“[…] nel campo dei fenomeni quantitativi, la media rappresenta appunto un termine di mezzo, e per chi non vi si è ancora uniformato, essa rappresenta un traguardo. Se, secondo la nota boutade, la statistica è quella scienza per cui se giornalmente un uomo mangia due polli e un altro nessuno, quei due uomini hanno mangiato un pollo ciascuno — per l’uomo che non ha mangiato, la metà di un pollo al giorno è qualcosa di positivo cui aspirare. Invece, nel campo dei fenomeni qualitativi, il livellamento alla media corrisponde al livellamento a zero”.
Umberto Eco – Diario Minimo, 1961.
E dopo Mike Bongiorno venne Beppe Grillo. Figlio di una deriva involutiva a genesi televisiva eppure applicata sorprendemente in un ambito diverso – quello politico – con modalità di segno opposto, partendo dalle stesse miserie.
Con un medium diverso, s’intende. Sostituite la Tv e pensate alla rete.
Sostituite la figura di Mike Bongiorno con quella di Beppe Grillo. Togliete la “mediocrità assoluta” [1] emanata spontaneamente da Mike Bongiorno e metteteci la mediocrità mascherata (“queste cose ve le deve dire un comico”) di Beppe Grillo. Per finire sostituite l’inno all’immobilità della figura di Mike Bongiorno che “rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello” [1] con la nuova religione dell’azione pura, semplice, immediata (“uno vale uno”). Dove Mike Bongiorno “non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi” [1] troviamo un Beppe Grillo che invece si vergogna dell’ignoranza. Non certo della sua, è chiaro. La vergogna è proiettata sull’ignoranza manifesta dei componenti della “casta” plutocratico-governativa. E di tutti quelli che con il loro voto danno linfa vitale al sistema. Entrambi mostrano “sincera e primitiva ammirazione per colui che sa” [1]. Bongiorno mettendo “in luce le qualità di applicazione manuale, la memoria, la metodologia ovvia ed elementare: si diventa colti leggendo molti libri e ritenendo quello che dicono” [1], Grillo di fatto non sovvertendo il paradigma, vaticinando sull’efficienza meritocratica dell’analisi dettagliata dei curricula. Nessuno dei due è sfiorato “minimamente” dal “sospetto di una funzione critica e creativa della cultura” [1]. Nel primo la cultura è nozione. Nel secondo è essenzialmente una leva di sollevamento per il ribaltamento dell’azione costrittrice della “casta”. Ecco quindi che la cultura non è vista nella sua funzione creativa ma nella sua utilità demolitrice. Se il linguaggio di Mike Bongiorno “è rigorosamente referenziale e farebbe la gioia di un neo-positivista” [1], quello di Grillo è essenzialmente dello stesso livello con l’aggiunta di un ricorrente e consapevole uso del turpiloquio. Per entrambi comunque “non è necessario fare alcuno sforzo” [1] di comprensione. Dove Mike Bongiorno dimostra di non accettare “l’idea che a una domanda possa esserci più di una risposta” [1], Grillo contrappone una prospettiva diametralmente opposta, ovvero, non è tanto il fatto che alle domande corrispondano più risposte quanto il fatto che alle domande corrispondano risposte semplici. La soluzione è sotto gli occhi di tutti. Le varianti in questo caso non sono certo viste con sospetto ed anzi si finisce per accogliere possibilità al limite dell’incredibile in una totale dissoluzione del principio di causa ed effetto (“scie chimiche? Io non lo so, mi sono un po’ informato, c’è qualcosa che non quadra, in effetti” [2]). Dove Mike Bongiorno “evita la polemica, anche su argomenti leciti” [1] Beppe Grillo la accoglie, sempre e comunque. Se Mike Bongiorno “convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità e “non provoca complessi di inferiorità” [1], Grillo convince il pubblico con un esempio vivente di moto di reazione rivoluzionaria fondato su un complesso di superiorità nei confronti della “casta”. Mike Bongiorno “rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello” [1]. Grillo rappresenta un ideale che tutti devono sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. La differenza è sottile. Il presupposto lo stesso. La mediocrità nel primo è una forza di contenimento. Nel secondo una forza di propulsione. Certo è che “la tensione tra essere e dover essere” [1] è la stessa come direzione. Cambia solo il verso. Si potrebbe pensare che Beppe Grillo abbia ucciso l’archetipo Mike Bongiorno. Oppure che l’abbia resuscitato con i connotati cambiati, partendo dagli stessi presupposti.
Riferimenti
[1] Eco, U. (1961). Diario Minimo. BOMPIANI
[2] http://www.youtube.com/watch?v=WA3gybnc1ug#t=90
11 Comments
chicca
10/04/2014 at 07:04…attenzione alla vista
Sergio Scanu
10/04/2014 at 09:28Ipocondriaca?
marco pucci
10/04/2014 at 14:51Spero l’ editore di questo articolo capisca la differenza tra il comunicatore/comico Beppe Grillo e il movimento5stelle, ossia la differenza tra la critica semplice , populista della nostra nazione&governanti e l’azione parlamentare,regionale e cittadina del movimento.
Altrimenti vorrebbe dire che il Berlusconismo ha trionfato e spento tutte le analisi critiche, ossia la Forma vince sulla Sostanza.
Sergio Scanu
10/04/2014 at 14:59E’ abbastanza chiaro che l’articolo parla di Beppe Grillo e non del M5S come insieme di persone impegnate sul territorio. O forse non è chiaro?
antonio cozzolino
10/04/2014 at 16:32Certo che paragonare beppe grillo ad un re dei mediocri…..puoi fare tutti i distinguo che vuoi, ma poi i sudditi sono sudditi….e in quanto etichetta, la sudditanza, non lascia fuori nessun suddito a prescindere da quanto si sbatta
Sergio Scanu
10/04/2014 at 16:41L’articolo è sulle modalità di comunicazione non sulle qualità degli elettori o dei telespettatori.
Alessio
10/04/2014 at 21:56Nell’articolo si parla di mediocrità utilizzando un linguaggio pesantemente acculturato, per capirne il senso è necessaria la seconda o la terza rilettura, è un effetto voluto o veramente ti esprimi con questi termini?
Sergio Scanu
10/04/2014 at 22:11L’articolo cita passi di un pezzo di Eco. Quindi nessuna delle due.
Riccardo Valentini
11/04/2014 at 10:20Questo articolo, a prescindere dalla condivisibilità dei contenuti (che io non condivido affatto) mi ricorda tanto quei lunghi e noiosi libri universitari in cui per spiegare concetti semplici i professori cercavano di usare le parole più complicate possibili per darsi un tono.
Per il resto paragonare Beppe Grillo a Mike Bongiorno mi sembra proprio prendere fischi per fiaschi: allora tanto vale paragonare Renzi a Chuck Norris
Sergio Scanu
11/04/2014 at 10:28Renzi a Fonzie semmai. Ah no, non si può dire però. Il paragone non è mio ma di Grillo.
Paola Angeloni
15/04/2014 at 16:11Gentile Scanu hai considerato quanti hanno letto ( e più volte letto ) Diario Minimo ?! Anche tu dovrai vergognarti di aver fatto una comparazione nei limiti del fenomenologico. Non dai Verità !!