La storia della Holding Civitavecchia Servizi è l’ennesima riprova degli effetti prodotti sulla società dalla politica del voto di scambio e delle clientele, di qualunque epoca e colore.
Le passate amministrazioni hanno dato in questa vicenda il peggio di sé.
- I terreni circostanti alla discarica di Fosso Crepacuore sono stati lasciati a disposizione di un privato, la Mad Srl, che li ha acquisiti tutti ed è divenuta nel tempo l’unico interlocutore possibile per un Comune, assolutamente incapace di partorire un sistema a “discarica zero” .
- La Mad Srl, dopo aver ricevuto dalla Regione un diniego totale a realizzare una discarica da un milione di metri cubi circa, si è vista autorizzare in tranche la possibilità di conferire per centinaia di migliaia di metri cubi.
- L’unica ipotesi di trattamento meccanico biologico in città è ancora opera della stessa Mad Srl, senza che il Comune abbia proposto alcuna progettualità con finanziamenti pubblici o comunitari.
- Con la solita “tecnica” dello stato di emergenza si è partorito un sistema di gestione dei rifiuti dal costo proibitivo (inviare il rifiuto “tal quale” ad Albano per il trattamento meccanico-biologico, per riportarlo poi a Civitavecchia e conferirlo ad una discarica privata) e che aggiunge i costi ambientali del trasporto a quelli dello smaltimento. Tale sistema risulterà senza dubbio funzionale a far salutare con un respiro di sollievo la futura apertura del trattamento meccanico biologico ad opera della onnipresente Mad Srl.
- In questo contesto disastroso, l’unica via di uscita sostenibile, ossia la raccolta differenziata dei rifiuti, langue intorno a percentuali risibili nonostante la disponibilità di fondi provinciali specifici.
La privatizzazione “accidentale” della discarica alla MAD SRL rischia di essere solo il primo passaggio di una operazione spregiudicata, che svende a privati quello che può essere la più grande fonte di profitto per le casse cittadine: la gestione dell’ambiente, dell’acqua, dei servizi farmaceutici e sociali.
Una visione clientelare della politica, che ha elargito posti di lavoro privilegiati ai notabili della città e ricompensato con assunzioni senza futuro il voto delle precedenti tornate elettorali è l’altro genitore del dramma HCS.
In assenza di un vero piano industriale (quasi il fallimento di HCS fosse funzionale ad un progetto appositamente congegnato) il peso di assunzioni fatte con una idea di pianta organica assolutamente incomprensibile è divenuto rapidamente insostenibile.
La Città d’Incanto ha così continuato a vivere quotidianamente la scena anacronistica dei compattatori e dei cassonetti, in pieno stile anni ’90, pur dilapidando cifre immense per finanziare tale servizio.
Cosa accadrà adesso?
Dopo il fallimento del modello Tidei per la liquidazione di HCS, i liquidatori hanno annunciato prossime dimissioni, ritardate dall’intervento della Regione.
Il Commissario Prefettizio Santoriello ha quindi bandito un avviso pubblico per scovare un nuovo consulente in grado di riprogettare il sistema di salvataggio della holding.
Il tutto con un maggio sempre più vicino, che vedrà il Commissario in partenza, l’insediamento della nuova Amministrazione ed un consulente fresco di nomina che avrà avuto ben poche settimane per lavorare.
Quale futuro per HCS e quale futuro per una città che vede ancora tra i “pezzi da 90” della politica molti degli attori di questa triste vicenda?
Foto di Enrico Paravani©