In questi giorni, anche grazie al buon cuore e ottime intenzioni delle persone di buona volontà della nostra città, la situazione degli operai della Privilege è balzata agli onori della cronaca.
Si stanno mobilitando in molti, per fortuna, e per fortuna questa storiaccia sta avendo la visibilità che merita.
“Chi fa del bene ha sempre ragione”, mi diceva sempre un vecchio saggio che è mancato da poco, quel bene che ti viene da dentro e non riesci a trattenere: ma chi fa del bene?
Fare del bene non è così semplice come può sembrare da una prima lettura asettica dell’azione che sta svolgendo.
C’è sempre il rischio del narcisismo (insito in ognuno di noi), oltre al fatto di non sapere precisamente se si sta facendo del bene agli altri oppure al nostro ego, che necessita ogni tanto di una bella pompata!
Buoni davvero ce ne sono pochi, un po’ come i veri poeti (cit.) chi fa del bene sceglie di farlo perché sa che è bene (non è un gioco perverso di parole), spesso lo fa di nascosto senza esibire o mostrare al mondo la sua bontà!
Il narcisista o l’interessato se ne frega dello sguardo altrui, e se dà solidarietà si porta la claque appresso, certo che quel suo gesto solidale aiuterà in primis il proprio ego smisurato.
Il Vangelo, libro tanto bistrattato ma capace di distribuire vere e proprie perle a riguardo, ammonisce: “non sappia la mano destra quello che ha fatto la sinistra”, ed è quello che fa il benefattore solitario, il cui problema è proprio di non compiacersi di ciò che si è fatto e di non far sapere in giro il proprio gesto.
Fai e dimenticati di averlo fatto, comunque ci si mostri fuori, il bene si può scegliere, come dice Dostoevskji, così come si può scegliere il male e spesso si cede all’altruismo per cercare non solo il benessere altrui.
C’è un bell’episodio di un brano della vita di Kafka, “Kafka è stato con me tutta la vita”, che spiega bene questa condizione:
“Un giorno la madre di K. gli diede una moneta da venti heller, somma cospicua per un ragazzo. Egli uscì per comprare qualcosa, ma incontrò una mendicante così male in arnese che si spaventò. Sentì l’impulso fortissimo di dare la moneta al mendicante. Ma era una somma assai considerevole non solo per un ragazzo, ma anche per un povero, e K. temeva i ringraziamenti della donna che avrebbero attirato l’attenzione dei passanti.
Decise allora di cambiare la moneta ed ebbe in cambio 10 kreuzer. Ne diede uno alla mendicante, poi fece il giro dell’isolato e gliene diede un altro, e così di seguito per dieci volte. Dopo di che scoppiò in singhiozzi”.
Riflessioni di un povero pensatore libero!
Foto di Enrico Paravani ©