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Un calcio o con le mani?
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Un calcio o con le mani?

marzo 3rd, 2014 Maurizio Spreghini Ambiente e cultura, Poesia 0 comments

Da un canto inverosimilmente osannato, l’enormità dell’evento, raccolto a mani basse sulle ginocchia che sfiorano il terreno, pronto al boato o allo sberleffo.

La vita del calciatore provetto, sintetizza quello che la vita dirama nel vincer e nell’osannar l’attimo, a dispetto di cosa vive il quotidiano.

Nella periferia estrema, Nessuno riesce ad ascoltar cosa proviene, nell’altro campo che per necessità o regola si gioca con le mani allibisce lo stesso impegno nel proliferare emozioni, sensazioni che uguali seminano sorprese.

Si decidesse di invertir la rotta, portando a cambiar nome o modo l’inverso del veder rimarrebbe appeso, se sceglier com’era o affrontar il nuovo gioco. Non c’era paragone ne assuefazione… solo la necessità di correr dietro ad un pallone.

E se per un attimo immaginassimo, che oltre a saper calciare un pallone in questa città, si potesse anche pararlo o gettarlo in un canestro; credo che sarebbe il delirio. Quello che non passa inosservato è l’assoluta certezza che se si scucisse un qualsiasi lembo di una rete del comunale, la città sarebbe pronta a qualsiasi cosa pur di rattopparla. A parte il paradosso, che poi lo chiamerei così fino ad un certo punto, le energie e soprattutto i soldi che questa città elargisce al calcio sono di gran lunga superiori a quelli regalati per gli sport minori. Solo i piccoli club di calcio, i sopravvissuti di una volta, riescono a mantenersi o fallire per conto proprio. Nella mente dei quarantenni rimane indelebile il ricordo della GEDILA o della GARGANA scomparse dalla memoria di ognuno di noi. Altri tempi e soprattutto altri condottieri, che giunti o meno alla fine di un ciclo sportivo, di qualsiasi genere e disciplina, abdicavano o pagavano di persona per gli sbagli commessi. Si elargiva alla “Vecchia” e non solo, ognuno di noi ne viveva di sport, scegliendo a pari introiti cosa praticare. Perché anche se è possibile affermare il contrario, la parità di introiti porta a delle strutture idonee in tutto e per tutto, anche sotto il profilo della sicurezza e del contorno stesso delle manifestazioni create. La sensazione è che tutt’oggi esistano sport minori e maggiori, ma in special modo che il sudore del tappeto del comunale non sia uguale a quello di Via Canova o del Pala-Handball Chiara Gramatico o del Pala-Hockey di via Immacolata; ripeto sensazioni, ma troppe volte quest’ultimi due lo hanno asciugato per conto proprio quel terreno, senza potersi allenare o nel dover rinviare manifestazioni sportive. Forse non c’è ne motivo o spiegazione, ma si preferisce elargire a chi corre dietro ad un pallone.

Foto di Enrico Paravani ©

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Maurizio Spreghini

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