Il Natale ci sta venendo addosso.
C’è chi si mette a quattro di bastoni e urla “Te prego prendimi in pieno” e chi cerca in tutti i modi di scappare per non farsi investire.
A Natale siamo tutti più buoni, e per essere più buoni abbiamo bisogno di sacrificare la nostra spelacchiata tredicesima in simboli d’amore con il prezzo sulle natiche, ovviamente oscurato perché non sta bene.
A Civitavecchia è stato già regalato qualcosa, un bel commissario, era impacchettato con la pelle del vecchio sindaco: scartarlo è stata dura, mica è pelle normale quella. I civitavecchiesi se lo sono ritrovati in una mano e nell’altra la domanda: “E mo cosa succede?”
E mo non si sa.
Da qualche parte è iniziata la campagna elettorale, l’ex sindaco non ha fatto in tempo a toccare il pavimento che già si ricandida, seguito ad ombra da Moscherini, quindi cosa succederà ora è chiaro come camminare bendati in una catacomba, sicuramente ci ritroveremo le strade coltivate a figurine di improbabili consiglieri e gregari che ci invogliano a fidarci di loro come un un hamburger putrefatto ci invita a farci un panino. I muri ripiomberanno nello status di pastasfoglia, dove ogni strato è un manifesto con su faccioni rubicondi e ridanciani accompagnati da slogan ruminati da qualche tornata elettorale precambriana e nei bar branchi di vecchietti inveleniti litigheranno su chi ha fatto cosa e meglio di chi per poi finire tutto in grappa. E a parte questa polemica nazionalpopolare che voi mi perdonerete, il resto sta a noi. E’ una scommessa di quelle in cui crediamo che puntando alto abbiamo più probabilità di vincere, in verità buttiamo i soldi a bidonate e non riprendiamo nemmeno l’”investimento”.
Cosa ci porterà l’anno nuovo? E’ una domanda con macchie di muffa: sappiamo benissimo cosa ci porterà, non sappiamo CHI si appollaierà al Pincio.
Ciò che mi chiedo io, invece, è come affronterà Civitavecchia un’altra campagna elettorale, di chi si fiderà stavolta, come prenderà la decisione, si fermerà un attimo per guardarsi indietro e chiudere definitivamente la porta al passato o ripescherà da lì il suo prossimo futuro per poi domandarsi, DOPO, se ha scelto bene oppure no? Sempre se poi si fa davvero LA domanda…
In questi giorni ho visto orde di civitavecchiesi correre disperati dietro il regalo giusto, ho visto ragazze della mia età pensare e ripensare al colore del portafogli da regalare al proprio ragazzo e non ho potuto fare a meno di chiedermi se per mettere quella crocetta pensano e ripensano impegnando lo stesso tempo o vabbe’, l’importante è che qualcuno cambi qualcosa?
Già, qualcuno, che non siamo mai noi, è sempre un altro. Noi ci mettiamo seduti a guardare le nostre crocette pensando che se laggiù la centrale vomita più fumo o all’acqua viene messo il brand non è colpa nostra. Abbiamo scelto quello che ci sembrava il meno peggio. Cosa potevamo fare? Eh, domandiamocelo adesso.
Ecco cosa vorrei per Natale e per il prossimo anno, non un meno peggio, ma il meglio, anzi, la forza, il coraggio, la capacità di crearlo anche io, “il meglio”.
Buon Natale.
Foto di Enrico Paravani ©