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Tra il dire e il fare

10 Ottobre, 2013 Massimo Pantanelli Ambiente, Ambiente e cultura, Economia e lavoro, Politica e attualità 0 comments

Enrico Luciani e la chiusura di Torrevaldaliga Nord

5 agosto 2013, Enrico Luciani, Vice-Sindaco di Civitavecchia ed uomo forte di Sinistra Ecologia e Libertà, annuncia in conferenza stampa la presentazione di una mozione, in Senato, che richiede la dismissione entro il 2020 della centrale ENEL di Torrevaldaliga Nord. Il politico dichiara che, per perseguire l’obiettivo di “tutelare la salute dei civitavecchiesi e di tutto il territorio” è necessario chiudere la centrale entro soli sette anni, contro i 21 previsti dalla vita tecnica dell’impianto.

“Una richiesta che potrebbe diventare realtà se solo si seguisse l’esempio degli Stati Uniti, dove Obama ha fissato la dismissione al 2016 e quello della Cina dove si sta studiando il modo per accelerare i tempi della dismissione” (cit. Loredana De Petris, Capogruppo di SEL in Senato)

La richiesta di SEL sarebbe finalizzata alla tutela della salute dei cittadini, eppure la stessa compagine ha sostenuto il Sindaco Pietro Tidei nella recente decisione di rinnovare l’AIA alla stessa Centrale ENEL, con un incremento del 25% nel quantitativo di carbone combusto e delle ore di accensione delle caldaie per anno. Un evidente cambio di rotta, comprensibile per un partito che ha l’Ecologia nel nome ed al centro dei propri programmi.

SEL ha preso bene la mira ed ha puntato su ENEL. I tecnici di SEL avranno evidentemente valutato gli effetti della chiusura del colosso ENEL di TVN, entro soli 6 anni, e le ripercussioni occupazionali per tutti gli addetti ed i lavoratori dell’indotto.

 

La crisi di Torrevaldaliga Sud

Nella giornata del 9 ottobre si apprende della “crisi” della centrale a turbogas di Tirreno Power e del conseguente rischio di licenziamento per 50 lavoratori. In questi giorni l’Amministratore Delegato di Tirreno Power SPA, Giovanni Gosio, ha infatti dichiarato che lo stabilimento avrebbe serie difficoltà a stare sul mercato a causa degli elevati costi del gas metano, e che se la perdita di fatturato non dovesse arrestarsi, l’azienda sarebbe a breve costretta a fermare la produzione. Nelle ore seguenti, la stampa locale, oltre a sottolineare la legittima preoccupazione per i circa 50 lavoratori civitavecchiesi, non registra alcun intervento politico. È ovvio attendersi che la situazione di reale crisi economica dell’azienda non vedrà mai andare in perdita la stessa per mantenere i posti di lavoro. Ma la politica tace e di proposte non se ne parla. In questi momenti si resta in ascolto del silenzio, prodotto dall’assenza di proposte da parte di quei partiti che hanno fatto delle politiche ambientaliste i proclami della domenica.

 

Ma chi è Tirreno Power e che tipo di centrale è TVS?

Tirreno Power SPA è una creatura franco-italiana. Un 50% è infatti controllato dai francesi del Gruppo GDF SUEZ, mentre la restante metà è detenuta da Energia Italiana SPA, per il 78% in mano a  Sorgenia, fondata e controllata dalla CIR di Carlo De Benedetti e partecipata da Verbund, gruppo energetico austriaco. Il restante 11% di Energia Italiana SPA appartiene alle multiutility HERA e IREN, già aziende municipalizzate di Torino, Genova e Bologna. La centrale a turbogas è composta da tre unità a ciclo combinato che dal 2005 utilizzano gas naturale per una potenza installata complessiva di 1.200 MW. Un quarto gruppo, con tecnologia oramai vetusta, è spento ed il Ministero dell’Ambiente, nell’autorizzare l’esercizio della Centrale, ha imposto a Tirreno Power di fornire il cronoprogramma di demolizione dello stesso. La proprietà dello stabilimento ha però presentato ricorso al TAR del Lazio avverso a tale imposizione, rispondendo al Ministero che sarebbe sua intenzione abbattere il quarto gruppo al momento della…dismissione dell’impianto!

Ma quanti dipendenti ha questa Centrale?

Tutti gli organi di stampa sono concordi nell’attribuire a questa centrale un numero di dipendenti che si attesta attorno a cinquanta.

Il confronto con la centrale ENEL

La Centrale Torrevaldaliga Nord, di proprietà di ENEL SPA, è composta invece da tre unità, precedentemente alimentate ad olio combustibile, che dal 2009 utilizzano carbone per una potenza installata complessiva di 1.980 MW. La Centrale ha una vita tecnica di circa venticinque anni ed impiega direttamente circa 350 dipendenti, che diventano oltre 500 con gli operai dell’indotto e risultano ancora più numerosi durante le operazioni di manutenzione più impegnative. A conti fatti la centrale ENEL impiega circa dieci volte la forza lavoro di Torrevaldaliga Sud.

 

Che cosa si aspetta ad agire?

Se Sinistra Ecologia e Libertà chiede quindi di anticipare di un ventennio la chiusura della centrale a carbone, #TerzaStrada vuole allora porgere una provocazione alla coalizione del Vice-Sindaco:

  • perché non usare la Centrale a turbogas come caso-scuola? 

Se è realmente intenzione di SEL mettere in gioco uno stabilimento che impiega un numero così grande di operai, perché non dare subito dimostrazione di buona volontà con una centrale più piccola ed improduttiva, attorno alla quale si agita lo spettro di una riconversione a biomassa o combustibile da rifiuti?

La questione è molto semplice. Dettare un termine di soli 7 anni di vita ad una azienda “colosso” come ENEL, che fattura miliardi di euro ed ha investito nel carbone miliardi di euro per la riconversione, da un’immagine di partito esemplare e pone SEL, Luciani e compagni a baluardo della difesa dalla servitù ENEL sul territorio.

La città ha invece tutte le carte in regola per avviare un programma di dismissione di TVS. Due, tre anni per la dismissione si tradurrebbero in posti di lavoro. Ed un anno ancora per la bonifica ed altrettanto per la riconversione dell’area con la costruzione delle infrastrutture necessarie ad ampliare la zona industriale retro-portuale o addirittura per un’area a sviluppo portuale. Un processo di affrancamento dal ricatto occupazionale, che come uno spettro aleggia cronicamente su Civitavecchia.

TVS potrebbe d’altra parte sopravvivere al prezzo di una conversione in inceneritore. Dalla biomassa, al combustibile da rifiuti (CDR), al combustibile solido secondario (CSS, uno stratagemma legale grazie al quale si trasforma il CDR in un combustibile non più classificato come rifiuto), le possibilità di produrre energia senza il costo di acquisto del combustibile ma addirittura con costi di conferimento a carico della comunità, minacciano di “drogare” il mondo della produzione energetica. Si ricordi che TVS ha un 4° gruppo che dovrebbe essere già stato smantellato ma sta ancora li, pronto ad essere convertito ad inceneritore.

I lavori di dismissione, il riuso dell’area ed il reimpiego dei lavoratori tracciano la linea di demarcazione tra chi ha idee progettuali di “progresso” e chi ha idee di “sviluppo” senza tutele. Progresso vuole dire nessun costo per i lavoratori e guadagno assicurato per l’aria e la salute!

Siamo quindi di fronte ad un’opportunità unica di scelta: la dismissione ed il riutilizzo delle aree, la salvaguardia dei posti di lavoro, la tutela della salute pubblica, la riduzione dell’inquinamento, l’annullamento del rischio di riconversione a CSS.

Vi è quindi tutta la convenienza ad agire politicamente in questa direzione.

E allora: cosa si aspetta ad agire?

Foto di Giulio Santoni ©

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Massimo Pantanelli

La mia supposizione è che inciampi sul seguente interrogativo.

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