La famiglia è la culla della disinformazione mondiale. Nella vita di famiglia dev’esserci qualcosa che genera gli errori di fatto. L’eccesso di vicinanza, il rumore e il calore dell’essere. Forse anche qualcosa di piú profondo, come il bisogno di sopravvivere. Murray sostiene che siamo creature fragili, circondate da un mondo di fatti ostili. I fatti minacciano la nostra felicità e sicurezza. Piú a fondo investighiamo nella natura delle cose, piú incerta può sembrar diventare la nostra struttura. Il processo famigliare tende a escludere il mondo. Piccoli errori diventano capitali, le finzioni proliferano. Io gli replico che ignoranza e confusione non possono essere le forze motrici che stanno dietro la solidarietà famigliare. Che idea, che sovversione! Lui mi chiede perché mai, allora, le unità famigliari piú forti si trovano nelle società meno sviluppate. Il non sapere è lo strumento della sopravvivenza, sostiene. Magia e superstizione si ossificano a diventare la poderosa ortodossia di clan. La famiglia è piú forte là dove è piú probabile che la realtà oggettiva venga malintesa. Che teoria spietata, dico. Ma lui insiste che è vera.
[Don DeLillo, Rumore bianco (White Noise, 1985), traduzione di Mario Biondi, Einaudi, Torino, 1999]
B. è interdetto. Non è più nemmeno cavaliere del lavoro. Lo possiamo immaginare, insonne, in queste notti che lo separano dal 10 aprile quando saprà se dovrà impegnarsi in attività socialmente utili o se dovrà scontare la pena ai domiciliari.
Qualche anno fa arrivò a dire che “il pubblico italiano non è fatto solo di intellettuali, la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco… È a loro che devo parlare.”
E chissà se non saranno proprio questi suoi interlocutori di seconda media che vergheranno di proprio pugno la fine di un’epoca. Il cognome giusto con il nome sbagliato sulla scheda elettorale nell’ultimo familistico e disperato tentativo di candidare un suo parente stretto. Un poderoso contrappasso. Quasi troppo per un ventennio da incubo.
Foto di Enrico Paravani ©