Dal 13 febbraio è disponibile sul sito internet della Regione Lazio, all’indirizzo http://www.regione.lazio.it/accessiprontosoccorso/, una interessante tabella riassuntiva, aggiornata in tempo reale, sui carichi di lavoro dei Pronto Soccorso della rete sanitaria regionale. E’ uno strumento di grande comodità per il cittadino, che può scegliere da casa a quale struttura fare riferimento in caso di necessità, onde evitare snervanti attese prima di ricevere le dovute cure.
Questa efficace tabella, oltre a riassumere il numero di pazienti in attesa presso ciascuna struttura, fornisce una analisi dettagliata della tipologia di pazienti trattati ed in attesa, suddivisi per colore ricevuto al triage:
• codice rosso: paziente critico, in imminente pericolo di vita, con priorità massima ed accesso immediato alle cure;
• codice giallo: paziente di media criticità, in presenza di rischio evolutivo e possibile pericolo di vita;
• codice verde: paziente poco critico, in assenza di rischi evolutivi, in attesa di prestazioni differibili;
• codice bianco: paziente non urgente.
Le strutture di Pronto Soccorso sono rimaste a fare da cuscinetto tra i tagli all’offerta di posti letto, che vedono gli Ospedali in una condizione cronica di “tutto esaurito”, e la domanda di assistenza che certamente negli anni non si è andata contraendo.
I pazienti giunti in Pronto Soccorso, finiscono col restarci per giorni, in una situazione che deroga a qualunque prescrizione, sfugge a qualunque previsione e lascia un manipolo di medici ed infermieri a fronteggiare per quanto possibile problemi clinici che richiederebbero un posto letto “vero” e non una barella in un corridoio affollato.
Questo SSR è stato ridotto all’osso, nel tentativo, a quanto pare poco efficace, di ridurne i costi e gli sprechi. Il tutto mentre soprattutto Roma continua ad ospitare una mastodontica offerta di privato convenzionato alla quale non è stato imposto un cambio di passo e che ad ogni tentativo di ridimensionamento ha risposto agitando lo spettro del ricatto occupazionale.
Ad un’analisi della tabella salta del resto all’occhio come esistano strutture di Pronto Soccorso che sono soggette ad un carico di lavoro decisamente ridotto. Tra queste il San Benedetto di Alatri, l’Ospedale Civile di Tarquinia, il San Giovanni di Dio di Fondi, il Padre Pio di Bracciano, il Santissimo Gonfalone di Monterotondo, l’Ospedale Civile di Acquapendente.
Molti tra questi ospedali sono tra quelli finiti sotto la scure del Decreto 80/2013 del Commissario ad acta per il Sistema Sanitario Regionale (SSR), provvedimento aspramente criticato ed ampiamente disatteso sino ad oggi.
E se da una parte ci sono Strutture di Pronto Soccorso che rimangono aperte e funzionanti nonostante un carico di lavoro decisamente ridotto, dall’altra esistono strutture (tante) che non solo fanno fronte a condizioni di quotidiana emergenza, ma si trovano anche a farlo a ranghi ridotti a causa del blocco del turn-over e della precarizzazione del lavoro. Quando si deciderà di invertire questa tendenza?
La rete sanitaria regionale necessita di una operazione di razionalizzazione che non tenga in alcun conto di quegli equilibri politico-economici che sono la causa prima del dissesto.
Del resto è di qualche settimana addietro l’intervista all’uscente Sub-Commissario al SSR, che denuncia la condizione di pre-default in cui verserebbe la Regione e ne attribuisce la responsabilità proprio al circolo vizioso tra politica ed amministrazione.
La nostra Regione ha un governo di sinistra. Quale momento migliore per ridare linfa ad un SSR strangolato dall’austerity e dal fratellastro privato?
O no?