Una super imbarcazione di lusso dai numeri che farebbero impallidire i cantieri più preparati, un progetto interamente made in Italy dal costo complessivo di 100 milioni di Euro che impiega circa 500 lavoratori nella sua realizzazione. A costruirla nel porto di Civitavecchia la società Privilege Yard SPA di Mario La Via fondata nel 2007 con un capitale sociale di 75 milioni di Euro; a fornire i capitali è la Ultrapolis 3000 Investment LTD di Singapore (tramite la Privilege Fleet Management CO SPA) rappresentata dall’ex-segretario dell’ONU Javier Perez de Cuellar, con soci eccellenti quali il sultano del Brunei e Robert Miller, azionista di Louis Vuitton e CNN.
127 metri di yacht, 9 ponti, 12 suite, 23 nodi di velocità, 60 uomini d’equipaggio, un sommergibile, 8 Rolls Royce, 12 tender, 2 elicotteri, un idrovolante ed un cargo boat.
Mario La Via, ha costruito la propria fortuna tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, ritornato in patria dopo 32 anni, per questo ambizioso progetto, ha incassato la fiducia delle più grandi banche italiane Unicredit-Capitalia (Locat), Intesa-San Paolo, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Milano (Banca dell’Etruria), di manager, istituzioni e poteri forti; nel consiglio di Privilege Yard figurano, Mauro Masi, Serafino Gatti, Giorgio Assumma, Tommaso Di Tanno, Alessandro Perrone. A guidare la committenza dalla Privilege Fleet Management è invece Vincenzo Scotti con i consiglieri Gianni Rivera e Giancarlo Elia Valori.
Fu Giancarlo Elia Valori, allora Presidente di Sviluppo Lazio, a convincere la Società armatrice a preferire i cantieri del porto di Civitavecchia a quelli della Grecia; grazie all’ intervento dell’ allora Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, fu coinvolta anche la finanziaria regionale FILAS quale segno di appoggio delle istituzioni regionali all’iniziativa, sancendo la nascita ufficiale del “distretto industriale della nautica”. Il 20 aprile 2007, giorno della posa della prima pietra, ad inaugurare il cantiere erano in molti compreso il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone; i lavori però furono subito interrotti per l’improvviso ripensamento della FILAS che rischiò di far naufragare l’iniziativa. In extremis il decisivo intervento dell’allora Presidente dell’Autorità Portuale, Fabio Ciani, permise l’anno seguente l’inizio dei lavori di costruzione. Lo yacht di 127 metri costituisce la prima commessa della Privilege che iniziò a predisporre l’area di cantiere dove sarà costruito la P450, il secondo yacht da 136 metri.
“Oggi dobbiamo prendere atto che è stato realizzato quanto la Privilege aveva promesso. Questo cantiere porta e porterà a Civitavecchia lavoro e fama. La Privilege è ormai una azienda di caratura non solo nazionale ma anche internazionale, e tutti noi, istituzioni, banche, fornitori e maestranze, dobbiamo dare il nostro impegno a sostenerla”. (cit. Pietro Tidei)
Tutti sono concordi che la via per Civitavecchia è lastricata di buone intenzioni. Il progetto Privilege, fino a prova contraria, ha una sua validità, gli investitori sono solidi e il mercato dei mega yacht non conosce la parola crisi; Civitavecchia ha un ruolo strategico e implementarne lo sviluppo è interesse del Paese. Passa il tempo, i lavori sono avviati e più ci si avvicina ad una dead line più sembra non essere oro tutto quel che luccica.
L’ultimo bilancio depositato presso il Registro delle Imprese corrisponde all’anno 2011 riporta un range di fatturato di “Sopra 30.000.000 Euro”; il fatturato durante il 2011 è diminuito del -76,60% rispetto al 2009. Il risultato netto ottenuto durante il 2011, dopo gli oneri finanziari, le tasse e gli ammortamenti è diminuito del -911,15% rispetto al 2009.
Incassata la prima tranche di finanziamento, i tempi di lavorazione si sono allungati, sia in fase di progettazione che di costruzione, evidenziando un ritardo rispetto al cronoprogramma dei lavori pattuito con le Banche. La fiducia degli azionisti, pronti a varare l’imbarcazione nella primavera 2012, ora agli inizi di novembre 2013, ma, presumibilmente tendente all’inizio del 2014, è venuta meno e hanno deciso di ritardare la corresponsione della seconda trance di finanziamento finché i lavori in cantiere non abbiano azzerato il divario tra lo stato di fatto e il cronoprogramma; come se non bastasse all’inizio del 2013; Perrone, Masi e Gatti cedono le loro quote e lasciano la società, successivamente viene nominato Presidente del CdA Giovanni Verdicchio.
Ad oggi circa l’80% di questo gap è stato azzerato ma dall’inizio di luglio la Privilege Yard S.P.A. è incapace di pagare le commesse alle Ditte operanti nel cantiere.
Il ritardo rimane ancora alto e con i capannoni della Mattonara pieni di materiali altamente tecnologici, chilometri di tubi e cavi, centinaia di quadri elettrici, arredi, ecc., da montare sulla P430 e con i ponti in lavorazione, la Società non può permettersi d’interrompere la costruzione e di concerto con il Sindacato prevede di pagare i soli salari dei dipendenti delle Ditte, posticipando il pagamento delle commesse al momento dell’arrivo della seconda tranche di finanziamento; la copertura economica sarebbe assicurata impegnando il capitale sociale della Società stessa e/o utilizzando i ricavi della vendita dell’energia elettrica prodotta dalla centrale fotovoltaica in copertura al cantiere.
Da lunedì mattina un presidio della FIOM-CGIL fuori dai cancelli del cantiere ha interrotto l’attività al suo interno. I lavoratori sono nuovamente in sciopero per chiedere il pagamento degli stipendi di giugno, luglio ed agosto e la certezza che gli stessi, in previsione dei ritardi da parte delle Ditte, vengano pagati direttamente dalla stessa Privilege Yard SPA. La Società, dal canto suo, comunica che si sostituirà alle singole aziende e che gli stipendi saranno pagati tutti entro la fine della settimana, ricorrendo allo stesso capitale sociale del Cantiere.
Siamo in presenza di un miracolo italiano?
In molti hanno creduto in un progetto che prevede una serie di navi, occupazione garantita e con la prima commessa, la P430, ancora senza un’acquirente. Mario La Via ha più volte dichiarato la solidità del progetto senza tralasciare che le imbarcazioni in questione “si collocano nella fascia altissima del mercato e non sono in concorrenza diretta con gli altri costruttori italiani di yacht”; non bisogna cercare un futuro proprietario perché le imbarcazione prodotte dalla Privilege “in realtà sono assegnate più che vendute, perché la politica commerciale del nostro cliente prevede assegnazioni preferenziali ed assegnazioni correnti a secondo del tempo che i vari utilizzatori richiedono per lo sfruttamento della nave”. È comprensibile che in tempo di crisi qualcosa si rallenti, ma oggi che ci apprestiamo ad entrare nel sesto anno di cantiere qualche domanda sorge spontanea.
A completare lo scenario descritto, si aggiunge l’assoluto silenzio dell’amministrazione locale, della “politica vera” che dovrebbe levare una voce istituzionale a difesa dei lavoratori. L’indifferenza, ricordiamolo, uccide più delle pistole ed il rischio è che a rimetterci sia il lavoro manuale, quello che non produce reddito alle casse che contano e che si aggiunga disoccupazione ad altra disoccupazione, come in un gioco sadico.
TerzaStrada, esprimendo la sua solidarietà ai lavoratori del cantiere Privilege e la speranza di una pronta e concreta soluzione della vertenza in corso, rivolge alla città ed alla Privilege Yard SPA una serie di domande, alle quali ci auguriamo di ricevere risposte.
- Perché tanto segreto intorno alla figura dell’armatore? Esiste o non esiste?
- Se non c’è un’armatore e lo yacht è “da assegnare” per singoli periodi, perché si è inscenata una visita al cantiere da parte di un armatore giunto “dall’estremo Oriente?
- Se lo yacht è già venduto, perché sono le banche a dover finanziare l’avanzamento dei lavori?
- Se invece lo yacht è “da assegnare” per periodi di tempo limitati, chi ne sarà l’armatore? La Privilege o un mediatore?
- Cosa accadrebbe se le commesse in sospeso non venissero pagate affatto? Un tragico effetto domino su tutte le aziende coinvolte?
Foto di Enrico Paravani ©
2 Comments
fabrizio
06/10/2013 at 15:53prima di tutto mi pongo una domanda, ma se ne devono costruire a loro dire altre 9, l’ultimo se vanno di questo passo, quando ci potra’ andare per mare? ma questa e’ solo una mia curiosita’, perche’ adesso vorrei sapere una cosa seria, noi abitanti di sicuramente serie no B, forse forse di serie Z dovremmo subire rumore, polveri e sicuramente vernici e quant’altro di piu’ inquinante esistente giorno e notte sabato e domenica compresi, ma nessuno ci ascolta SINDACO in testa. (in quanto finora il cantiere a portato solo rumore e inquinamento) e autorita’ portuale a seguire e via dicendo altre istituzioni, adesso vorrei sapere una cosa dalla Privilege yard, ma se avete tanti euri perche’ non costruite o delle barriere anti rumore o meglio costruire questi mega yacht rinchiusi dentro un mega capannone al chiuso come succede in altri cantieri navali in Italia?
luca
09/04/2014 at 18:54Fin dall’inizio se ne parlava di intrallazzaci con la mafia. Non è vero nulla di quello che dichiara il cantiere, siamo alla solita truffa alla italiana. Mi dispiace davvero per chi ci ha creduto e per chi ci crede ancora e si aggrappa a qualsiasi speranza ma dall’altra parte se la ridono…tanto loro i soldi lo hanno già intascato e portato all’estero!…e proprio cosi!!
Luca