Sapete a cosa stavo pensando? Stavo pensando che la maggior parte delle persone si lasciano raschiare via la lucidità dalla fede.
Prima che i religiosi mi mettano nella black list delle genti da inchiodare a qualche palo, preciso che stavolta parlo di fede politica, che è figlia della fede religiosa e cugina di quella calcistica.
Tutte e tre comunque portano l’uomo a preferire lo scannarsi con altri uomini per il terrore di aver sempre creduto a qualcosa di terribilmente sbagliato, ma lo spacciano per ideale o senso di appartenenza. Insomma, la scusa per chiamarlo in un altro modo la trovano sempre, l’importante è che la loro immagine non venga intaccata dal sospetto di aver fallito nella scelta o di aver gettato la propria vita dietro una colossale menzogna.
Ops, l’ho detto? Sì, l’ho detto.
Be’, è indubbio che per molti è proprio così.
Tipo per chi è capace di fare sorvoli su dati di fatto oggettivi pur di non ammettere a se stessi di sostenere, che ne so, il candidato già stato sindaco e impestato di cappellate cosmiche, per dirne una. E al dunque arrivano pure a dirti che tu non lo conosci o non hai esperienza e quindi parli per sentito dire. Con i numeri, il sentito dire, è un po’ difficile, eh, ma ok.
Succede.
E succede pure che queste persone associano se stessi al politico o al partito del cuore, così la fede viene allungata con il principio di associazione.
Robert Cialdini scriveva:
“Le reazioni dei tifosi di calcio a certi risultati delle partite sono spiegati dal tipo di relazione fra tifoso e lo sport. Questa è una relazione di un rapporto serio, intenso e personalissimo. Il tifoso si sente umiliato se la sua squadra perde, ma esaltato se invece vince. Come scrive Isaac Asimov “a parità di condizioni, facciamo il tifo per il nostro sesso, la nostra cultura, la nostra città… e vogliamo provare che noi siamo meglio dell’altro. Chiunque sia quello per cui facciamo il tifo, esso rappresenta sempre noi, e quando vince siamo noi a vincere”.
Nella partita c’è in gioco l’immagine di sé. Per questo che la folla da un lato nutre una forte adorazione per i suoi beniamini e per la stessa ragione una ferocia verso i giocatori e allenatori coinvolti nelle sconfitte.”
(Tratto da “Le armi della persuasione”)
Paro paro accade con la politica, così troviamo grillini che per difendere papà Beppe mettono sotto al tappeto uscite infelici, attacchi nucleari ad ex osannati e tutto il pattume tipico grillesco che lancia il Movimento Cinque Stelle nella fornace mediatica, roba con la quale gli italiani ci vanno a nozze.
Ma troviamo anche gli altri, quelli del PD, molti di loro soffrono del principio di associazione non tanto con Renzi o con Civati (Cuperlo è tornato in panchina), ma proprio col partito. Roba da il PD è il verbo.
Così fanno sconti alle persone che li rappresentano per amore del partito. Oh, ma hanno un piano, non rompete le palle. Ce l’hanno ed è la bonifica della baracca PD. Casalinga di Voghera docet, da una casa zozza mica scappi, la pulisci. Intanto là fuori la monnezza (intesta come rogne di ambiente, lavoro, sanità ecc.) si ciba delle nostre carni per colazione? Ciccia, prima viene il partito, poi il resto.
Potrei citare anche Forza Italia, Berlusconi e il popolo di “Forza Silvio”, ma sarebbe sparare sulla croce rossa e su tutto l’ospedale! Il principio di associazione qui si mette da parte per far posto al fanatismo fatto e finito. Berlusconi non è il verbo, è direttamente Dio.
In ogni caso, la fede, servendosi del principio di associazione, rende molte persone obiettive quanto un hooligan. E succede che le vedi arrampicarsi sugli specchi per gettare immondizia sull’avversario politico, non portare in gloria i programmi dei loro partito o movimento, quasi per non ammettere di essersi scelti una tessera o un’iscrizione non proprio virginea o di rappresentare un personaggio politicamente o comunicativamente cestinabile senza appello!
Alla fine è un cane che si morde la coda e se la mangia pure, ma poi quella ricresce e ricomincia il giro.
“Se possiamo circondarci di successi, anche se vi siamo legati in maniera superficialissima, il nostro prestigio pubblico ne sarà accresciuto”.
Foto di Francesca Luciani ©