Eccoci qui di nuovo a cercare di ricordare a dove eravamo rimasti… Già, dove eravamo?
Triste cosa la memoria… Chi si ricorda? Cosa si ricorda?
Ricordo che, da piccolo, spesso mio nonno mi diceva che mai si sarebbe dimenticato della grande Guerra, la prima, della seconda, della Fame vera, della disperazione delle famiglie, di eventi che hanno segnato per tutta la vita la sua esistenza. Noi cosa ci ricordiamo?
La realtà è strana da ricordare, strana da raccontare, strana da condividere, eppure c’è chi ancora crede che certe cose siano passate e non fanno parte della nostra vita reale, del nostro mondo, che ci sia stato un tempo dove uomini donne e bambini vivevano con il terrore di essere uccisi solo perché ERANO qualcuno senza aver commesso nulla. Quel tempo lo abbiamo ripercorso nel secolo varie volte e la nostra memoria è sempre li che vacilla: ma non l’avevamo già vissuto?
I dejà vu fanno parte della nostra incapacità di dare forma al ricordo e abbiamo rivissuto dopo l’Olocausto altre Shoa, altre deportazioni, altri genocidi, più o meno avallati, più o meno sottovalutati… Allora la memoria serve?
Visto come si sta evolvendo la storia non so che dire, siamo un popolo di smemorati cronici per indifferenza, egoismo, noncuranza, per quieto vivere, per non disturbar cani che dormono.
Sì, mio nonno aveva ragione, mai nessuno potrà togliermi il ricordo per poter guardare con occhi che sanno cosa sta accadendo e dare forma a quella che una volta si chiamava “tradizione orale”, passare da padre in figlio quella che è non solo l’esperienza, ma anche la coscienza civile di un genere, quel genere Umano troppe volte violentato da persone smemorate!
Fu così che imparai
con gli occhi di un bambino
attraverso gli occhi di un bambino
come me
stessi capelli
stesso sguardo
stessa voglia di vita
stessi diritti
stesse paure
stesse necessità
stesso desiderio di diventare grande.
Fu così che imparai
che oltre al bene
al mondo esisteva il male
usciva da quei libri
dalle copertine scure
dalle pagine lucide di ricordi
e lacrime
un grido soffocato
dentro quei libri
che profumavano di nuovo
urlava l’odio
vecchio quanto il mondo
e due occhi di un bambino
che piangendo
mi guardavano negli occhi…
Foto di Enrico Paravani ©