Terzastrada riceve e pubblica questa lettera del Circolo di Civitavecchia I CITTADINI CONTRO LE MAFIE E LA CORRUZIONE
Ringraziamo il Responsabile locale del Circolo, Pierluigi Gorla, per la promozione di Terzastrada ad organo di informazione, ma ricordiamo a lui ed a tutti che questo rimane un blog.
Nessuno sembra crederlo, alcuni tra gli emergenti signori delle mafie, che abbondano di denaro, investono nel ciclo del cemento, nella gestione dei rifiuti o in altre redditizie attività economiche, formalmente legali; è “gente de noantri”. Costoro stabiliscono di volta in volta se impegnarsi in prima persona o farsi rappresentare da terzi nelle Amministrazioni Comunali, Provinciali, Regionali, in Parlamento e nei luoghi dove si decide il destino di tutti quanti noi.
Tutti presenti nella Capitale.
Puoi notare i mafiosi di “casa nostra” indaffarati e sorridenti passeggiare in via Veneto a Roma, nella piazza del Comune di Latina, nelle zone antistante i porti di Anzio e Nettuno, nelle piazze di Sabaudia, di San Felice Circeo, di Terracina, di Formia, di Ostia, di Cassino e di Civitavecchia, intenti a decidere le strategie economiche e politiche finalizzate, sempre e comunque, al denaro e al potere.
I capi di questa quinta mafia sono nostri corregionali, nati nel Lazio o da moltissimi anni qui residenti che hanno appreso e messo in pratica negli anni le strategie e i metodi dei vecchi boss, quelli giunti sulle terre degli antichi latini fin dagli anni settanta; chi aveva il soggiorno obbligato, chi venne per fare ambasciatore alle cosche, come Frank Coppola e Pippo Calò, solo per citare i due più famosi.
La quinta mafia è un mix esplosivo composto da colletti bianchi, faccendieri della politica, delinquenti comuni in carriera ed elementi di spicco delle mafie “tradizionali” che, da anni, sono presenti ed operanti a Roma e nel Lazio. I boss di Casa Nostra sono specialisti nel riciclare a Roma, e da qui nel resto d’Italia, i capitali sporchi delle famiglie della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta e quelli di provenienza autoctona. Le cosche laziali, con i cospicui capitali accumulati, hanno cementificato gran parte del litorale laziale, spuntano qua e là come funghi centinaia di centri commerciali; per avere un’idea di cosa sia successo, basta percorrere le strade litoranee che, subito dopo il fiume Garigliano, da Marina di Minturno, passando per Gaeta, Formia, San Felice Circeo, il lido di Lavinio, Torvaianica e Ostia giungono a Civitavecchia o che dal confine con la Campania risalgono nel cassinate e nella provincia di Frosinone. Per comprendere come sia possibile realizzare grattacieli e centri commerciali che rimangono vuoti è sufficiente fare un giro all’interno delle città che costeggiano la strada Pontina, da Latina fino al quartiere Spinaceto alle porte di Roma.
Ad eccezione di pochi giornalisti e di poche altre realtà associative, tra cui I Cittadini contro le mafie e la corruzione nessuno chiede di risalire all’origine dei capitali impiegati per costruire decine di migliaia di immobili rimasti invenduti. La vicenda del Comune di Fondi (il più grande mercato ortofrutticolo d’Europa, Comune di cui fu chiesto lo scioglimento per mafia nel 2008) è stata una chiara strumentalizzazione mediatica per nascondere operazioni politico-economiche mafiose di elevatissimo spessore che si consumano in particolare nella Capitale. Ad oggi, nonostante la domanda sia inesistente, si continua a costruire e la magistratura locale si confronta con episodi strabilianti come quello di un pensionato a basso reddito di Casal di Principe ed una anziana signora di Aprilia che acquistano con alcuni milioni di euro, le quote societarie di un grattacielo in pieno centro a Latina. C’era da aspettarselo!
Le mafie come il cancro tendono ad invadere tessuti sani, sviluppando metastasi. Roma e il Lazio e in particolare il sud della regione, non dovevano avere come fronte alla penetrazione dei “clan” il solo confine rappresentato dal fiume Garigliano: parte consistente di questi territori restano presidiate da poche decine di carabinieri e poliziotti.
L’ascesa dei boss senza lupara.
Le mafie autoctone laziali e quelle d’importazione, forti della capacità corruttrice dovuta alle ingenti quantità di ricchezze accumulate mediante il traffico degli stupefacenti, la tratta degli esseri umani, lo sviluppo della pratica dell’usura, della gestione del gioco d’azzardo e del riciclaggio del denaro sporco, hanno ben compreso come qualunque strategia di consolidamento criminale non poteva non passare per il centro politico ed economico del paese, ovvero Roma. I boss senza coppola e lupara hanno sviluppato le loro innumerevoli attività criminali e di riciclaggio del denaro sporco nel nord d’Italia e in importanti paesi europei ed extra-europei, favorendo anche in altre realtà territoriali la nascita e lo sviluppo di mafie autoctone, capaci di collaborare con le mafie “storiche” e con le mafie straniere, in particolare con quella cinese e quella emergente russa. È stato il caso, ad esempio, del supporto e della collaborazione, mai negata da alcuno, dei clan mafiosi del sud d’Italia alla banda della Magliana e al loro “cassiere” Enrico Nicoletti.
La mafia sottovalutata.
Solo per citare un esempio recentissimo, tra i molti, si pensi al caso rivelatore del rapporto tra ‘ndrangheta, triade cinese e quinta mafia che ha riguardato, negli ultimi mesi, il traffico di merce contraffatta che, sbarcando nel porto di Gioia Tauro, invade i mercati italiani. Il tutto a dimostrazione di come il crimine organizzato non ha barriere di tipo campanilistico e che rende di più alle mafie, comprese le autoctone, investire i proventi dei traffici illeciti in alberghi a Roma e nel Lazio o in Toscana, in Emilia Romagna e Lombardia, piuttosto che a Polistena o Rosarno, e che i vecchi concetti di cosche di tipo familiare sono in via di superamento. Questa è la quinta mafia, negata e sottovalutata, anche sui territori della Capitale, ma capace e spietata, come ha dimostrato l’esito del recente processo “Anni Novanta” al ramo laziale dei casalesi e della mafia pontina conclusosi di recente, innanzi la Corte d’Assiste del tribunale di Latina, e che è costato l’ergastolo a boss locali e alla primula rossa della camorra casertana Michele Zagaria. L’ala militare della quinta mafia dai primi anni ottanta si è resa responsabile di decine e decine di omicidi consumati tra Minturno e Roma, di centinaia di attentati incendiari e dinamitardi commessi per controllare il territorio, per facilitare i propri traffici criminali, per ridurre all’impotenza o convincere alla collaborazione la delinquenza comune locale.
I CITTADINI CONTRO LE MAFIE E LA CORRUZIONE – Circolo di Civitavecchia
Foto di Enrico Paravani ©
Elaborazione grafica di Federico Cropani ©
1 Comment
roby
10/11/2013 at 09:32a Ostia Sabato 23 nov 2013 alle 10 si terrà una assemblea organizzata dalla associazione Luna Nuova per parlare delle mafie del litorale laziale. non mancate!