La stanza è buia. Il denso inchiostro della mezzanotte è attraversato a stento da rivoli lattescenti di luce, esalata a fatica da poche candele, sparpagliate senza ordine nel buio e tormentate dal vento.
Siamo in cerchio attorno ad un polveroso tavolo di marmo. Le mani intrecciate con i due sconosciuti che ho accanto, uno per lato. E le orecchie tese ad afferrare le formule che il medium recita già da qualche minuto.
Il gelo della pietra risale dai polpastrelli sino al petto, come volesse spegnerne i colpi, che sento forti contro il silenzio popolato di bisbigli.
Brividi, robusti come salamandre in fuga lungo la schiena quando sento quella voce. E’ un bisbiglio, soffiato con impeto da un qualche angolo buio della stanza, che piano prende corpo come se arrivasse da un luogo remoto. Vicino, sempre più vicino, sino quasi a lambire le orecchie.
“Lo so cosa pensate di me. Capisco quelli che mi hanno temuto come quelli che mi hanno usato. I tonni dei quali ho fatto incetta a decine, come anche le remore attaccate alla mia bocca irta di denti “.
Il medium ha la fronte imperlata di grosse gocce di sudore. Trema a vista d’occhio ma non molla la presa dalle mani dei suoi vicini.
“Facevo politica per davvero io!“, tuona ancora lo spirito.
Ed è la voce di un uomo abituato a comandare.
“Raccontavo alla gente di essere comunista. Ed ha funzionato”, dice. “Ho avuto voti da operai e contadini, impiegati e disoccupati. E li ho usati bene. Ho regalato loro speranze e costruito per me un patrimonio: una bella villa, schiere di case, aziende a non finire e… un popolo di sudditi. E poi soldi! Tanti di quei soldi da non poterli spendere in una vita intera…“
Silenzio.
La voce adesso tace. E un suono simile a un cigolio sottile riempe la stanza. Solo i singhiozzi che risuonano a tratti lo rivelano per quello che è: un pianto buffo.
Il cigolio s’interrompe, rotto dai singhiozzi, quindi lo spirito riprende.
“Sono morto sulla mia poltrona di pelle nuova. L’avevo appena fatta scartare dai miei attendenti. Una vera scultura di cuoio, degna di un re. Ho visto il giorno farsi buio e non ho capito che era finita. Ho sentito una gran puzza di merda ed ho capito di essermela fatta sotto. E le voci dei servi che si facevano lontane… Tutti a piangere, quei grandissimi cornuti! Ed il giorno dopo già si accordavano per spartirsi il mio regno!”
“Ridatemi la mia vita…o meglio…vendetemi la vostra! Sono ricco e posso pagare bene...”
Il silenzio cade nuovamente, pesante come una tenda di velluto spesso.
Il medium inizia la litania che serve a chiudere la seduta spiritica. Siamo tutti scossi e fremiamo dal desiderio di scappare via da questa chiesa sconsacrata.
“Maledetti incapaci!” ritorna allora la voce dal buio, “…non sapete che farne, voi, delle vostre vite! Ma non finisce qui. Avrà pure un prezzo quella bestia puzzolente. Avrà un prezzo come tutto…e allora tornerò!“
Avvio il motore dell’automobile e, con un gesto senza senso, faccio scattare la chiusura centralizzata delle porte. Imbocco il vialetto che mi riporta sulla strada di casa e, nervosamente, guardo di continuo dentro lo specchietto, come se percepissi una presenza sul sedile posteriore.
Non dormirò stanotte.
“Abbi paura dei vivi”, diceva mia nonna. E lì fuori…quanti ce n’è!
Foto di Enrico Paravani©