“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali”. [Enrico Berlinguer]
“La democrazia diretta, resa possibile dalla Rete, non è relativa soltanto alle consultazioni popolari, ma a una nuova centralità del cittadino nella società. Le organizzazioni politiche e sociali attuali saranno destrutturate, alcune scompariranno. La democrazia rappresentativa, per delega, perderà significato. È una rivoluzione prima culturale che tecnologica, per questo, spesso, non viene capita o viene banalizzata.” [Gianroberto Casaleggio]
Trattenete i sorrisi, l’accostamento in fondo fa ridere anche me.
Ma solo se ci si riferisce agli autori.
La sostanza, tuttavia, è attuale ed è sicuramente opportuno accostare questi due pensieri mettendo da parte, per ora e se possibile, l’autorevolezza e la consistenza, anche intellettuale, di chi le ha pronunciate.
L’argomento, con tutta evidenza, è lo stesso.
Berlinguer per primo comprese che il sistema partitico italiano, fondamentale custode della “delega di rappresentanza” della democrazia moderna, stava sconfinando, in pascolo, su praterie recintate. Ormai i partiti avevano tagliato i fili spinati e divelto i cartelli di divieto d’accesso.
Il vulnus era ed è l’occupazione totale e definitiva di ogni ambito sociale ed economico dello Stato da parte di strutture esse stesse funzionanti tramite meccanismi di delega.
Per Berlinguer tuttavia la delega di rappresentanza non è il problema; non viene messa affatto in discussione e non viene affatto identificata come sorgente di tutti i mali amministrativi di questo paese.
E’ l’azione di conquista dei partiti ad essere messa sotto accusa e non i fondamenti del funzionamento dell’ordine democratico italiano che, da Costituzione, è garantito appunto dalla delega di rappresentanza.
Gianroberto Casaleggio (e con lui, per estensione, tutto il Movimento 5 Stelle) individua il problema, ovvero l’occupazione militare dello Stato da parte dei partiti, non nell’azione di conquista dei gangli nevralgici di controllo, ma nella struttura stessa del sistema partitico. Semplificando, il punto focale della battaglia di democrazia del Movimento 5 Stelle, diventa la demolizione del sistema di delega, ad ogni livello.
Sorvolo per ora sulle implicazioni costituzionali di questo tipo di azione politica.
In tutta evidenza i sistemi democratici moderni funzionano con un certo grado di approssimazioni successive.
E’ indubbio che la delega di rappresentanza sia una semplificazione necessaria volta alla garanzia, certificata dal suffragio universale, di presentazione e attuazione di istanze (anche a priori, nelle strutture di consultazione) nell’ambito della gestione della Cosa Pubblica. A tutti i livelli territoriali.
La tanto decantata “democrazia dal basso” allo che cos’è?
Secondo il Movimento 5 Stelle la democrazia dal basso, espressa attraverso la partecipazione attiva di tutti i cittadini e avente come medium la “rete” è una sorta di “accetta”.
La democrazia dal basso, proprio come un’accetta, dovrebbe infatti tagliare la testa al mostro semplificante della delega di rappresentanza, nell’atto distruttivo, e quindi creativo, di una nuova forma di partecipazione non mediata.
Sorvolo anche qui sul fatto che la “rete” è essa stessa un medium. Ma andiamo avanti.
Siamo proprio sicuri che l’abolizione di deleghe di rappresentanza ci consegni una forma di democrazia meno approssimata?
Certo la domanda potrebbe sembrare inutile se rivolta agli attivisti del Movimento 5 Stelle; eppure rimane aperta per molti altri.
Conosco parecchie persone che, pur manifestando una certa vicinanza alle istanze del Movimento 5 Stelle, credono ancora fermamente nella struttura partitica.
Anch’io credo fermamente, come diceva Berlinguer, in una battaglia da combattere all’interno dei limiti dell’attuale sistema di rappresentanza.
Non credo sia necessario sovvertire la “delega” democratica proponendo forme “virtuali” di partecipazione. Forme “viruali” di partecipazione che alla fine si rivelano essere una semplificazione ulteriore. Perché è vero che l’esercizio della democrazia è una questione soggetta ad approssimazioni successive, ma è anche vero che la struttura che ne permette il funzionamento è molto complessa. E l’equilibrio proposto dal Movimento 5 Stelle non è un’evoluzione applicativa. E’ una semplificazione definitiva.
La democrazia di questo paese, piaccia o no, funziona solo se innestata su deleghe e rapporti fiduciari.
La battaglia dovrebbe quindi essere combattuta, non tanto dentro i partiti, almeno per quanto mi riguarda, ma dentro lo Stato. Possibilmente con la Costituzione sottobraccio.
Foto di Enrico Paravani©
1 Comment
chicca
03/12/2013 at 07:59considerazioni valide, se non fossimo nella situazione attuale….