Privilege Yard: farà di Civitavecchia la Maranello del mare, dicevano. Il cantiere del mega-Yacht per nababbi nasce nel 2009 e promette il primo varo a giugno 2010. Poi ci ripensa e, con vago ottimismo, si programma per la “fine del 2011” . Da qui fa un bel salto a pie’ pari sino alla primavera 2013 ed infine atterra convinto su questo improbabile 11-12 novembre…
Ma il Vero Varo non si avVera, sottolineano i SenzaPaura. E si divertono a giocare con la notizia, varando un modellino nel contesto di una cerimonia goliardica, forti della benedizione di Padre Al Varo Palmieri.
Si ride mentre si denuncia.
Ma questa storia me ne ricorda un’altra, di tanti anni fa, ancora tragicamente attuale: la storia di una celebre incompiuta.
Gioia Tauro, provincia di Reggio Calabria, una distesa di splendidi aranceti finisce in pochi mesi inghiottita dai denti dei Caterpillar. La terra viene scavata sino ad aprire la strada all’acqua del Mediterraneo, per chilometri, nell’entroterra. Nasce un porto, che resterà il più grande del Mediterraneo per molti anni, in un luogo che il mare lo ha visto sempre e solo all’orizzonte.
A cosa serve, nella disoccupata Calabria, un porto di quelle dimensioni? Sarà una struttura di servizio al Quinto Centro Siderurgico italiano, gemello di quelli di Terni, Piombino, Taranto e Genova. Un’opera faraonica che darà lavoro a generazioni di calabresi. Promesse che diventano una smisurata landa desolata senza vita. Perchè questo Polo dell’acciaio non nascerà mai (nonostante la prima pietra sia stata messa più volte in opera dai “grandi “della politica nazionale, Andreotti compreso) a causa della politica comunitaria, che disincentiva la produzione siderurgica italiana.
Poco male: a dare una funzione al mega-porto penserà l’illuminata ENEL, che già negli anni Ottanta aveva fiutato profitti nella combustione del carbone. Si userà allora il porto per alimentare una faraonica centrale termoelettrica…!
Peccato però che i calabresi siano gente tosta, e che abbiano deciso che a loro il carbone proprio non va giù… E tutti fuori dai polmoni! Ancora una volta occorre cambiare idea.
E allora? Cosa facciamo di questa fantastica spianata lunare con annesso porto da megalopoli? Tenetevi forte, chè si progetta e costruisce in gran fretta uno stabilimento camaleontico, che in pochi passerà dal produrre armi per la Oto Melara, alle lussuose Isotta Fraschini, ai gipponi Magnum della Polizia di Stato alla… cassa integrazione!
Il porto rimane lì, a fare da terminal container per Società sempre diverse accanto ad una spianata di chilometri rimasta senza uno scopo, se non fare da zona industriale ad un comprensorio di 30.000 abitanti circa.
Alla politica italiana piacciono le grandi opere. E’ una passione bipartizan, legata al mercato dei posti di lavoro, degli appalti, delle nomine e che cresce proporzionalmente alle dimensioni dell’opera.
A volte (spesso) la passione prende la mano e si perde di vista l’obiettivo (il mercato ovvero la domanda del bene da produrre) e tutta l’attenzione si accentra sulle dimensioni del progetto: il Ponte sullo Stretto di Messina, Il Mose di Venezia, la TAV in Val di Susa… Non più uno yacht di dimensioni eccezionali allora, ma anche un sommergibile, 8 Rolls Royce, 12 tender, 2 elicotteri, un idrovolante ed un cargo boat…
Quale è il rischio allora che la Privilege sia l’ennesima cattedrale incompiuta e nel deserto? Tre anni di ritardo per un varo previsto in sei/dodici mesi non sono affatto pochi.
E dove sono gli stuoli di politici locali che abbiamo visto alle cerimonie di inaugurazione, ora che le banche sembrano non voler più erogare altri fondi al cantiere e che gli operai aspettano lo stipendio come fosse una gentile concessione?
Foto di Enrico Paravani©
1 Comment
Simona Ricotti
11/11/2013 at 22:34Questo porto di Gioia Tauro?….Corsi e ricorsi storici!!!!!!
http://www.romatoday.it/cronaca/casamonica-con-n-dragheta-e-camorra.html