“Un girasole, altri quattro, uno chino, e lontani cavalli rigidi e immoti come giocattoli. Annuiscono tutti. Suoni elettrici di insetti indaffarati. Sole biondo birra, cielo pallido e volute di cirri cosí alte da non fare ombra. Insetti indefessamente indaffarati. Quarzo, selce, scisto e croste di condrite ferrosa nel granito. Terra antichissima. Guardatevi intorno. L’orizzonte tremola, informe. Siamo tutti fratelli. ”
[David Foster Wallace – Il Re Pallido]
La fratellanza, concettualmente, viene in genere accostata al messaggio cristiano e cattolico, o descritta come direttamente dipendente da un atto creativo di partenza. Siamo tutti fratelli perché il creatore ci ha donato la vita attraverso la nascita di progenitori comuni.
Persino la Scienza dimostra la nostra fratellanza attraverso la comprensione dei meccanismi evolutivi che alla fine riconducono a progenitori comuni. Portando il discorso alle estreme conseguenze, noi Uomini siamo fratelli di qualche batterio ancestrale che poi si è adattato a vivere all’interno di cellule più complesse.
A livello atomico potremmo dire di essere fratelli di quegli atomi che furono sparati nel vuoto siderale dall’ultima supernova che ha fornito i mattoni necessari alla costruzione della nostra stella, il Sole.
Certo è che per un non-credente risulta difficile capire come ci si possa appropriare di concetti universali che esulano dall’appartenenza a questa o a quella religione. E, in tal caso, la fratellanza meccanicistica che ci fornisce la scienza non è comunque adatta a descrivere il concetto di cui vorrei parlare.
Esiste, lasciatemelo dire, una forma di fratellanza che si trova su un piano diverso.
Non è dipendente da alcun atto di creazione. Non è la trasfigurazione di nessuna divinità. Non è certificata dall’appartenenza a nessun rito prestabilito. Non è funzione, almeno direttamente, di nessun processo fisico o chimico e comunque, anche ammesso che lo sia (e io credo fermamente che lo sia), noi non possiamo tenerne conto ai fini del discorso.
Esiste una fratellanza, tra gli Uomini, che nasce dalla condivisione di un bene fondamentale.
Forse questo bene è quello che, tra i tanti, caratterizzano meglio l’essere “organismi pensanti autocoscienti”: la consapevolezza.
La consapevolezza rende gli uomini fratelli. E lo fa in maniera disinteressata.
Chi è consapevole, per esempio, non lo è solo ed esclusivamente in relazione alla propria condizione individuale.
Noi abbiamo la capacità di comprendere empaticamente gli altri, gli animali, le situazioni, gli eventi, abbiamo persino la bravura di estendere queste capacità a differenti piani temporali. Abbiamo la capacità di comprendere quali sono i limiti entro i quali possiamo preoccuparci del nostro piccolo ambito personale.
La maggior parte di noi è in grado di capire che avere consapevolezza, a livello di comunità, a livello di specie o a livello ecologico, comporta la necessità di volgere le proprie azioni verso il prossimo.
Noi non percorriamo questa strada da soli. Anzi, non non la vogliamo percorrere da soli. E nemmeno dobbiamo.
Le nostre scelte modificano la realtà nella quale viviamo. E’ una questione di consapevolezza. E spesso anche di volontà.
Trovate un uomo consapevole che non agisce e saprete che non ha speranze.
Trovatene uno che è consapevole e percorrerete la stessa strada.
Foto di Enrico Paravani©