Il regista Wim Wenders, dopo qualche anno, torna ad esporre a Roma con una nuova mostra fotografica intitolata Urban Solitude. Promossa dalla Regione Lazio, nell’ambito del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura, e da Incontri Internazionali d’Arte e Civita, è una preziosa occasione per apprezzare ancora una volta un aspetto del suo talento che è parte integrante della carriera di regista di successo. Allestita nelle sale di Palazzo Incontri, una bella e appropriata cornice dall’atmosfera piuttosto intima, consta di 25 grandi stampe a colori rigorosamente analogiche. Tema centrale alcuni paesaggi urbani accomunati dal tema della solitudine e della desolazione. Colpisce l’intensità del suo sguardo malinconico, spesso angoscioso, sempre riflessivo, che eludendo qualunque riferimento diretto alle persone, mai presenti negli scatti, si concentra con intensità su alcune situazioni architettoniche simbolicamente significative. Gli scenari di Wenders sono segnati dal tempo, dalla storia, dalle azioni più o meno qualificate dell’uomo che ha lasciato traccia del suo duplice passaggio: sia per aver colmato i vuoti urbani con le sue costruzioni, sia per averle successivamente alterate o più semplicemente vissute lasciandone traccia. Un passato doloroso testimoniato da cicatrici evidenti sulle strutture e sulle loro superfici. Scorci ombrosi, facciate degradate, porte e finestre senza vita che lasciano trapelare l’abbandono interiore. Un viaggio nella memoria e nel tempo. Un’analisi dura, lucida, dettagliata, senza orpelli poetici che Wenders lascia piuttosto ai sintetici ma significativi testi di accompagnamento. Una ricerca visiva improntata ad un realismo che richiama certamente l’indagine pittorica che il grande Edward Hopper aveva applicato sulla realtà americana con animo più romantico. La riflessione di Wenders, invece, è più intimamente composta. Non manca una componente surreale in questi ambienti dai quali trapela un senso di inquietudine interiore: una desolazione talmente arida da sconfinare in atmosfere vagamente metafisiche. Chi si aspetta immagini spettacolari che colpiscano occhi e pancia, assecondando visite frettolose, non vada a vedere questa mostra. Wenders è un fine narratore che parla al cuore e all’intelletto e che richiede la predisposizione ad una lettura profonda di immagini solo apparentemente semplici. La mostra rimarrà aperta fino al 6 luglio nelle sale di Palazzo Incontro in Via dei Prefetti 22, a Roma.