La storia del nostro pianeta è un geroglifico d’acqua.
Questo incastro tra atomi di idrogeno ed ossigeno ha plasmato la Terra, ricoprendola prima d’oceani sterminati e lasciandone quindi emergere isole e continenti, senza però mai lasciarli soli.
Nuvole cariche di pioggia hanno infatti percorso i cieli per milioni di anni, lasciando cadere fiumane di acqua limpida, che hanno carezzato e plasmato, rotto e animato il profilo roccioso del bolide spaziale che abitiamo, lanciato in corsa attorno al Sole. Una colossale roccia inanimata è così divenuta un formidabile bio-reattore, impegnato ad inventare ogni forma di vita possibile, curioso di sperimentare le fogge più varie e complesse, cancellando e riscrivendo il copione senza tregua.
L’acqua è il siero magico della vita.
L’Uomo ha percorso pochi fotogrammi di questo lungometraggio eccezionale, ponendosi al centro di una storia che lo ha in copione come comparsa non meritevole di memoria. Afferrato il microfono, questa scimmia arrogante ha ora la pretesa di tenere un monologo infinito, tediando l’Universo con i propri smodati, insensati appetiti.
E l’acqua è testimone di tanta infelice arroganza. Usata come discarica di ogni nefandezza. Quotidianamente stuprata, rapita e segregata in anguste prigioni dai propri figli, la Grande Madre si vede negato l’abbraccio con la Terra, intrappolata da una camicia di forza di cemento, cinta da innumerevoli nastri d’asfalto, tesi come legacci a soggiogare il pianeta.
L’acqua intanto percorre il cielo a bordo di straordinari continenti galleggianti, in un ciclo secolare senza sosta, che è il respiro del pianeta. E quando il vapore si condensa in un mare in caduta libera, ecco che un esercito di molecole perfettamente allineate, schiere ordinate di atomi di idrogeno ed ossigeno, ritrova la strada antica ed indimenticata, scardina ogni barriera e rompe in un assalto di cavalleria senza pari le fila disordinate dell’accampamento dei barbari. Non c’è rabbia nel suo farsi strada. Non c’è giustizia né corruzione nel corso naturale degli eventi.
La nostra moltitudine di minuscoli mammiferi, che per secoli ha temuto e rispettato la forza degli elementi, oggi non vede più il pianeta, né percepisce che l’immane flusso dell’ordine naturale delle cose appartiene ed un ordine di eventi smisuratamente più grande del suo egocentrico abuso quotidiano.
Quelle che appaiono ai nostri occhi come immani catastrofi naturali sono impercettibili brividi della Madre Terra: un gigante silenzioso che restituirà all’Umanità le ovvie conseguenze del suo operare dissennato.
Non c’è diga né idrovora che ci salverà dal riscaldamento globale, perché le “bombe d’acqua” che tanto ci spaventano sono la diretta conseguenza della civiltà dell’energia fossile.
C’è infatti un nesso innegabile tra il consumismo cieco, fatto di SUV, carbone e condizionatori ed il cambiamento del clima. Qualcosa di molto più grande dell’operazione semplicistica che attribuisce la responsabilità degli allagamenti alla purtroppo diffusa tendenza ad edificare sin dentro le vie d’acqua.
Il suolo ed il clima sono beni soggetti ad esaurimento. Come il tempo che ci è rimasto per invertire la rotta.
Foto di Enrico Paravani ©