La chiusura del Centro Trasfusionale dell’Ospedale San Paolo è stata accompagnata dalla tiepida reazione della città. Una cittadinanza distratta o rassegnata non è scesa in piazza, né ha urlato per l’ennesimo smottamento del sistema sanitario locale. Un vero dissesto geologico che sta lentamente erodendo una delle poche certezze del Paese.
Una scelta politica, presa nell’ottica del risparmio, con l’angoscia di un Paese che arretra e sacrifica servizi essenziali sull’altare della riduzione del deficit. Una scelta presa nella piena consapevolezza delle almeno due ore necessarie a percorrere la distanza tra i due ospedali, tra andata e ritorno, oltre al tempo necessario a preparare le unità di globuli rossi, piastrine o plasma richieste.
Ad ogni richiesta di globuli rossi segue infatti una serie di verifiche di laboratorio (determinazione del gruppo sanguigno ed Rh e “prove crociate” tra siero del ricevente e globuli rossi del donatore), che richiedono circa 45 minuti per essere completate. Tre ore separeranno quindi ogni richiesta dalla piena disponibilità del sangue.
La decisione arriva dalla Giunta Regionale, retta dal tandem PD-SEL. Leggiamo con nessuno stupore come lo stesso Gino De Paolis, Consigliere Regionale di SEL e compagno di tante battaglie, si stia attivamente prodigando per rendere digeribile la notizia alla nostra gente. Leggiamo di una Direzione Generale della ASL che prova addirittura a sottintendere possibili vantaggi per la città, senza meglio definirli. Comprendiamo la scelta quasi obbligata della neo nominata Direzione Generale e di un Consigliere Regionale di maggioranza. Non comprendiamo il silenzio della città.
Proviamo allora ad immaginare cosa sarebbe accaduto se tale decisione fosse stata presa da una Giunta Regionale di Centro Destra: pensate anche voi che forse in quel caso non sarebbero mancate opportune mobilitazioni di massa?
La decisione non avrà ricadute occupazionali, ci rassicurano dalla Regione.
Il nostro nosocomio infatti continuerà ad utilizzare le sue professionalità nell’opera di raccolta di sangue dai donatori, ma lo spedirà all’Ospedale San Filippo di Roma, al quale dovrà poi chiederlo indietro per il proprio fabbisogno.
Ci poniamo allora alcune domande:
Quale sarà l’effettivo risparmio per il Sistema Sanitario Regionale? La convenzione tra la nostra ASL e l’Ospedale San Filippo avrà un costo, così come lo avrà il trasporto del sangue dall’Ospedale San Paolo a Roma e viceversa.
Chi curerà il trasporto del sangue ed a quale costo? Una delle tante aziende private che già cura il trasporto dei malati tra un ospedale all’altro?
Sono stati valutati i costi delle complicanze legate all’inevitabile allungamento dei tempi di consegna delle unità di emoderivati? Ed è stato disegnato un sistema di monitoraggio di questi incidenti, da riproporre in futuro alla classe politica per valutare i risultati di questo ennesimo taglio e chiederne la correzione?
Quali saranno le ricadute sul numero delle donazioni in città?
E’ lecito infatti immaginare che i tanti donatori, dei quali la città va fiera, possano mal comprendere questa ristrutturazione e ridurre il proprio contributo alla raccolta del sangue.
Quanto saranno condizionati i medici chiamati a gestire urgenze chirurgiche a rischio di sanguinamento massivo? Davvero crediamo che la consapevolezza di non disporre più della copertura del locale Centro Trasfusionale (che ha sempre svolto un lavoro encomiabile) non cambierà l’atteggiamento di Chirurghi e Rianimatori?
A breve la ASL fornirà agli operatori del San Paolo delle linee guida di gestione dell’emoteca d’emergenza (una piccola scorta di sacche sulla cui consistenza e composizione non è stato ancora comunicato nulla attraverso i canali ufficiali). Capiremo allora meglio quelle che saranno le effettive conseguenze per la nostra salute e per la sicurezza del traffico navale e stradale che attraversa la città. Leggeremo quelle linee guida con un occhio alle centrali termoelettriche ed ai depositi di carburante, ed ai relativi rischi industriali. Perché Civitavecchia, già condannata alla disuguaglianza ambientale, non subisca ancora una volta senza reagire il suo destino di servitù periferica e degradata della Metropoli Capitolina.
Foto di Enrico Paravani ©