Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono saliti a 127 i casi di infezione del tristemente famoso virus letale Ebola, in Africa Occidentale, ed e 375 i sottoposti a controllo medico per sospetto contatto.
Ma che cos’ è questo nome, Ebola, che incute terrore al solo pronunciarlo?
La malattia da virus Ebola è una febbre emorragica grave e spesso fatale per l’uomo e i primati.
Il nome “Ebola” deriva da un fiume della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), presso il quale nel 1976 si verificò uno dei primi due focolai epidemici.
L’infezione si trasmette per contagio diretto attraverso sangue e altri fluidi biologici infetti, compresi i trapianto d’organo.
La trasmissione per via sessuale può verificarsi fino a 7 settimane dopo la guarigione: infatti la permanenza del virus nello sperma è particolarmente prolungata.
È inoltre stata provata in laboratorio, in primati del genere Rhesus (macachi), la trasmissione aerea del virus Ebola.
Ruolo importante nella diffusione in Africa sono state le cerimonie di sepoltura, sia per la vicinanza tra le persone sia per i contatti con il materiale infetto dei deceduti.
Ma perché sta facendo paura il virus questi giorni?
Il contagio si è allargato a macchia d’olio negli ultimi mesi in Guinea, Sierra Leone, Mali e Liberia destando non poche preoccupazioni per il rischio di allargamento della patologia, legato ai flussi migratori clandestini. Il Ministero della Sanità ha bollato la possibilità di arrivo in Italia della patologia come rischio basso.
“La catena di trasmissione dell’infezione tende ad arrestarsi molto presto” spiega Massimo Galli, professore di Malattie Infettive all’Università di Milano e segretario della Simit, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali. “In passato è successo che siano stati i riti per la preparazione dei cadaveri alla sepoltura da parte dei familiari il momento di diffusione dell’infezione. Ebola, infatti, non si trasmette con l’efficienza del virus dell’influenza per via aerea, ma solo per contatto stretto con sangue, fluidi corporei – vomito, urina, feci – della persona colpita o dell’animale colpito. E il quadro dei sintomi che si scatenano, dopo un periodo di incubazione che può essere anche molto breve, di pochi giorni, è tale da impedire alla persona contagiata di muoversi nel picco di contagiosità”.
In un comunicato stampa Medici Senza Frontiere, spiega che, nonostante oggi siano numerosi gli spostamenti internazionali “Ebola non si è mai diffusa in un Paese sviluppato”.
Ovvio che in tutto cio’ ci siano le solite note stonate di qualche politico che cerca di cavalcare l’onda xenofoba, ma a parte questo registriamo l’immobilismo della sanità italiana. I principali aereoporti europei, anche se il rischio fosse basso, hanno già attivato le procedure di controllo atte ad evitare che qualsiasi caso sospetto possa entrare liberamente nei rispettivi Paesi.
E l’Italia?
Come si farà fronte alla prossima ondata migratoria estiva?
Si sono poste le basi per isolare eventuali casi che dovessero arrivare in Italia a bordo dei barconi clandestini?
6000 migranti pronti a salpare dalle coste magrebine verso Lampedusa preoccupano la Sicilia, ecco perché il Governo italiano si dovrebbe muovere per creare un fronte di controllo serrato nelle zone ad alto rischio di sbarco: per evitare, sebbene remota, una possibile entrata del virus in Italia.
Tra le fobie immotivate e la tendenza ad improvvisare minimizzando, si troverà mai la voglia di pianificare?
Foto di Enrico Paravani©