#TerzaStrada riceve e pubblica questa lettera di Luciano Damiani.
Continua a salire il tasso di disoccupazione, specie quello giovanile, continua lo stato di crisi dell’economia, la politica è in crisi perenne, pare che schiatti da un momento all’altro ma non schiatta mai, ad ogni crisi di governo ne rinasce subito un’altro, al massimo ci mette qualche mese.
Anche la nostra città non si nega lo stato di crisi, i giovani migliori attraversano i confini, quelli che si contentano si arrabattano fra un CO.CO.CO. un contratto a progetto oppure a tempo, al massimo qualche lavoro in nero, ai più sfogati gli tocca aprire la partita IVA. Di quanti poi hanno come occupazione il pensare di come occupare il tempo, non ho animo di parlare. Vorrei invece parlare di quella categoria di lavoratori che terminato un “contratto”, anche se nel peggiore dei modi, ne trovano dopo poco un’altro, o meglio, trovano un n”uovo padrone” (lo chiamo così perché non saprei meglio come specificarlo). Vorrei parlare di tutti quei lavoratori della politica che, imbarcatisi in un progetto, regolarmente fallito, in breve tempo trovano chi da’ loro novella fiducia e li riassume, sempre a contratto ovviamente. Una categoria di lavoratori assai particolare quella degli assessori, delegati, consiglieri et similia. Spesso e volentieri lavorano per la gloria, per il bene comune come comune fra loro è l’espressione: “ma chi me lo fa fare a perder sonno e trascurare la famiglia e il lavoro….” oppure “lo faccio per la città e non ho alcun interesse” ma anche: “se mi rompete i coglioni me ne vado… e so fatti vostri” e via dicendo.
In altre parole sono lavoratori che ci stanno un gran male al loro posto e debbono sempre combattere con chi gli impedisce di lavorare per sfociare infine nell’atto definitivo: “M’avete rotto e me ne vado”. Ma mai se ne vanno.. è un troppo bel mestiere. Mai un lavoratore metallurgico si potrebbe permettere questo lusso, e quando lo trova un contratto da un’altra parte!? Lo stesso vale per i lavoratori dell’ingegno e via dicendo..
Ma la categoria del “lavoratore politico” pare proprio non conosca crisi, si può permettere di mandare a quel paese il principale, tanto ne trova dopo poco un’altro disposto a dargli fiducia e ad affidargli un nuovo progetto. Se poi non riuscirà a portarlo a compimento, che problema c’è, ce ne sarà pronto un’altro da far proprio, del resto è sempre colpa di qualche altro.
Così accade che, cascato il governo di questa città, ci si prepara ad un’altra amministrazione ed i lavoratori, temporaneamente disoccupati, si trovano un nuovo posto di lavoro, cito dalla stampa: “Flavio Magliani, ex capogruppo consiliare del Pd, Fabrizio Lungarini e Raffaele Cacciapuoti, ex Ritorna il Futuro, come Emiliano Santori…” terminato con il PD o se volete col Sindaco Tidei, ne hanno attivato un’altro con SEL, o se volete con il vicesindaco Luciani.
Davvero curiosa questa categoria di lavoratori, si tratta di un lavoro che non è un lavoro, un contratto che non è un contratto, un qualcosa che pare non aver regole, qualcosa di scivoloso cui ogni qualvolta si cerchi di applicare delle regole, dei termini, non passa molto che si ritrovino vuoti di significati e senza applicabilità o applicazione, se volete. Però, a pensarci bene ce ne sono altri di lavoratori che pur fallendo trovano sempre nuovamente impiego per perpetrare i fallimenti. In genere sono quelli pagati meglio.
Foto di Enrico Paravani ©