Da giorni la solita polemica sulle affissioni abusive accompagnava le alzatacce mattutine di Q.
Q, dipendente di una partecipata comunale che si occupava dei servizi di raccolta rifiuti della città, conosceva bene il problema. Ormai da tempo, i resti di centinaia di manifesti elettorali invadevano le strade del centro cittadino.
Agli occhi di Q, le vie della città sembravano aver rigurgitato una quantità spropositata di facce e busti. Come se i candidati di quella tornata elettorale fossero un corpo estraneo, da espellere. Come se la Città avesse avuto un proprio sistema immunitario che avesse fatto cadere in terra, come mosche fulminate da un pesticida, le identità incollate in ogni angolo delle strade.
Q sapeva bene che quell’ennesima alba di lavoro sanciva la resa dei conti. Per quel giorno era previsto lo spoglio e in quel giorno si sarebbe conosciuto il nome del nuovo Sindaco.
Q come tutte le mattine si era recato al lavoro.
Tuta e guanti pronti.
Stato d’animo temprato da anni di metafisica sopportazione di pungenti e nauseabondi odori.
Lavoro duro il suo.
Come ogni mattina era partito con il camion della spazzatura per il giro di pulizia dei cassonetti.
Come al solito, da qualche settimana, il tappeto di manifesti, in agonia sull’asfalto, accompagnava il lento tragitto del camion.
Erano ormai arrivati almeno al decimo cassonetto svuotato quando Q, dopo aver spinto il pulsante di chiusura del meccanismo di carico posteriore del mezzo, vede, per terra, gli ennesimi resti di manifesti strappati.
Avvicinandosi per raccoglierli dalla strada, nota, con sorpresa, una strana composizione.
Sulla destra un lato della faccia del Candidato Sindaco H, strappato in un arzigogolo lungo il centro, con un sorriso a 32 denti bloccato a metà. Sulla sinistra il lato opposto del Candidato Sindaco K, con la bocca socchiusa.
La sovrapposizione era impressionante. Le sfaccettature dello strappo coincidevano al milionesimo di metro.
Un Chimerismo elettorale, del tutto casuale ed unico nel suo genere. Un caso su un miliardo.
Q, basito e immobile vicino alla parte posteriore del camion, nemmeno sente i richiami del collega alla guida del mezzo.
Poi togliendosi i guanti, come un sonnambulo, si allontana verso il centro della strada.
All’improvviso un lampo di consapevolezza lo scuote e un puzzo terribile, inondandogli le narici, lo costringe a correre verso il cassonetto appena svuotato per nascondere un irrefrenabile conato di vomito.
Illustrazione di Silvia Castrati ©