CUBA: Andrew Moore è indiscutibilmente una delle grandi firme della fotografia contemporanea. Americano, nato nel 1959 ha iniziato la sua attività a Cuba dove tornando molte volte ha sviluppato uno dei suoi lavori più celebri, quel “Inside Havana” che lo ha reso famoso ed è andato nel frattempo completamente esaurito. La nuova edizione, arricchita per quantità e qualità di stampa, valorizza ulteriormente la pittoricità dei suoi scatti che restituiscono il calore dell’anima cubana, impregnata di bellezza e rassegnazione. Moore indaga lo spirito dell’isola focalizzando l’attenzione sugli scorci urbani, scegliendo quindi un taglio architettonico, a lui più congeniale, senza cedere alla tentazione dei soliti, facili ritratti, di grande effetto ma forse ormai un pò scontati.
DETROIT: trovo affascinante, per contrasto, confrontare il lavoro su Cuba con un altro splendido reportage che riguarda, invece, una metropoli industriale come Detroit; provata da una profonda crisi economica e sociale è stata messa dall’autore al centro di un altro recente libro, “Detroit Disassembled”. Contesti così diversi, colti dall’occhio attento del fotografo, sembrano emanare la stessa atmosfera decadente che nella fredda città americana è priva, ovviamente, di quella solarità che la natura cubana e la sua gente riescono a dispensare compensando in parte la crisi generalizzata.
Moore ha un vero talento nello scovare e nel documentare luoghi di desolazione urbana, edifici un tempo splendidi andati completamente in rovina, interni polverosi di ambienti industriali abbandonati, periferie scolorite e arrugginite, spazi cementificati di cui la natura si è riappropriata. Lavora col grande formato, elabora immagini rarefatte, nitide, lucidissime, prive di inutili orpelli poetici, dove il colore è elemento fondante, strutturale e descrittivo in ogni foto. Raramente si sofferma sulle persone, riprende scorci senza scendere troppo nei dettagli e senza mai prendere di petto il soggetto con prospettive frontali, privilegiando piuttosto la profondità, conferendo così grande naturalezza e verità al ritratto urbano.
LA PERIFERIA RURALE U.S.A.: questo sentimento di desolazione umana e materiale trova la sua espressione più struggente nella gallery intitolata Dirt Meridian, incentrata sugli ambienti rurali degli States centrali, tra Nebraska, Montana e Wyoming. Forse è soprattutto in questa serie di foto che Moore riesce a coniugare la sua sensibilità di paesaggista raffinato con la capacità di ritrarre il tema dell’abbandono. Le campagne americane, immense, lontane da tutto, rappresentano la vera periferia americana, dove la solitudine corrode l’anima di gente operosa e un po’ alienata.
Il fotografo raccoglie i segnali evidenti di questo stato d’animo, alternando immagini di natura sconfinata alle testimonianze dell’attività umana disseminate sul territorio, semi-industriale o rurale che siano: capanni diruti, mandrie di bestiame, cave a cielo aperto, campi sterminati: emblemi di solitudine e di lentezza, fagocitati da una spazialità fisica che comprime lo spirito. Le luci calde dei tramonti e la polvere sollevata dal vento avvolgono gli scenari di malinconica magia.
SCATTI MULTIPLI: a margine di questi temi centrali nell’opera di Moore, segnalo un’altra interessante serie di fotografie, i “Montages“ che si inseriscono in quella tipologia di scatti plurimi basati sulla sovrapposizione di immagini. Si tratta di un genere dagli effetti molto pittorici che lui affronta con un taglio peculiare e una certa energia. Discostandosi dall’integralismo dello svedese Jacob Felländer, già trattato in questa rubrica e che sovrappone materialmente gli scatti sullo stesso negativo ottenendo effetti visivi certamente aggressivi ma stilisticamente più omogenei, Moore opera con una tecnica dalle tinte forti e variegate, talvolta un po’ confuse, che sembrano sconfinare nella pittura e nella grafica. Realizza opere di grande effetto, senza dubbio molto raffinate, che consegna al giudizio del nostro gusto personale più o meno sensibile a questo genere di esasperazioni epressive dalle atmosfere oniriche.
Le fotografie di Andrew Moore sono presenti nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art, del Whitney Museum, della Yale University Art Gallery, del Museum of Fine Arts di Houston, della Library of Congress, dell’Israel Museum, della George Eastman House e del Canadian Centre for Architecture.