Scatta una polaroid e ricordati di non dimenticare.
La nostra vita è composta da ricordi, esperienze, attimi più o meno lunghi che danno un senso a ciò che siamo e ciò che facciamo. Siamo il ricordo del nostro passato.
Ma se la nostra memoria avesse spazio solo per qualche ora? Se potessimo ricordare solo quello che accade di recente e ogni esperienza cancellasse altri ricordi? Noi cosa saremmo? Forse il ricordo che gli altri hanno di noi, oppure saremmo nulla.
Leonard Shelby affetto da una rara malattia della memoria, non è in grado di avere nuovi ricordi, cerca disperatamente di costruire una vita con polaroid e appunti tatuati, cerca la sua vita o ciò che ne resta. Christopher Nolan realizza un film come un susseguirsi di ricordi e immagini con continui flash back, chiaro rimando alla mente del protagonista. Veniamo subito rapiti dalla struttura stessa del film e dalla storia che è un susseguirsi di colpi di scena atti a mostrare il come si è arrivati all’inizio della vicenda. Si è liberi di credere nella verità della storia, non più oggettiva e creare la propria verità. Leonard è solo, come ogni individuo su questa terra e si illude, come noi, della verità cercando di credere in un mondo fuori dalla propria mente nonostante viva in un sogno.
Per tutta la durata del film lo spettatore si chiede continuamente: ora cosa accadrà?
Come si è arrivati a questo punto?
È la forza intrinseca del film stesso, giocare con l’immaginazione di chi sta in poltrona, di chi fantastica sapendo di sbagliare; il tutto condito con una fotografia che sa tanto di polaroid e di ricordi sbiaditi.
Il doppio binario di narrazione, se così si può dire, è la chiave di volta della visione e del messaggio che il regista ci vuole mandare: senza memoria tutto è possibile, senza ricordi niente è definito.
Lo stesso montaggio al contrario catapulta in una dimensione “altra”, la stessa in cui ci troviamo quando non capiamo appieno quello che stiamo vivendo e le condizioni esterne cambiano ruoli e posizioni.
Nella vita mentiamo a noi stessi per sentirci meglio, lo facciamo tutti e chissenefrega dei piccoli dettagli che non vogliamo ricordare ma che fanno la differenza nelle nostre scelte. Non vogliamo sapere la verità, ma vogliamo creare la nostra verità, una verità che ci fa star meglio, mettiamo la testa sotto la sabbia sperando che il mondo vada avanti e i problemi si risolvano da soli quando la tireremo fuori.
Tutti noi abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo. Il tuo qual è?
Dove ero rimasto? Ah si! Devo scattare una polaroid… E necessito di un sacchetto di post-it!
“Le azioni hanno ancor un significato se si dimentica?” La risposta non è così scontata.
Foto di Enrico Paravani ©
1 Comment
Paola Angeloni
01/12/2013 at 14:21Il tuo testo è pieno di implicazioni filosofiche, Alessandro ! Dallo stoicismo fino all’ esistenzialismo e ancora Parfit ed il grande Gregory Bateson , guru della rivoluzione studentesca americana alla fine dei ’60….Mi fai venir la voglia di stare con i miei ragazzi ed ancora ” agire”, ma ho l’ età per i post-it…