È notizia di questi giorni (taciuta da quasi tutti gli organi di informazione nazionali), di strane trattative Usa e UE riguardanti le regole del mercato.
La cosa potrebbe rivoluzionare, per l’ennesima volta aggiungo io, le leggi che regolamentano la sicurezza dei prodotti in circolazione nel nostro continente.
L’Europa sta negoziando con gli Usa un Trattato che liberalizza ancora di più commerci e investimenti. Il trattato prende il nome di Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) e dovrebbe essere pronto entro il 2015.
Per chi come me è un europeista convinto, non è certo una bellissima notizia, anche perché, a leggere tra le righe, si evince che l’accordo in questione e le sue clausole scritte in cirillico a piè di pagina come nella migliore tradizione dei contratti capestro assicurativi, prevedono la possibilità da parte delle multinazionali di contestare davanti a tribunali speciali formati da lobbisti passando sopra alle legislazioni nazionali su tutto, compreso il diritto del lavoro, la sanità, la sicurezza le scelte energetiche. In pratica un grande esproprio di sovranità in nome del profitto.
Pecunia non olet, sarebbe da dire, ma qui di olezzo ce n’è fin troppo. A tutti gli effetti il “Profitto” diventerebbe il primo articolo di ogni costituzione continentale e, udite udite, la legalità sarebbe intesa quale difesa assoluta nei confronti di normative e di regole che dovessero essere democraticamente votate.
Ad esempio, per farla breve ed attuale, nel caso in cui lo Stato italiano, decidesse, così come sta facendo Obama, un tetto minimo salariale, l’Electrolux potrebbe non solo liberamente licenziare, ma paradossalmente chiedere un risarcimento per i danni subiti allo stesso Stato italiano, e sarebbero gli stessi componenti della multinazionale a giudicare il tutto, con tutti gli oneri del contenzioso a carico del Governo in questione, anche nel remotissimo caso di vittoria della vertenza da parte di quest’ultimo.
Un po’ contorto ma semplice nell’incasso.
Altro esempio concreto: in Usa gli Ogm sono liberamente usati, da noi, al di la delle proprie convinzioni più o meno motivate di ognuno, sono vietate; ecco in questo caso emblematico, le nostre restrizioni Europee generano un mancato profitto. Con l’entrata in vigore del Ttip c’è il rischio che le aziende possano appellarsi e costringere l’Europa a pagare le multinazionali (come la Monsanto per fare un esempio) penalizzate dalle leggi vigenti. L’introduzione di un Meccanismo di risoluzione dei contenziosi tra investitori e Stati, quindi, permetterebbe alle imprese di far condannare quei paesi che approvano leggi dannose per i propri investimenti presenti e futuri.
Un trattato, quindi, che contrappone i diritti dei cittadini e le responsabilità collettive verso l’ambiente al denaro e al mercato.
Eppure si è lottato per anni proprio per avere un mercato più sicuro e meno inquinato (sotto ogni punto di vista) si pensi al caso della “mucca pazza”.
La motivazione che contrappongono le multinazionali a tutte le obiezioni e le preoccupazioni del caso, sono da ricercare nel fatto che il Trattato possa essere una delle poche risposte alla caduta libera dell’economia globale, con la creazione di due milioni di posti di lavoro in più in UE. Tesi che non regge in alcun modo, in quanto i primi effetti positivi, da studi macroenomici effettuati, si potrebbero eventualmente verificare non prima del 2027! Di contro saremmo un popolo che, si, risparmierà nell’acquisto di prodotti a buon mercato, col rischio effettivo di chiusura di aziende di qualità nostrane.
Dal punto di vista alimentare, il Ttip punta ad abbattere non tanto le tasse doganali tra Usa e Ue, quanto le Barriere Non Tariffarie, cioè divieti di importazione e tasse specifiche che bloccano la carne agli ormoni, il pollo lavato con il cloro, gli ftalati nei giocattoli, i residui di pesticidi nel cibo, gli Ogm e così via.
A vigilare sul tutto dovrebbe essere previsto dalla Commissione Europea, un apposito capitolo dedicato allo sviluppo sostenibile che permetterà un meccanismo di monitoraggio specifico. C’è però da domandarsi se un sistema del genere possa funzionare.
In Francia la mobilitazione è già iniziata da tempo, da noi come al solito si stanno muovendo ora i primi passi.
Ovviamente il tutto dal punto di vista politico, sta passando sottotraccia, e mi chiedo come sia possibile di fronte a questo medioevo prossimo venturo ad occuparsi dell’argomento come se fosse un particolare secondario, tanto che la vicenda del trattato transatlantico non viene nemmeno citata nei programmi che i cosiddetti partiti europei stanno mettendo a punto per le elezioni.
Trattati (come al solito) a pesci in faccia!
“Il clamore e i sofismi dei mercanti e dei produttori persuade facilmente il popolo che gli interessi privati di una parte, e di una parte subordinata, della società, siano l’interesse generale di tutti.”
ADAM SMITH
Foto di Enrico Paravani ©