(Altro che stallo messicano)
Alla fine bisogna pur dire qualcosa, bisogna pur posizionarsi (termine molto in voga di questi tempi).
Si, perché ciò che sta accadendo in quello che fino a pochi giorni fa era definito come l’ultimo vero partito della democrazia italiana, è paragonabile al teatro della commedia dell’arte.
Segretari che sfiduciano il Premier dello stesso partito, movimenti sotterranei per affrontare problemi interni, dissenso diffuso ma solo della base, agitazioni varie più o meno condivise, altro che Partito, qui si va in scena a soggetto!
Si sa che nelle stanze del PD la tranquillità non è mai di casa, ma stavolta ce la stanno mettendo proprio tutta per battere ogni record, compresa una paventata minaccia di scissione da parte dell’area civatiana.
Il Pippo democratico, già votò NO al documento proposto da Renzi giovedì, non assicurando che darà la sua fiducia al governo e poi lanciando una provocazione, sul suo blog, in merito alle voci di contatti tra il Pd e Forza Italia. Voce che poi verrà smentita nel pomeriggio, da parte del portavoce Guerini (ognuno ha il suo Guerini in seno, la mancanza di una erre è solo un dettaglio).
Ora ci sarà da vedere se il No degli scontenti resisterà fino al voto alla Camera sul Governo Renzi. Pippo potrebbe portare con sè un buon numero di dissidenti, e la sua frase, nemmeno tanto sibillina “Quasi quasi fondo il Nuovo Centro sinistra”…fa tremare più di un polso nelle stanze che contano in Largo del Nazareno.
La ciliegina sulla torta, la mette la minoranza Cuperlo, che si propone di presentare una bella agendina beneaugurante al nuovo Governo, per mano del solito Fassina (Fassina chi? Si proprio lui) una bella agendina programmatica su temi come il welfare, un intervento straordinario per l’occupazione giovanile, la politica industriale e quella macroeconomica da rinegoziare con Bruxelles.
Come si vede nel PD non ci si annoia mai e come nei migliori “Spaghetti Western”, il finale non è mai scontato e, anche se lo scenario principale è ben disegnato, gli attori chiamati in causa ce la stanno mettendo tutta per tenere il pubblico attaccato allo schermo fino ai titoli di coda.
Il Buono (Civati), il Brutto (Renzi) e il Cattivo (Cuperlo) sono già sul set, il regista dietro la macchina da presa, e non si ripeteranno i ciak, si attende solo il Si Gira!
Silenzio in scena e speriamo che sia “buona la prima”, perché un’altra scena del genere mette a seria prova le coronarie dei tesserati!
Foto di Enrico Paravani ©
10 Comments
paragnosta
17/02/2014 at 17:58La grafomania (mania di scrivere ) diviene fatalmente un’epidemia di massa quando il progresso di una società raggiunge tre condizioni fondamentali:
1) un alto livello di benessere generale che permette alla gente di dedicarsi ad attività inutili;
2) un alto grado di atomizzazione della vita sociale e il conseguente, generale isolamento degli individui;
3) una radicale mancanza di grandi cambiamenti sociali nella vita interna della nazione…
L’effetto, tuttavia, si ripercuote sulla causa. L’isolamento generale crea la grafomania, ma la grafomania di massa rinforza e aumenta l’isolamento generale. L’invenzione della stampa permise un tempo agli uomini di comprendersi a vicenda. Nell’era della grafomania universale, il fatto di scrivere ossessivamente assume un significato opposto: ognuno si circonda delle proprie parole come di un muro di specchi che non lascia filtrare alcuna voce dall’esterno.
Enrico Paravani
17/02/2014 at 18:09a chi non mette nome cognome e faccia sotto quello che scrive nemmeno rispondo, non perdo tempo con chi gioca a nascondino
Sergio Scanu
17/02/2014 at 18:10Mi chiedevo: uno che ha la mania di scrivere è detto grafomane. Uno che ha la mania di leggere? E soprattutto uno che ha la mania di leggere ciò che reputa prodotto da un grafomane? E uno che commenta ciò che ha letto da uno che reputa grafomane è forse un grafomane occulto oppure al quadrato?
Fulvio Floccari
17/02/2014 at 19:25Ben copiato da http://parolevuote.tumblr.com/post/46262540156/la-grafomania-mania-di-scrivere-i-libri-diviene
Non credo che il nostro “paragnosta” legga Milan Kundera, altrimenti non avrebbe saltato proprio gli stessi passi che ha tagliato il blogger di ParoleVuote.
Per scrivere di proprio pugno occorrono i contenuti.
Ciao, paragnosta senza nome. E buona lettura.
Nico Baragliu
17/02/2014 at 21:22Giù le mani dal Paravani!
paragnosta
18/02/2014 at 23:14Nessuno che ha commentato il contenuto ma tutti contro l’autore del commento. Il paragnosta è come il paravani che si autoalimenta di parole inutili quanto vuote per confermare “una radicale mancanza di grandi cambiamenti sociali nella vita interna della nazione”…giocando a fare l’intellettualoide mentre il mondo gli sta cadendo addosso…………il copia incolla a volte è più incisivo di arzigogolati meteorismi cerebrali…………(senza rancore)
Massimo Pantanelli
19/02/2014 at 00:47solo i ciechi non percepiscono le evoluzioni e i cambiamenti sociali “nella vita interna della nazione”…altra cosa è comprenderli ma purtroppo non si vede ciò che non si conosce…
Enrico
19/02/2014 at 11:44Ribadisco non mi confronto con chi non ha il coraggio di mettere nome e cognome sotto quello che è (o dovrebbe essere) il suo pensiero, il vuoto è chi gioca a nascondino e anche un po’ vigliacco!
paragnosta
19/02/2014 at 18:28L’unica osservazione degna di rilevanza e che lascia il lettore anche favorevolmente titubante è quella di Massimo pantanelli, quasi una voce fuori dal coro: la qualità non è acqua. Ha la stoffa e la sensibilità nonchè l’acutezza di captare l’essenza, non si è soffermato all’estetica ma ha puntato sull’etica. La differenza tra il paragnosta e il paravani è che il primo è sconosciuto ai più il secondo è sconosciuto a se stesso. Ribadisco, senza rancore!
Enrico
20/02/2014 at 17:13Sei in grado di ricostruire la storia di un oggetto e di chi gli è vissuto intorno, semplicemente entrando in contatto con esso caro il mio paragnosta, riesci a leggere il passato ed il futuro come se fossero stampati su un’unica pagina. Rivelati alle masse affamate di sapere, scendi dall’Albero della tua conoscenza eccelsa, diffondi il tuo Verbo, metti a disposizione le tue indubbie doti sensoriali per imprimere un segno tangibile e benevolente a noi comuni mortali.
Attendo con impazienza il tuo “Guardami” di caselliana memoria.