[heading style=”subheader”]Torrevaldaliga Sud e la crisi: quali scenari per il futuro?[/heading]
Torrevaldaliga Sud è una centrale a turbogas, di proprietà di Tirreno Power, società franco-italiana ( che appartiene all’universo Sorgenia, a sua volta controllata dalla famiglia De Benedetti.
La centrale, che dà lavoro a 97 dipendenti, è composta da tre unità a ciclo combinato, alimentate a gas naturale per una potenza installata complessiva di 1.200 MegaWatt. Un quarto gruppo, con tecnologia ad olio combustibile/gas naturale, è oramai vetusto e spento. Il Ministero dell’Ambiente ha imposto a Tirreno Power di programmarne la demolizione. La proprietà dello stabilimento ha però presentato ricorso al TAR del Lazio avverso a tale imposizione, rispondendo al Ministero che, se proprio dovesse abbattere il quarto gruppo, lo farebbe al momento della…dismissione dell’impianto!
Tirreno Power però entra in crisi. La centrale non garantirebbe infatti margini di ricavo sufficienti a coprirne i costi, tanto che la proprietà inizia a ventilare l’ipotesi della cassa integrazione e di corpose ristrutturazioni aziendali, che sembrano prospettare l’ipotesi della cessione ad altra azienda dello stabilimento.
La città trema per altri posti di lavoro a rischio.
Quali i motivi della crisi?
Il gas naturale rappresenta, nel mercato della produzione energetica da termoelettrico, una soluzione meno inquinante rispetto all’olio combustibile o al carbone, seppure comunque basata sulla combustione di risorse fossili. Tale combustibile si è quindi proposto negli anni ’90 come naturale sostituto dell’olio combustibile.
L’aumento vertiginoso della domanda di gas ne ha però negli anni incrementato i costi, riducendo i margini di guadagno per chi lo brucia. E nasce da qui la crisi di Torrevaldaliga Sud. Il mercato del termoelettrico va verso il carbone o la biomassa.
Il prezzo del gas naturale è strettamente dipendente dalla domanda e dalla disponibilità di metanodotti. Queste infrastrutture, dal costo notevole e dal percorso diplomatico complesso (vista la quantità di Paesi che si trovano ad attraversare), aprono i mercati ai Paesi provvisti di tale preziosa materia prima. Ma non tutti questi Paesi dispongono di metanodotti che li colleghino ai mercati occidentali. Ecco allora che si prospetta la possibilità di liquefare il gas e caricarlo su navi metaniere, trasportarlo attraverso gli oceani e nuovamente “ri-gassificarlo” una volta giunto a destinazione. Questa operazione aprirebbe nuovi mercati e, almeno inizialmente, offrirebbe l’opportunità di acquistare il gas a prezzi ridotti.
I rigassificatori
Un rigassificatore è quindi un impianto industriale che riporta il gas dallo stato liquido (gas naturale liquefatto o GNL) utilizzato nel trasporto marittimo, a quello gassoso, utile per il consumo finale. Gli impianti di rigassificazione possono essere realizzati a terra, oppure in mare aperto (in cosiddette strutture offshore o su particolari navi dette “unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione”.
Gli impianti di rigassificazione sono però poco diffusi nel mondo occidentale. A frenarne la diffusione è la loro notevole pericolosità (vi vengono infatti stoccate enormi quantità di gas infiammabile). Timori notevoli riguardano anche l’impatto ecologico degli impianti. Il gas è infatti conservato a -160°C e riscaldato con la combustione di materie fossili e con lo scambio termico con acqua di mare. Notevole è poi il traffico marittimo generato dalle navi metaniere.
L’affare dei rigassificatori è però molto redditizio. Cosa serve per costruirne uno? E’ necessario avere un Porto ed una zona industriale disposta ad accettare l’installazione di una infrastruttura così pericolosa ed inquinante. Appunto.
Il Sindaco di Civitavecchia ha recentemente ipotizzato l’idea di modificare la torre petrolifera, già presente al largo della Frasca, per metterla in condizione di essere utilizzata per scaricare GNL da navi metaniere. Il Sindaco non è ingenuo. Lui sa che questa manovra richiederebbe l’installazione di un rigassificatore. E allora? Cosa intendeva con la sua proposta?
Le possibili alternative
Il mercato dei rifiuti attira pericolosamente i produttori di energia. La possibilità di acquisire combustibile non solo a costo zero, ma addirittura lucrando i “costi di conferimento” dai Comuni, promette ricavi facili. Il già Ministro dell’Ambiente Clini ha lasciato il Ministero di Via Colombo con un pesante “regalo” all’ambiente italiano: la possibilità di trasformare i rifiuti in “combustibile solido secondario” (CSS). Il CDR verrebbe così convertito in una particolare tipologia di pellet, che magicamente perde la qualifica di rifiuto e diviene nobilissimo combustibile.
Terzastrada vi ha informato sul traffico di combustibile da rifiuti (CDR) in partenza tra Roma e l’isola di Maiorca. Si deve temere per una possibile riconversione di uno o più gruppi della centrale, tale da permettere la combustione di rifiuti o CSS?
E l’Amministrazione Comunale?
Il Primo Cittadino di Civitavecchia da oltre un anno sta cercando di stipulare una convenzione con Tirreno Power (forse alla ricerca di elargizioni?), ma questa ne rintuzza gli “assalti”, ponendo come punto primario la crisi che minaccia di portare la centrale alla chiusura.
Il comune interviene in merito dichiarandosi alla ricerca di “soluzioni alternative e proposte” per salvaguardare l’occupazione.
La cosa singolare in tutto questo è che l’Amministrazione è apparsa fin’ora assente riguardo alla vertenza che riguarda le imprese che operavano all’interno di TVN-Enel (CCMS, IMCA e per ultima Guerrucci), non intervenendo mai o, quando lo ha fatto, senza quel risalto che sta invece dando a TVS. A voler essere maligni si è quasi portati a pensare che il prefisso “Torre” sia sinonimo di notorietà mediatica e convenzioni (quindi soldi). Le crisi di assenza dell’amministrazione sono proseguite anche per il caso Banchina 23: per due settimane sono state a rischio almeno 100 famiglie ed un traffico fondamentale per lo scalo portuale senza che nessun esponente dell’amministrazione abbia detto una parola.
Terzastrada ha già fatto una sua proposta provocatoria riguardo TVS. Smantellare e restituire i terreni alla Città, occupando i lavoratori nella demolizione, nella bonifica, nella rinascita di un tratto di costa. Il Pincio sino ad oggi tace. Probabilmente stanno preparando le carte per “stupirci” ancora una volta (citazione del Sindaco Pietro Tidei, in occasione dell’ultima conferenza stampa prima del rinnovo AIA per la Centrale ENEL, marzo 2013).
Foto di Enrico Paravani©