Lavorare in un porto non è mai stato facile.
Il porto non è una fabbrica né un’officina.
Il porto è qualcosa di atipico, mutevole, dove difficilmente svolgi lo stesso lavoro due giorni di seguito.
Sul finire degli anni ’80, lavorare in un porto era ancora più difficile perché c’erano i “decreti Prandini”, ed i porti rischiavano di diventare il ”giocattolo” di pochi privati.
Sul finire degli anni ’80 il porto scioperava.
Sul finire degli anni ’80 l’intera città scioperava insieme al porto.
Scioperavano le scuole.
I commercianti erano solidali con i lavoratori del porto ed i politici marciavano insieme a loro.
Domani si sciopera di nuovo.
Sono diversi i motivi.
Ieri era la privatizzazione selvaggia, oggi il rinnovo del contratto nazionale.
Ma i pericoli sono simili.
Domani si sciopera.
Civitavecchia è cambiata, le persone sono cambiate.
Spero che non sia cambiata quella solidarietà e, soprattutto, la percezione che se il porto muore crolla buona parte dell’economia cittadina.
Perché Civitavecchia, da sempre, è una città portuale.
8 Novembre 2013 – Sciopero Nazionale dei lavoratori portuali
Foto di Enrico Paravani ©