La giraffa “Marius” è stata uccisa nello zoo di Copenaghen, tutto per fare spettacolo, tutto da dare in pasto alla violenza ed al voyeurismo umano.
Quando ho letto la notizia ho avuto un sussulto. Nonostante le associazioni animaliste avessero cercato di trovare una nuova ubicazione alla giovane giraffa, proponendo altri zoo o parchi europei come nuova casa per il grande erbivoro, nonostante una petizione on line avesse raccolto migliaia di firme, si è avverato il peggiore dei finali possibili.
Non regge, secondo me, la scusante, seppur plausibile, della consanguineità (in una popolazione ristretta, come può essere quella di uno zoo, la possibilità di una convergenza genica è molto alta). In uno scambio equo, quasi fosse merce, si sarebbero potuti scambiare due esemplari provenienti da parchi lontani ed il problema della consanguineità sarebbe stato risolto, senza barbare uccisioni, che vengono metaforicamente chiamate “controllo della razza”.
Il direttore dello zoo di Copenaghen si difende sostenendo:
“Vede, ci sono delle regole. Quella giraffa, in base alle analisi genetiche della popolazione di appartenenza, era in eccesso. Il cuore di una giraffa è interessantissimo, è enorme. E secondo me è istruttivo per un bambino vedere com’è fatto un animale da dentro.”
Quel che più fa arrabbiare è il fatto che, dopo l’eutanasia (eu?) con un colpo di pistola, l’animale, ormai senza vita, è stato dissezionato davanti ad un pubblico “pagante” di adulti e bambini. Tutto ciò è inaccettabile, perché viola pesantemente la dignità degli animali. Essi non sono né merce di scambio né una specie inferiore che ha bisogno del controllo umano per continuare ad esistere. L’uomo deve intervenire dove lui stesso ha causato danni.
Non servono esempi eclatanti per far capire che l’Uomo non ha il controllo della natura: nel 1856 l’allevatore T. Austin introdusse in Australia i conigli, una specie assente fino a quel momento. Nell’arco di venti anni la specie, non avendo predatori o parassiti diretti, si moltiplicò a dismisura fino a raggiungere i 200 milioni di individui, con danni enormi alla fauna ed alla flora autoctona. Dopo vari maldestri tentativi di risolvere il problema (uccisioni di massa, introduzione di predatori), nel 1950 la zanzara portò con sé il virus della mixomatosi, che decimò i conigli: dopo cento anni di danni umani la natura stessa aveva risolto il problema.
Gli zoo o, come qualcuno preferisce chiamarli adesso, “bioparchi”, regolamentati da leggi comunitarie (direttiva 1999/22), vengono reputati luoghi educativi e scientifici, seppure la vita in cattività di specie animali selvatiche crei una condizione di sofferenza cronica che mal si concilia con un presunto ruolo educativo e di salvaguardia.
È indubbio che un animale selvatico all’interno di uno spazio esiguo (rapportato allo spazio normalmente fruito dall’animale libero) e in un clima diverso da quello di appartenenza (animali della savana in un ambiente dell’Europa del Nord!) cambia il suo sviluppo comportamentale sino a renderlo completamente diverso da quello in origine.
Allora cosa c’è di realmente educativo in tutto ciò?
Cosa c’è di educativo nel trasformare una tigre in un “gattone”, per esempio?
Cosa c’è di educativo nel mostrare i visceri di un animale, una volta estratti dall’addome?
Allo stesso modo, secondo quale strana teoria dovrebbe essere educativo per i bambini andare una mattinata al mattatoio a vedere uccisioni e dissezioni in catena di montaggio? Piuttosto che alimentare la crescita culturale, questa violenza gratuita pare avere come interesse solo un po’ di notorietà.
Ammetto che un maschio che cresce, come la giraffa in questione, sarebbe entrato in competizione genetica con gli altri già presenti nella struttura. Capisco le problematiche economiche legate all’alimentazione, alla pulizia, ed allo spazio occupato dal povero Marius. Ma proprio non capisco perchè l’animale non sia stato venduto ad una struttura esterna all’associazione europea degli zoo. In Italia si sono impiegati all’incirca vent’anni, tra lotte, proposte, petizioni, per trasformare l’animale da una semplice “res” ad un essere senziente con tutte le implicazioni di legge che ciò ha comportato, mentre, in questo caso, questo animale è stato trattato da semplice “pezzo di carne”, in barba a tutte le direttive europee.
Auspico che l’Europa sanzioni duramente e direttamente lo zoo di Copenaghen perchè questo non diventi un cattivo capofila di una ulteriore regressione del rapporto Uomo-animale.