grande influenza avuta su uno dei suoi più cari amici ed estimatori, Ennio Galice che ha mosso i suoi primi passi nel mondo dell’arte, da autodidatta, sulla scia della maggiore esperienza, dovuta anche all’età, del suo maestro. Un’amicizia, all’insegna della stima reciproca, durata una vita intera all’insegna di comuni sensibilità artistiche e di significative collaborazioni che hanno segnato la storia culturale della nostra città, oggi così impoverita anche per la loro assenza, da indurci uno sguardo di ineluttabile malinconia su quella entusiamante stagione artistica.
E’ possibile visitare la mostra nei locali della ex Chiesa di San Giovanni di Dio, a Piazza Calamatta, fino al 22 dicembre, sia la mattina che il pomeriggio, con orario 10,30-12,30/16,00-19,00. Non perdetela.