#Terzastrada riceve e pubblica questa lettera scritta da Luciano Damiani.
E si ogni tanto qualcuno, in questa città, dice che “non ci facciamo mancar nulla”, direi non a torto. Forse le uniche cose che mancano sono quelle ritenute alla stregua di “optional”, superflui non fondamentali.
La notizia odierna però ancora non ha suscitato il “non ci faccian mancare nulla” del resto è troppo fresca al momento della scrittura di questo articolo, può essere che qualcuno ci pensi fra poco.
In questo caso cos’è che non ci manca? In questo caso non ci facciamo mancare una mafia “confusa” a meno che non si tratti di due mafie conviventi in pace in questa città.
Lo spunto ce lo da una busta contenente lettera minatoria e proiettile, ovviamente senza firma, inviata all’ex consigliere ed ex PD Magliani, “traditore” così come lo chiamano quelli della squadra del sindaco uscente. In questo modo abbiamo il paio con le minacce inviate all’ex sindaco Tidei per interposta persona, ovvero si minaccia di colpire una persona cara invece del diretto interessato.
Che ci siano interessi importanti su quanto sta accadendo in questa città ormai da troppo tempo, non c’è alcun dubbio, lo dimostra, nel caso servisse, la veemenza verbale degli scontri fra le varie fazioni appoggiate da vere e proprie tifoserie, non meno accanite di quelle da stadio. Ma le minacce ora si incrociano in una sorta minacciosa di preludio ad uno scontro più “duro”. C’è da chiedersi allora… ma quante sono le mafie in questa città? Gli interessi contrapposti hanno davvero qualcosa di mafioso? Se così fosse, allora, sarebbe a ragione da pensare che esistono due mafie in questa città e che hanno messo entrambe gli occhi sulla stessa “polpetta”, e si vede che deve essere proprio succulenta. Potrebbe davvero essere così a meno che si tratti di persone che per darsi importanza giocano ad essere mafiose, minacciando nipoti come inviando missive con il classico proiettile.
Certo è che i pensieri di chi voglia capirci qualcosa si contorcono come contorti sono sempre quelli di chi cerca di non farsi sottrarre il boccone succulento e di chi prova mille espedienti per strapparlo all’altro.
Quando la visione chiara del reale viene offuscata dalle mille verità che vengono di volta in volta propinate dagli attori… ma quanti ce ne sono, di questa vicenda teatrale cittadina ormai divenuta “saga”, davvero diviene difficile credere davvero in qualcosa, credere in qualunque cosa presa per “vera”.
Gli attori sono talmente tanti che non basterebbe l’Arena di Verona a contenerli, ogni capo ha i suoi vassalli ed il suo “esercito”, ogni capo è il rappresentante riconosciuto di interessi e mire, cosa su cui non ci piove.
Quello che non è chiaro, quello che il rumore delle invettive e delle “minacce teatrali” nascondono sono i veri “deus ex machina” (spero di scriva così), perché… se di mafia si tratta, i veri “eccellenza” non si mostrano perché mandano in campo i loro luogotenenti, così fa la mafia.
E allora se non vogliamo credere che sopra ai vari Tidei, Luciani, Monti e compagnia cantante ci sia qualcun altro e più di uno, allora dobbiamo pensare che stiamo assistendo non ad espressioni mafiose ma solo alla pratica di “metodi” mafiosi, in una sorta di monopoli dove tutto non è finto, dove i palazzinari cercano di accaparrarsi vie e piazze saltando da una all’altra e cercando di non finire al gabbio. In questo caso il tabellone è questa città martoriata dalle servitù e da una classe politica che mi viene difficile definire. Di finto ci sono solo le parole.
Mi sentirei, però, cittadino più degno, se davvero abitassi in una città nella quale alcuni capomafia si fronteggiano, potrei giustificare la mia “impotenza” per l’obiettiva potenza delle organizzazioni malavitose, ma se si trattasse solo di “piccoli” notabili che lungi dall’essere “uomini di mafia” di questa copiano i modi e i metodi? Beh allora mi sentirei davvero indegno di quanti per combattere l’italia mafiosa hanno perso la vita.
Vorrei poter chiedere l’intervento di Monsieur Poirot per vedere di scoprire a chi era indirizzato realmente l’anonimo proiettile inviato a Magliani, non posso pensare che fosse davvero indirizzato alla sua persona……. a meno che non sia quello che tutti conoscono. Forse non lo sapremo mai, del resto non è ancora noto l’autore delle minacce alla famiglia Tidei.
E se fosse la stessa persona?
Foto di Enrico Paravani ©