Veder la vita ora,
nascondendo con le dita l’orizzonte
laddove si celebra la tecnologia,
bistratta cosa realmente c’appartiene.
Sensazioni e umori dell’oggi,
col passato lasciato li a marcire
noi vittime consapevoli del tornar indietro,
succubi nei desideri rimasti strozzati dalle grida.
Riposano a riva come se fossero messaggeri,
annunciano ancora cosa era
quell’attimo di luce che generava malumori,
protratto nelle dita sudice del potere.
Attendono l’alba,
di un futuro libero da costrizioni
imposte e mal volute,
di susseguirsi infami solo per la gloria.
Sarà a breve l’alba di un futuro, libero da marchingegni menzogneri… Dove poter ammirar solo l’aurora
Rimangono dei relitti, o pseudo tali, a deturpare il paesaggio, togliendo allo sguardo la visone vera dell’orizzonte. La nostra vera città, quella dei nostri calzoni corti e delle ginocchia sbucciate, rimane solo nei ricordi e purtroppo inimmaginabile per i nostri figli.
La tecnologia e delle scelte sbagliate, figlie del consumismo e della smania di potere, hanno raso al suolo buona parte della nostra costa. Non si capisce perche al giorno d’oggi cattedrali nel deserto come le centrali, dismesse o obsolete già alla nascita, intralcino ancora i nostri ricordi.
Chi scrive quest’oggi immagina gabbiani stanchi riposare su di uno scoglio, con all’orizzonte non quel che vorremmo ma la Boa petrolifera, figlia di un progresso che ai giorni nostri è diventato medioevo col fantomatico carbone.
Verrà l’alba dei poveri illusi, quelli delle corse sfrenate verso una pineta sempre più stanca, finendo nel nostro mare per rifocillar la pelle; in un tempo lontano, ma sempre vivo nei nostri ricordi.
Foto di Enrico Paravani ©