Pasqualino Monti ha recentemente riassunto la parabola ascendente del Porto di Civitavecchia: “Nel 2009 le entrate correnti ammontavano a 38 milioni e 298 mila euro, diventati oltre 70 milioni nel 2012.” E ancora: ”Gli oltre 34 milioni di ricavi in pochi anni sono stati trasferiti in parte capitale per spese di investimento per dotare il porto di infrastrutture che ci richiede il mercato e che sono d’attrazione allo stesso mercato. Questa è stata e continua ad essere la nostra sfida”.
A legger queste parole il pensiero vola alla mancata elettrificazione delle banchine.
Rileggiamone la storia.
La prima prescrizione ad elettrificare le banchine del Porto di Civitavecchia è presente nella Valutazione di Impatto Ambientale del lontano 1997 (quella della Torre petrolifera: 17 anni fa!).
L’Autorità Portuale, con un aplomb invidiabile, afferra il suo via libera ai lavori ed ignora totalmente questa prescrizione sino al 2002. Trascorsi infatti 5 anni, il Ministero dell’Ambiente, nell’autorizzare nuove cubature e nuovo cemento, ricorda con gentilezza che forse sarebbe il caso di ottemperare a quell’impegno…
Si tratterebbe in realtà di una prescrizione vincolante alla validità della Via, ma ancora una volta indisturbato, il Signor Pickwick scivola nel sonno e dimentica di elettrificare.
Si arriva così alla VIA del 2010. Ancora una volta l’Autorità chiede spazio, allunga la banchina, ci apre un canale in mezzo, chiede ed ottiene di utilizzare altri spazi. Il Ministero annuisce bonario, ma ricorda che “ai fini della riduzione delle emissioni inquinanti delle navi dovranno essere proseguiti i programmi di elettrificazione delle banchine secondo le migliori tecnologie disponibili”.
“Proseguire i programmi” è un’espressione pittoresca, in quanto lascia sottintendere che da qualche parte, negli ultimi 13 anni, si sia lavorato per elettrificare le banchine. Ma, con l’eccezione dell’elettrificazione delle banchine per gli yacht, così proprio non è.
Il Ministero però questa volta prova a mettere un punto fermo e prescrive delle verifiche di ottemperanza, a cura dello stesso Ministero, ad oggi non pervenute.
Dice il nostro Pasqualino che nel porto sono in corso investimenti per oltre 220 milioni di euro. Quanti di questi sono relativi all’elettrificazione delle banchine?
Ricordano al molo Vespucci che si tratta di una prescrizione vincolante compresa nella VIA?
Il nostro Presidente, che si vanta d’essere così efficiente, perché non dimostra in quest’ambito tutte le sue capacità? La città ne avrebbe grandi vantaggi in termini di salute e di qualità dell’aria.
Si teme forse che i costi di un attracco a banchina elettrificata allontanino gli armatori?
Non serve ricordare al Dr Monti ed ai lettori che il Porto di Civitavecchia è il Porto di Roma e che la sua è una posizione dominante rispetto a quella degli armatori delle navi da crociera. Questi hanno infatti bisogno del nostro porto per inserire la Città eterna tra le località raggiunte dalle loro navi. Quali alternative avrebbero del resto: forse offrire una comoda escursione da Livorno o da Napoli?
Certamente non tutte le navi da crociera sono ad oggi pronte a ricevere energia elettrica da terra. Ma si vuole forse attendere che gli armatori predispongano spontaneamente tutte le loro navi?
La pratica di produrre a bordo l’energia elettrica con la combustione di bunker ha un costo in salute ed in vite umane. Deve essere pertanto assolutamente disincentivata, proponendo l’attracco in banchina non elettrificata a costi superiori rispetto all’attracco in banchina verde.
Non dimentichiamo inoltre che il Presidente dell’AP di Civitavecchia è anche Presidente di Assoporti. Chi meglio di lui potrebbe quindi concertare una manovra nazionale che incentivi gli armatori a ridurre il carico inquinante delle navi all’ormeggio?
Perché non sfruttare l’elettrificazione delle banchine, con fabbisogni che per una sola nave si spingono sino a 40 MWe, per rilanciare le alterne vicende della locale centrale TirrenoPower o per ammortizzare almeno una parte dei 4,5 milioni di tonnellate di carbone bruciate a TVN come alternativa all’olio combustibile?
Alla politica, ed all’Autorità Portuale, la città rivolge da anni una domanda che da troppo attende risposta.
Quando avremo le banchine elettrificate imposte dalle VIA del 1997, del 2002 e del 2010?
Foto di Giulio Santoni ©