Se proviamo a fare un esercizio di astrazione, anche i processi che si esplicano su scale temporali molto lunghe (come quelli geologici), appaiono in tutta la loro chiarezza, se li rappresentiamo attraverso l’immaginazione, come accelerati nel tempo: ecco quindi la solidità e la durezza di un blocco di granito diventare liquide, nella nostra mente. Basta solo immaginarli nei loro processi di trasformazione accelerando le epoche, in minuti e secondi.
Lo stesso esercizio lo possiamo applicare ai processi storici, sociali, culturali ed economici; fino ad un certo punto della nostra storia. Fino all’inizio della Rivoluzione Industriale.
E’ da quel momento che i cambiamenti e le “transizioni di stato” dell’Umanità divengono talmente rapidi da non aver alcun bisogno di essere immaginati nel loro evolversi accelerato. Semmai è forte l’esigenza di fermarci a ragionare. Serve scomporre e schematizzare. Cosa è successo negli ultimi 200 anni al Pianeta, all’Uomo, a Noi?
La Rivoluzione Industriale è stato quel processo di evoluzione tecnologica e scientifica che ha permesso all’Umanità di passare da un sistema prettamente agricolo artigianale e commerciale ad un sistema industriale ed economico basato sull’utilizzo di macchine. L’utilizzo delle macchine è garantito dalla produzione di energia a partire dai processi di combustione.
Schematicamente la Rivoluzione industriale è costituita da tre fasi distinte: quella nota come Prima Rivoluzione Industriale, ha avuto inizio nella seconda metà del XVIII secolo, ebbe come fulcro il passaggio alla produzione tessile industriale (a partire dall’introduzione della spoletta volante), l’utilizzo del coke nei processi siderurgici e l’invenzione della macchina a vapore; la Seconda Rivoluzione Industriale, dalla prima metà dell’800′ agli anni 60-70 del 900′, è caratterizzata dall’utilizzo dell’energia elettrica, della chimica industriale e del petrolio; la Terza Rivoluzione Industriale, dagli anni 70′ ai giorni nostri, è caratterizzata dall’impiego nell’industria di tecnologie informatiche.
E’ chiaro che l’umanità si trova ancora, per gran parte, legata a processi economici e produttivi tipici della Seconda Rivoluzione Industriale, dal momento in cui ancora oggi vengono utilizzati combustibili fossili.
Per quanto riguarda la Seconda Rivoluzione Industriale è possibile fare un’ ulteriore schematizzazione, individuando due transizioni coincidenti con le tipologie di combustibile utilizzate per la produzione di energia, per l’industria e i trasporti. Tralasciamo per il momento una terza transizione, quella relativa all’uso delle fonti di energia rinnovabile dal momento che, ancora oggi, appare solo abbozzata allo stato embrionale.
Identifichiamo quindi, all’interno della Seconda Rivoluzione Industriale, una prima fase, definibile “epoca del carbone”, in cui l’energia e i processi venivano garantiti essenzialmente dalla combustione del carbone. E’ in questo primo periodo che l’Uomo ha iniziato ad influenzare gli ecosistemi del pianeta su scala globale; l’esempio forse più famoso, che costituì una delle prove empiriche più importanti circa la validità della teoria dell’evoluzione di Darwin, è quello relativo alla farfalla Biston betularia (Linneo 1758). L’utilizzo massiccio del carbone, nell’Inghilterra della seconda metà dell’800′ causò in breve tempo un aumento drammatico del particolato presente in atmosfera, che progressivamente andava depositandosi al suolo. La Biston betularia è un lepidottero che vive attaccato ai tronchi delle betulle ed è di colore chiaro per sfuggire alla vista dei predatori (criptismo). L’utilizzo del carbone e il successivo fallout delle polveri cambiò colore ai tronchi (uccidendo oltretutto i licheni chiari di cui erano ricoperti) così che la Biston betularia iniziò a diventare visibile. Il risultato immediato fu la quasi scomparsa di questo insetto; rimasero solo quegli individui che per mutazione nascevano con un cromatismo scuro (in natura rappresentavano meno del 10% della popolazione totale). Tale fenomeno di adattamento è conosciuto come “melanismo industriale”.
Dall’utilizzo massiccio del carbone si passò successivamente all‘utilizzo del petrolio. Questa seconda transizione fu caratterizzata dalla nascita di una consapevolezza: il tasso di utilizzo delle risorse, da parte dell’Uomo, per la prima volta nella storia, era paragonabile al limite di esauribilità delle stesse, a scala planetaria.
Ecco quindi l’enorme aumento demografico innescare un processo autoalimentato, per il quale il miglioramento delle condizioni di vita, garantito dal progresso tecnico-scientifico, andava ad aumentare la richiesta delle risorse da utilizzare.
L’esempio più efficace, che tutto assomma, è lo sviluppo dell’industria estrattiva petrolifera.
L’Oro Nero ormai era diventato il brodo primordiale nel quale miliardi di esseri microscopici scintillavano nei loro innumerevoli processi produttivi.
L’ultima parte di questa fase la conosciamo bene dal momento che è proprio quella melma che ci blocca le caviglie ancora oggi.
Dalla fine degli anni 60′ la consapevolezza dell’esauribilità delle nostre scorte planetarie divenne scienza. E l’Uomo, ancora una volta, provò a ragionarci sopra. Stavolta con sorprendente lentezza.
Quanto ci rimane da mungere ancora?
E’ vero, Signori, che “non è tanto l’aver mangiato già la metà della torta, ma l’aver mangiato la parte migliore”?
Foto di Enrico Paravani©
2 Comments
Rita
12/12/2013 at 07:52Vi faccio tantissimi auguri per la nascita di questo giornale e faccio i migliori complimenti ai giornalisti che scrivono ,perchè,a parer mio, centrano,commentano e propongono verità e progetti che noi tutti vorremmo che si realizzassero. Complimenti!!!!! Bravi!!!!Continuate sempre ad essere analitici nei concetti, oggettivi nelle critiche e propositivi realisti.
Giulio Santoni
12/12/2013 at 08:45Grazie per i complimenti, ma è doveroso precisare che Terzastrada non è un giornale e chi scrive non è giornalista, siamo dei semplici cittadini che vogliono un cambio di rotta reale di questa società e che offrono uno spunto di riflessione diverso rispetto a quello che normalmente circola.
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Grazie di nuovo