Shigeru Ban is a tireless architect whose work exudes optimism. Where others may see insurmountable challenges, Ban sees a call to action. Where others might take a tested path, he sees the opportunity to innovate. He is a committed teacher who is not only a role model for younger generation, but also an inspiration – cit. Pritzker Jury 2014
Con queste parole la Giuria Pritzker ha deciso di “laureare” l’Architetto giapponese Shigeru Ban con il Premio Pritzker 2014, il più importante riconoscimento internazionale per l’Architettura fin dal 1979, anno in cui fu istituito dall’imprenditore americano Jay A. Pritzker.
Ban è il trentottesimo architetto a vincere questo ambitissimo premio e il settimo giapponese a portare nel paese del Sol Levante l’ambitissimo premio.
Shigeru Ban è stato premiato per l’uso sperimentale e creativo che ha fatto durante tutta la sua trentennale carriera di materiale di comune utilizzo come la carta e il cartone. Nel 1995 a seguito del terremoto di Kobe progettò piccole case di circa 16 metri quadrati con tubi rigidi di cartone, che vennero successivamente usate come ricovero per le persone rimaste senza abitazione a seguito della catastrofe (e poi anche in Turchia nel 1999).
Quando finisci rotoli di carta da fax o carta da lucido, resti sempre con questi tubi. Sono così belli e così solidi che decisi di utilizzarli, dopo essere andato nella fabbrica in cui li costruiscono e aver scoperto che possono farli di qualsiasi lunghezza e diametro – cit. Shigeru Ban, 2005
Con tale ricerca si è guadagnato la stima e la fama dell’opinione mondiale per aver portato a basso costo, design di alta qualità a coloro che più ne hanno bisogno, come sono i rifugiati e vittime di catastrofi naturali. Secondo la Giuria, il Premio Pritzker riconosce Architetti che sia visualizzato “l’eccellenza nel lavoro costruito e che fanno un contributo significativo e coerente per l’umanità”. Shigeru Ban, il cui approccio è innovativo in quanto è umanitaria, “riflette questo spirito del premio al meglio”.
Gran parte del suo lavoro si è basato sull’approccio sperimentale all’architettura vedendo nella concreta possibilità di utilizzare materiali standard, come tubi di carta, imballaggi o contenitori di trasporto, come elementi strutturali non convenzionali. Nella Naked House (2000) a Saitama in Giappone è riuscito a mettere in discussione il concetto tradizionale di spazi serviti e spazi serventi e contemporaneamente contribuire alla tesi della casa flessibile, il tutto utilizzando materiali modesti: pareti rivestite esternamente in plastica trasparente ondulato e sezioni di acrilico bianco tese internamente attraverso un telaio di legno.
Il suo studio, in cima ad una terrazza del Centro George Pompidou a Parigi per sei anni, stava lavorando sul progetto del Museo di Metz, fu costruito in pochissimo tempo utilizzando tubi di cartone e una membrana di fibre plastiche e cellulose; il suo stesso studio è la rappresentazione della sua capacità di aggiungere valore aggiunto alle sue architetture. Per Ban la sostenibilità ambientale non è un concetto da aggiungere dopo il “fatto”, anzi, è intrinseca all’architettura stessa. Le sue opere si sforzano di prodotti e sistemi adeguati che sono in concerto con l’ambiente e il contesto specifico, utilizzando materiali rinnovabili e di produzione locale, quando possibile. La grande conoscenza dei sistemi strutturali e il suo evidente apprezzamento per maestri come Mies van der Rohe e Frei Otto hanno contribuito allo sviluppo e la chiarezza dei suoi edifici. L’eleganza e l’apparente spontaneità delle sue Opere sono in realtà il risultato di anni di pratica e studio che dimostrano un’amore per la costruzione e le persone che vivranno i suoi edifici.
La sua Architettura è diretta e onesta, tuttavia, non è mai ordinaria.
Intervista rilasciata ad ArchDaily.com
Sito internet dello studio Shigeru Ban Architects
Foto di The Hyatt Foundation 2014 ©