[heading style=”subheader”]La Siria si prepara a veder partire il suo carico di armi chimiche verso…Civitavecchia?[/heading]
Due cargo, uno norvegese e l’altro danese, l’Ark Futura e la Taiko, sono già in attesa nel porto cipriota di Limassol per imbarcare “1290 tonnellate di sostanze nocive stipate in 150 container”, secondo quanto affermato dal segretario nazionale di Italia dei Valori, Ignazio Messina. Cliccando sui rispettivi link potete seguirne la posizione in tempo reale.
Dove andrà il carico di armi?
Il materiale, caricato nel porto siriano di Latakia ai primi di gennaio, verrà scortato dalla fregata norvegese Helge Ingstadt, che avrà a bordo un nucleo di forze speciali, in un “porto nel Mediterraneo”. Qui sarebbe previsto il trasbordo sulla Us Navy Cape Ray, una nave cargo Ro-Ro (ossia costruita per il trasporto di mezzi da strada a strada, ovvero road to road, ma in grado di imbarcare anche container) militarizzata dalla US Navy ed oggi ancora ormeggiata a Norfolk, in Virginia. E proprio a Norfolk sarebbe previsto lo smantellamento dell’arsenale.
L’Italia, per bocca della Bonino, avrebbe dato la sua disponibilità ad offrire un porto “per 48 ore”, necessarie alle operazioni logistiche di travaso dalle due navi nordeuropee al cargo statunitense, precisando però che “il materiale non toccherà il territorio italiano”.
Quali i porti potenzialmente interessati dal passaggio del carico che scotta?
Sicuramente il porto siciliano di Augusta, vicino all’importante base logistica di Sigonella (Catania), usualmente utilizzato per le esigenze logistiche della US Navy. In seconda ipotesi il porto campano di Gaeta, sede logistica della sesta flotta americana. Terza ipotesi rimangono Taranto o Brindisi. Una recente nota del Ministero degli Esteri chiarisce che l’operazione non avverrà in un porto militare, per problemi di spazio e di attrezzature logistiche.
Esiste la possibilità che il carico sia destinato al CETLI di Civitavecchia?
Sembra piuttosto improbabile, viste le enormi difficoltà logistiche, di sicurezza e di ordine pubblico che si verrebbero a creare.
La base italiana, nota in città come “Campo Chimico” è già in serie difficoltà nello smaltimento degli ordigni del secondo conflitto mondiale che vi sono stipati ed il tanto discusso inceneritore è ancora poco più di un progetto, probabilmente già in fase esecutiva.
Il motivo è semplice: partecipare alle operazioni ci concederà il diritto a sedere al tavolo delle trattative di pacificazione della Siria, col relativo carico di commesse ed appalti della ricostruzione…
Siamo sicuri che il carico di armi proseguirà per la Virginia?
Le questioni militari sono sempre contornate da dense cortine fumogene di false informazioni. Quindi nessuna ipotesi può essere esclusa con certezza.
Il CETLI di Civitavecchia rimane del resto un sito dove i nostri alleati potrebbero trovare comodo “scaricare” almeno una parte del pericoloso carico chimico.
Del resto già al termine del II conflitto mondiale, gli USA fecero incetta dell’arsenale chimico tedesco, accantonandone i pezzi pregiati (il sarin) e lasciando in Italia le armi più vetuste e rudimentali (una gran parte delle quali attende di essere resa inerte proprio qui in città). Potrebbe accadere nuovamente qualcosa di simile?
E’ possibile invece che il porto di Civitavecchia venga utilizzato per il semplice “travaso” dei container?
Senza dubbio è una ipotesi da valutare, viste le dimensioni, le dotazioni strutturali ed il pescaggio del porto, ma la vicinanza del centro abitato alle banchine dovrebbe far escludere questa dal tavolo delle ipotesi.
La città ha in queste settimane un buon motivo in più per tenere gli occhi al porto, non più soltanto per scrutare le fumate nere che si innalzano dalle navi ormeggiate ed in manovra, ma anche per assicurarsi che non compaiano, all’ombra della statua di Traiano, le sagome delle due navi che vedete ritratte qui accanto.
Foto tratte da Marine Traffic ©