[heading style=”subheader”]La strage delle donne: uccisa a Cerveteri una mamma di 35 anni.[/heading]
Li chiamano femminicidi, ma sono stragi. Gocce isolate di un nubifragio che non si spegne. Un fiume in piena. Una lunga caduta verticale, che gela la pelle e inzuppa il capo, mettendo in moto le gambe in una fuga senza scampo. La morte ha gambe forti e occhi ciechi.
L’assassino dorme nel tuo letto, possiede le chiavi della tua vita. Si accomoda senza bussare tra le tue miserie, che sa di possedere. E’ un padrone, un capo-branco, una divinità.
E non è l’amore, che lo spinge ad uccidere.
Spillarti la vita dal petto. Cancellarti la voce. Fare impallidire i tratti del volto ed evaporare il tepore dal corpo. Non può essere amore.
Non ha un nome, per noi, questa giovane ragazza rumena. La gelosia le ha piantato un coltello in corpo e l’ha tolta a un figlio di cinque anni. Non ha un volto, per noi. Ma è comunque orrendo immaginare la scena del delitto, i grumi di sangue e l’orrore degli oggetti ordinari, sparsi per la roulotte che chiamavano casa.
Uomini che uccidono. Padroni traditi, forse, dall’oggetto del possesso. E non importa se sia stato consumato, il tradimento, o se invece appartenga solo alle fantasie. E’ stata emessa condanna di morte.
Un flebile moto di sgomento. Un millisecondo di silenzio. Pochi istanti di vaga attenzione.
Rumeno lui, rumena lei.
Potete anche continuare: è stata solo una minuscola tragedia ai confini dell’emarginazione. Nulla che meriti ascolto. Nessun nazionalismo da annaffiare. Peccato: sarebbe stata una notizia da prima pagina, se solo lei fosse stata italiana.
Foto di Enrico Paravani©
2 Comments
fernando
29/10/2013 at 13:49“uccisa una mamma di 35 anni”
il giusto titolo che avrei voluto leggere sulle altre testate. Perché si tratta di una donna, giovane, mamma, che abitava qua a due passi da dove stiamo noi, magari abbiamo incrociato il suo sguardo il sabato mattina al mercato..
forse abbiamo i figli insieme alla stessa scuola…
pensare che il cuore della notizia sia dire che era rumena e che è stata uccisa dal marito rumeno non fa onore al giornalismo.
bravo Fulvio!
cinzia
29/10/2013 at 20:35L’evento in sè, ossia il femminicidio, è solo la fine del tunnel percorso da questa, come altre , donne, dove silenti o urlanti nel loro viaggio spaventoso, non hanno trovato aiuto sostentamento ne attenzione, ne dalle istituzioni, dagli organi predisposti a tutela per molestie violenze……e finchè non vi sarà una cultura diversa nell’affrontare la violenza che le donne subiscono, i femminicidi saranno la “normale” conclusione del viaggio, loro malgrado intrapreso. La cultura del rispetto alla e sulla donna, se non parte da chi dovrebbe insegnarla ed esigerla, non la si avrà neanche in quei cittadini, tantissimi, che appaiono insensibili al problema, dove spesso gli stessi, pur osservando sentendo violenze…tacciono. Strage di anime sole…………..