Il 14 maggio 1943, alle prime ore del pomeriggio, le prime bombe piovono su Civitavecchia.
A sganciarle sono due squadroni di bombardieri americani, il 2 Bombing Group ed il 99 Bombing Group (secondo altre fonti il 97BG) decollati da Chateaudun-Rumel, in Algeria.
Si tratta di B17, noti come Fortezze Volanti (B-17 Flying Fortress) e probabilmente a guidarli nel percorso finale verso il loro obiettivo c’è un bimotore italiano, le cui insegne vengono riconosciute da più di un testimone.
Non sarebbe un errore se bombardano la città quanto il porto, quindi. E’ la strategia del terrore che vuole piegare la volontà degli italiani e spingerli a capitolare (cosa che avverrà solo quattro mesi dopo).
A scortarli c’è il 1st Fighter Group, con i suoi Lockheed P-38 Lightning, mentre a comandarli c’è il Maggior Generale James Doolittle (lo stesso del bombardamento di Tokio nei giorni seguenti l’attacco di Pearl Harbour).
I giovani ed inesperti piloti americani hanno sorvolato gran parte del Mediterraneo per colpire la città, ma neanche un colpo di contraerea ne disturba l’azione omicida. Nessun allarme antiaereo avvisa la popolazione.
Gli stessi caccia di scorta, indisturbati durante l’intera azione, vuotano gran parte dei serbatoi di colpi sui pochi mezzi circolanti, sulla gente in strada, aggiungendo vittime alle vittime.
E’ una scena selvaggia e senza pietà.
In un pomeriggio di orrore, gli Alleati riescono a tagliare uno dei canali di rifornimento più rapidi ai 200.000 soldati italo-tedeschi che, abboccando alla messa in scena dell’operazione “Carne tritata”, i comandi nazi-fascisti hanno ammassato in Sardegna. La falsa notizia di un imminente sbarco nell’isola, anzichè in Sicilia, è resa ancor più verosimile da un bombardamento a così grande distanza dalle basi di partenza, in Nordafrica.
Non è un mistero del resto che lo stesso Churchill avrebbe realmente preferito dare inizio all’invasione del Belpaese proprio partendo dall’isola dei nuraghe.
Civitavecchia si trova così al centro di una guerra di controspionaggio e di terrore. Ed il prezzo è di oltre 500 vittime, molte delle quali dispersi mai più ritrovati.
Tra le vittime della violenza lo stesso volto della città, destinato a cambiare per sempre, sfigurato dalla pioggia di cemento dopo quella di acciaio ed esplosivo. Una pioggia che, settantuno anni dopo le bombe, proprio non vuol smettere di cadere.