Tidei si candida, Moscherini si candida, Luciani si candida – ma si defila poco dopo – anche il capo condomino si candida. Tutti pronti fra sei mesi a vincere la competizione elettorale e lasciare sul terreno di battaglia “carne putrida trucidata lanciata dal cannone”.
Ma, anche se oggi i big sono pronti a battersi il petto per “l’operazione verità”, “la caduta dello zar” e “chi l’ha dura la vince”, certo non si può essere così sicuri che siano disposti a scendere nuovamente in campo in prima persona. Potrebbe essere il momento dei pezzi di seconda o terza scelta – pur col rischio di finire bruciati alla loro “giovane età”. Nessuno degli “ingombranti” metterà la faccia: meglio un puppet in comune, meglio un’amministrazione di transizione. Ma non doveva essere quest’ultimo Tidei (il terzo?!) a traghettare tutti verso lidi più felici per poi tornare a “governare con il bastone e la carota” nel roseo futuro che li aspetta (per noi solo un grigio presente)?
Massimiliano Grasso è il nome più conversato nei salotti del centrodestra. Marco Piendibene è il nome più chiacchierato nel PD ma anche Paola Rita Stella non scherza. Roberta Galletta si candida. Simona Galizia si candida. Mauro Nunzi si candida.
Per Leonardo Roscioni, Giovanni Ghirga, Mario Michele Pascale e Alessandro Battilocchio si levano cori di giubilo, ed anche le Giovani Marmotte sono in procinto di candidarsi ma solo Rataplan si è candidato ed ha già vinto la partita!
Marietta Tidei si vorrebbe candidare, non al Pincio – troppi schizzi di fango che potrebbero ritornare – ma nuovamente in Parlamento col nuovo PD Renzi style.
Mauro Guerrini e Antonio Cacace chiedono a gran forza le Primarie, rispettivamente nel PD e nel centrodestra.
Se siamo giunti fino a questo punto, certo non è grazie a noi ma ad altri, ai patti elettorali tra cani e padroni di cani, abati cruenti e presidenti a luci alternate: ma dobbiamo proprio ricordarci tutto.
Pietro Tidei (1994-1999) dal “baffo lucente e il sorriso british” arriva dopo la sciagurata – non certo per colpa sua – avventura di Pietro De Angelis e tutti convengono che sia lui l’uomo del futuro. Sarà ricordato come un “novello Augusto”.
Tidei II (1999-2001) un “baffo sempre lucente ma meno sorrisi questa volta”, finita prematuramente, per correre all’elezione alla Camera dei Deputati nella XIV Legislatura ed avvicendarsi con l’azzurro Alessio De Sio (2001-2005) “giovane rampollo di casa Forza Italia dedito ad incatenarsi davanti alle centrali” tutto per bruciare sull’altare della Patria il candidato “forte” del centrosinistra Carlo Falzetti – uscito vincitore dal primo turno delle amministrative, sconfitto al ballottaggio, molti dicono per lo scambio di voti destra-sinistra che permise l’elezione alla Camera dell’uno ed al Pincio dell’altro. Pochi anni dopo proprio De Sio autorizzerà la costruzione della centrale a carbone con quel voto di Consiglio del 25 marzo 2003, ma sarà ricordato ai posteri, insieme all’Assessore Renda e al Dirigente Venanzi, anche per la “finanza creativa a suon di swap e boc”.
E venne il giorno che il centro vinse le elezioni con il civico Gino Saladini che però amministrerà solo per 7 mesi la città. I Democratici di Sinistra correranno spaccati alle elezioni, la mozione Fassino-D’Alema punta sul medico Saladini mentre la mozione Mussi, messa letteralmente alla porta, sosterrà l’uscente Consigliere Marco Piendibene; pochi mesi di Giunta e, tra farmacie comunali, mal di pancia e transfughi imbarcati, ha fine il mandato.
Sorpresa, sorpresona, a candidarsi e vincere le amministrative è proprio l’uomo del porto, il Presidente Giovanni Moscherini (2007-2012), forte del suo stile manageriale e della sua doppia valenza politica. Il centrosinistra, dopo l’esperienza Saladini, correva nuovamente unito candidando il Professore Nicola Porro; anch’egli però venne sacrificato sull’altare, questa volta, del porto venendo a mancare al primo turno i voti dei “grandi elettori della sinistra cittadina”. Gianni Moscherini fu il primo che propose le “larghe intese con tutti gli onesti e validi che si vogliono impegnare”. Forse centrò l’obiettivo con quelli che si volevano impegnare, ma sull’onestà e la validità della sua Amministrazione ci sarebbe molto da raccontare, certo è che il caso Sinopoli vale su tutto.
Arriviamo al Tidei III (2012-2013) che abbandona la XVI Legislatura per “ritornare” a fare il Sindaco “baffo non più lucente, sorrisi spariti e un mal di pancia cronico”. Ed anche questa ultima volta sembrerebbe esserci stato uno scambio di voti tra destra e sinistra, direttamente dalle stanze della ex AN. Infatti seppur il politico è esperto della materia amministrativa, sembra meno propenso a rispettare il programma elettorale – se non il suo – e il rispetto delle persone che lo circondano. Così dopo un’anno e mezzo, con la multiservizi comunale in liquidazione, il servizio idrico sulla via della privatizzazione e i piani urbanistici del fu Moscherini Sindaco completati, finisce prematuramente il suo mandato.
Strana coincidenza che quando si candida in prima persona Pietro Tidei i voti passano da uno schieramento all’altro con un battere d’ali. Ma si vorrebbe candidare nuovamente per un Tidei IV con l’operazione trasparenza. Questa volta lo scambio di voti sarà per alzata di mano, parola di Vecchia Marmotta!
Nel gennaio 2007 sulle colonne del Messaggero a firma di Giuseppe Baccarelli potevamo leggere “Fattori anomali (M e T) e fattori mancanti (C)”. A distanza di sei anni da quell’editoriale mi viene da sospettare che se i fattori noti sono M e T, pur ricercando C, ci sfugge la conoscenza di tutti gli altri fattori dell’operazione, che risulta sempre più evidente essere un bel sistema di k incognite in n equazioni.
Karl Marx sosteneva che “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.” All’ultima tornata elettorale abbiamo assistito, chi in prima persona, chi dalle retrovie, chi da spettatore, ad una magnifica tragedia manzoniana che ha lasciato profondi solchi sulla nostra pelle a imperitura memoria di quanto accaduto. Era una tragedia, in pochi conoscevamo il canovaccio e anche chi saliva sul palco. spesso era controfigura sopraffatta della scena. Guerra senza limiti all’ultimo sangue? Non abbiamo ancora assistito a quella che verrà.
Piacerebbe a molti fare damnatio memoriae di quello che è stato fino a ieri e poter cominciare con una nuova “verginità politica” la campagna elettorale, ma dovremmo forse dimenticare le assunzioni e le scempiaggine amministrative compiute nei cinque anni delle “larghe intese” da Gianni Moscherini oppure della “sinistra che torna a vincere” per 18 mesi dell’asse PD-SEL-PSI-Civiche condotto da Pietro Tidei?
Certo che no, come potremmo mai! La Politica quella bella, fatta di facce entusiasmate, idee e progettualità è morta con tutti loro anni ed anni fa – mi verrebbe da dire che il 1995 è l’anno in questione – giovani, vecchi, giovani già anziani e vecchi rinnovati che nel tempo ciclicamente si cambiano di posizione affinché possiamo rimanere con questo paradosso, di questa sinistra che ci dice “voi vi siete sbagliati, infatti cambiano nome al partito, la faccia, ma restiamo gli stessi di sempre.”
Troppa ignoranza e supponenza?
Chi si getta nell’agone della politica – fare politica è un termine che implica uno studio ed una formazione che questi signori non posseggono – è abituato da troppo tempo a trattare l’elettore, e chi scrive di queste cose, come un pesce rosso ed è su questa precondizione che faranno la loro campagna elettorale. C’è già chi scrive di una guerra, chi inizia a scaldare i motori della “macchina del fango”. Chi si sente a disagio ad essere chiaro e sincero, quando non lo è mai stato, chi risuscita associazioni culturali create ad hoc e messe a riposo in questi diciotto mesi d’esercizio del potere, si rinsaldano vecchie iniziative rivoluzionarie, si torna a scrivere ai propri avversari in pubblico, ci si fa vedere più interessato ai problemi dei cittadini, ti invita a cena o a bere un caffè.
“È il vecchio esercizio, stanco – provvisorio s’intende – di politicanti, in arte “rivoluzionari” – a parole – a corrente alternata. Questa non è politica, è altro.” cit. Edmondo Cosentino
Foto di Enrico Paravani ©
2 Comments
Paola Angeloni
11/12/2013 at 12:36Federico, vi è una tendenza di natura psico sociale in base alla quale noi facciamo riferimento, anche nell’ interpretazione degli eventi successivi, alla nostra visione del mondo che si struttura nell’ età dell’ adolescenza e della prima gioventù. Tralascio, quindi, ciò che mi è accaduto dal 1968 al 1977. Cito quest’ ultima data, perché indicativa della deriva terroristica in Italia. Ho avuto in seguito un occhio attento alle proteste dei movimenti e non solo in Italia. Si può dire che già da quegli anni si è presentata una disaffezione per il sistema dei partiti e una emancipazione da parte dei movimenti dalla tutela politica dei partiti e dei sindacati. Oggi assistiamo al crollo, acuito dal ben più grave crollo del SISTEMA istituzionale e del WELFARE sociale. Quello che dici sul politico a C. Vecchia è la vulgata del centro sinistra, altra vulgata era che ” due intellettuali come Carlo Falzetti e Nicola Porro non ce la potevano fare”. Non entro nella machiavellica nostrana analisi della spartizione dei voti tra destra e sinistra, vorrei invece che si facesse una seria analisi del ruolo dei movimenti della società civile nella nostra Città, ( che in quella occasione hanno di fatto rifiutato quelle candidature). Ora è necessaria una analisi del ruolo di quei movimenti che nella Città si sono poco sentiti e che di fatto , a causa delle nostre emergenze, avrebbero dovuto coinvolgere tutta la società civile. Perché i ceti medi non si sono mossi?. Perché non si sviluppano reti di comunicazioni differenti ? Perché non si sentono le reti dei consumatori? Perché il movimento delle donne è ridotto a due scarpette rosse? Perché non c’ è manifesta rivendicazione dei diritti civili anche per gli ” Altri” ( taciuta emergenza a C. Vecchia ) ?. Perché poche persone nella protesta a favore della tutela ambientale? ( evidente e vissuta emergenza di tutta la popolazione). Perché non c’ è interesse per la tutela dei centri storici e delle emarginate periferie?. Penso che nella Città , non solo i partiti , siano tutti presi da una narcisistica e demenziale autoreferenzialità, che si traduce nel singolo in silenzio, disimpegno e distacco.
Paola Angeloni
11/12/2013 at 13:03Tengo a precisare che sono una dinosaura del direttivo del PD’ così sono chiamata.