Ogni italiano consuma al giorno oltre 6000 litri di acqua, nascosta nei prodotti che consuma.
Ce lo ricorda il Wwf, in un rapporto preparato in vista della Giornata mondiale dell’acqua, che si celebra oggi.
Secondo questo rapporto siamo infatti il terzo Paese al mondo tra gli importatori di acqua “virtuale”, ossia nascosta nei cibi di importazione.
Cos’è l’acqua virtuale?
Immaginate una bevanda in lattina. Oltre agli 0.3 litri circa d’acqua necessari per diluirne gli ingredienti, quanta acqua è stata necessaria a coltivare la barbabietola o la canna da zucchero utilizzati per produrre lo zucchero? Quanta acqua utilizza l’industria che produce i restanti ingredienti ed il contenitore. Ecco che la bevanda da 33 cl nasconde una intera (e capiente) vasca da bagno!
Il rapporto Wwf “L’impronta idrica dell’Italia” è opera di due italiani,Marta Antonelli e Francesca Greco, che operano presso il King’s College di Londra. Tale rapporto si inserisce all’interno del programma “One planet food”, una sorta di road-map di avvicinamento ad Expo Milano 2015, che vedrà il Wwf impegnato a portare il tema dell’alimentazione sostenibile all’attenzione di istituzioni, imprese e cittadini.
Secondo i due autori l’impronta idrica della produzione in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi di acqua l’anno, mentre quella dei consumi è di circa 132 miliardi di metri cubi.
Da solo, il consumo di cibo (che include sia prodotti agricoli sia di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani, con i prodotti di origine animale (latte, uova, carne e grassi animali) a rappresentare quasi il 50% del totale.
”Essere più consapevoli nelle nostre scelte alimentari può ridurre sensibilmente il nostro impatto sull’ambiente, poiché la disponibilità pro capite d’acqua dolce è in costante diminuzione” ricorda Eva Alessi Responsabile Sostenibilità Wwf Italia.
Un consumo consapevole delle risorse deve quindi tenere conto anche del consumo nascosto di risorse idriche, che comporta la dipendenza dalle acque di altri Paesi e moltiplica i consumi idrici di una nazione.
La sfida che lancia questo studio è quindi quella di un approccio integrato tra il mondo scientifico, i consumatori, i governi, l’industria alimentare e le organizzazioni non governative per costruire insieme un sistema alimentare più sostenibile.
Foto di Fulvio Floccari©