Solito bar, solito cornettone, solito caffè, solita chiacchiera al volo con gli avventori annoiati che ormai fanno parte dell’arredamento del locale.
Chi parla della solita partita, chi della solita giocata alle scommesse, chi accenna un mezzo discorso sulla politica locale, come ottimizzare il tempo del caffè mattutino?
Sono domande da fare?
Il politologo da bancone sembra una persona per bene, non per l’abbigliamento certo, ma per il modo di saper affrontare il discorso a modo, apparentemente senza molti luoghi comuni, e argomenta le proprie idee con tanto di riferimenti e lucidità.
Faccio lo “gnorri”, mi fingo totalmente a digiuno della questione e l’ affronto con una domanda di getto il tizio che stava parlando al barista. Con tono molto pacato chiedo chi vorrebbe come Sindaco della Città.
Mi guarda con aria un po’ sorpresa, certo non si aspettava, a bruciapelo, una domanda simile da un perfetto sconosciuto. Il barista, che mi conosce da sempre, sorride, poggia i gomiti sul bancone e si avvicina a noi due, come se non volesse perdersi una parola di ciò che stiamo per dire.
Alla mia domanda la persona in questione, dopo un primo momento di meraviglia risponde che ora come ora la situazione è dura, c’è troppa confusione nell’aria, ci sono troppi noti “bolliti” (usa proprio questo termine), c’è “un nuovo” che manca e i grillini non li vede per niente pronti.
Rincaro la dose chiedendo se nelle forze tradizionali vede un minimo spiraglio di speranza per la nostra città.
Allarga le braccia come san Francesco, e con aria molto rassegnata mi chiede cosa intendo io per forze tradizionali. Rispondo, col mio modo sempre pacato, quasi ingenuo; il PD, Forza Italia, Sel e tutti gli altri che nel bene e nel male hanno da sempre un ruolo importante nel panorama politico locale.
Avverto il suo disagio, ripresosi all’istante mi dice che questi ultimi, visti i recenti fatti e le passate amministrazioni, nemmeno li considera, anzi, se fosse per lui, passerebbe direttamente ad un commissariamento preventivo fino a che i suddetti protagonisti dei partiti “tradizionali” non escano definitivamente di scena.
A suo dire viviamo un circolo vizioso, qui più che in altre parti, la popolazione è stanca dei soliti nomi, triti e ritriti, stufa di vedere le solite facce, ci vergogniamo noi cittadini di non essere stati capaci di creare una vera alternanza, non tra i due poli principali ma all’interno dei partiti stessi, “rinnovamento” è una parola che non conosciamo, ci si autoreferenzia, ci si danno le pacche sulle spalle da soli, ci si incorona da sé e ci si detronizza col beneplacito degli stessi collaboratori.
È un fiume in piena, l’ho caricato proprio a modo, il bar intanto si è riempito e molti stanno ascoltando la nostra discussione, è emblematico: due persone che parlano e molti che ascoltano, non hanno nulla da dire? Hanno qualcosa da dire ma non mettono bocca per educazione? O per timore di dire la propria opinione?
Non lo so, ognuno in cuor suo fa sempre ciò che reputa meglio per sé e non sarò certo io quello che si mette a giudicare i comportamenti altrui, certo è che il bar stamattina è stato un piccolo laboratorio, ci si è confrontati sulla triste realtà politica locale, sulla difficoltà di trovare un punto di riferimento, sul vecchiume che non vuole fare un passo indietro, sull’inadeguatezza del nuovo che non sa avanzare.
Alla fine mi offre un caffè e mi dice che tante volte non abbiamo saputo reagire in maniera adeguata al Potere Costituito perché ci è sempre mancata la giusta “fame” ci siamo accontentati troppo spesso delle briciole e della granella che cadeva dalle brioche, avanzi di speranze individuali, visioni confuse di progetti collettivi, scarti di utopie mancate. Sembra quasi che ci hanno tolte anche quelle, le brioche di Maria Antonietta stavolta restano nelle stanze delle regie, e indicandomi il cornetto dietro il vetro del bancone, mi stringe la mano e mi fa gli auguri, non per il nuovo anno, ma per tutto quello che le prossime urne riusciranno a tirare fuori!
Foto di Enrico Paravani ©