Sapete a cosa stavo pensando? Stavo pensando che tra qualche giorno partirà il Festival Internazionale del Giornalismo: branchi di giornalisti riempiranno Perugia per raccontare e raccontarsi i nuovi modi di fare giornalismo. E la mente corre a certi modi tradizionali, quelli che spesso massacrano la Carta dei doveri del giornalista.
La Carta dei doveri del giornalista è un testo che presenta delle regole deontologiche che il giornalista è tenuto a rispettare: non è diventata legge per uno sputo, ma di sputi, proprio da parte di alcuni giornalisti, ne riceve molti. Ogni giorno. Ovunque. Anche qui a Civitavecchia.
Spesso viene sostituita dalla Carta dei Doveri del Servo di Potere, così qualche fatto chiave perde la strada della pubblicazione o, nel percorso, diventa qualcos’altro. In tempo di campagna elettorale è interessante vedere zelanti giornalisti sgambettare per promuovere i loro candidati del cuore riempendo di escrementi gli avversari e impiastricciando la verità per mera propaganda politica. Ma noi italiani non ci indigniamo, no, preferiamo avere il nostro giornale preferito che ci dice le cose come le vogliamo sentire e non come sono.
Qualche giorno fa ho letto un articolo su un noto quotidiano telematico locale che ha provocato ferite multiple alla suddetta Carta. Non lo cito per rispetto alla dignità dei giornalisti seri, quelli che quando ricevono una dichiarazione bollente che mina l’onestà di una individuo verificano se le azioni imputate a tale individuo siano vere oppure no, e poi pubblicano dichiarazioni di A e B. Ma no, perché indagare su una dichiarazione che comunque favorisce il candidato sindaco preferito, peraltro pure tanto vicino da sentirne quasi le direttive svolazzare dall’altra stanza?
Ingenuamente ho sperato di vedere un accenno di indagine per verificare le dichiarazioni. Sono troppo fessa, me ne rendo conto. Avrei avuto più fortuna se mi fossi aspettata il mio gatto parlare di motori a curvatura, per dire.
Non mi volevo arrendere e sono arrivata a farmi una domanda: forse il giornalista che ha raccolto quelle dichiarazioni e il giornale per cui scrive non conoscono la Carta. Possibile?
Be’, probabile. Sono una blogger, non so come funzioni nelle redazioni, se ne hanno una copia affissa all’entrata o cose del genere.
Bene, ho tuonato, se non la conoscono, allora bisogna fare le dovute presentazioni!
Cito i punti che ho sempre trovato più interessanti:
“Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile”.
A quanto pare la verità spesso è una e trina.
“La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato.”
Candidati inclusi nel pacchetto.
“Il giornalista ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche”.
Nessuna discriminazione, semmai un po’ di melma gettata sull’onestà della persona, soprattutto se ha la tessera di partito sbagliata.
“Il giornalista non può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale”.
Eh?
“Il giornalista accetta indicazioni e direttive soltanto dalle gerarchie redazionali della sua testata, purché le disposizioni non siano contrarie alla legge professionale, al Contratto nazionale di lavoro e alla Carta dei doveri”.
Direi che è abbastanza seguita…
“Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti.”
Mi sono tenuta questo passo per ultimo, perché probabilmente è la regola meno battuta e per molti, soprattutto giovani, è questione di tempo. “Non c’è tempo per verificare la notizia”, mi è stato detto da alcuni giornalisti locali quando ho sollevato obiezioni circa la poca accuratezza di certe notizie.
Posso capire, ma non approvare.
Da lettrice non approvo, soprattutto pensando a chi il tempo ce l’ha, ma lo passa a dare rilevanza ad alcuni fatti e ad “evitarne” altri dando pizze in faccia alla verità, pretendendo poi di essere identificato come giornalista fatto e finito perché possiede un patentino o l’abilitazione.
E mi vengono in mente le parole di Anna Politkovskaja:
“Il compito di un dottore è guarire i pazienti, il compito di un cantante è cantare. L’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede”.
Non quello che vuole vedere o far vedere. Aggiungerei e sto.
Chi è interessato a leggere la Carta può scaricarla qui sotto, altrimenti potete trovarla nei locali bagni di molti giornali e quotidiani italiani. Anche a Civitavecchia.
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Foto di Francesca Luciani ©
1 Comment
Marina
22/04/2014 at 22:03Mi piacerebbe molto che qualche giornalista prendesse posizione su questo argomento.
Attendo e intanto complimenti per le osservazioni. Grazie per aver riportato dei passi fondamentali della Carta dei doveri del giornalista.