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La Maranello delle frottole
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La Maranello delle frottole

19 Aprile, 2014 Fulvio Floccari Approfondimenti 0 comments

Hanno lasciato da qualche giorno il porto di Livorno gli ultimi cassoni da installare sulla fiancata devastata della Costa Concordia.

Tra qualche settimana il relitto riprenderà a galleggiare e lascerà l’isola del Giglio.

Quale sarà il porto di destinazione del gigantesco cadavere galleggiante?

“Duecento milioni è una cifra fuori mercato” dice il commissario alla Protezione Civile Franco Gabrielli, parlando della proposta giunta dall’Autorità Portuale di Civitavecchia.

Una verità che è un secchio d’acqua gelida sui facili entusiasmi e sugli annunci altisonanti della politica civitavecchiese.

Anche Piombino è fuori gioco: ancora lontana dal completare i dragaggi e con un bacino “di fantasia” (alla civitavecchiese).

E allora?

Il Commissario Gabrielli suggerisce: “Da 25 anni non smantelliamo navi. Oggi ci scandalizziamo dell’ipotesi Turchia ma è lì che mandiamo le nostre navi militari“. Fa riferimento al porto di Aliaga, di cui TS vi ha già parlato? Ma non è così semplice.

Problema numero 1: le navi a cui allude il Commissario raggiungono Aliaga con lo scafo relativamente intatto, e non dopo aver trascorso quasi tre anni sul fondo del mare. Il pericolo che la Concordia affondi pesa come un macigno sull’immagine di Costa e sul suo futuro commerciale. Troppo pericoloso.

E’ molto più probabile allora che si decida di trasportare il relitto della Concordia sino a Genova, con l’aiuto di un Vanguard (cioè una nave semisommergibile, già presa a noleggio da Costa da qualche settimana). Sorretto dalla nave madre, il rottame della nave da crociera raggiungerebbe un porto sicuro in soli 5 giorni di navigazione, contro le diverse settimane necessarie a raggiungere la Turchia.

Problema numero 2: il relitto della Concordia è sotto sequestro giudiziario. Tra i tanti motivi che possono prolungare la durata del sequestro c’è anche la possibile presenza a bordo dei corpi di passeggeri non registrati sul libro di bordo. Le ricerche degli eventuali corpi potrebbe richiedere settimane ed è impensabile condurle in un porto “particolare” come quello turco.

Problema numero 3: il relitto della Concordia è in atto classificato come “rifiuto”. La sua gestione deve avvenire pertanto nel rispetto dei principi di vicinanza e prossimità. Una volta effettuata una bonifica dello scafo, si potrebbe però riportarlo allo status di semplice relitto e gestirlo secondo consuetudine.

Quale soluzione allora?

La nave probabilmente effettuerà uno scalo transitorio in un porto italiano (probabilmente Genova) ove subirà le minime riparazioni necessarie a garantirne il galleggiamento, uscirà dal sequestro giudiziario e ripartirà per la Turchia.

Il mercato della demolizioni delle navi è un mondo in cui non si può entrare improvvisando. Occorrono i mezzi tecnici, il know how e manodopera a bassissimo costo (talmente basso da tagliare fuori a prescindere qualunque realtà italiana).

Costi bassi anche per la pressoché assoluta mancanza di tutele e garanzie ai lavoratori dei cantieri e per la scarsa attenzione nei confronti della protezione dell’ambiente: la demolizione navale è un affare da Terzo Mondo. Smaltire con tutti i crismi una nave di quelle dimensioni avrebbe costi esorbitanti, che gli armatori non vogliono sostenere.

Probabilmente la nave seguirà quindi il destino comune a tutte le sue sorelle più anziane.

Il porto di Aliaga, in Turchia, negli ultimi anni, ha visto arrivare, tra le altre:

  • La sorella minore della Concordia, Costa Allegra,
  • Il traghetto Moby Prince
  • La nave militare italiana Anteo
  • Il traghetto Tirrenia Aries
  • I traghetti FS Garibaldi, Gennargentu, Gallura, Rosalia, Sibari
  • I traghetti Siremar Scatto e Guizzo
  • Una serie interminabile di navi cargo.

Diverso invece l’ultimo porto, ma non il destino, per la motonave Tirrenia Nomentana, che è stata frequente ospite del porto di Civitavecchia, e che da qualche giorno è giunta in India, a Bhavanagar, per essere demolita.

La vicenda Concordia porta con sè a questo punto due nuovi naufragi:

  • quello dei soliti tromboni che hanno riempito per settimane le pagine dei media con le loro voci gonfie di sicumera, annunciando a più riprese l’arrivo del relitto in città (ovviamente grazie alla loro intercessione);
  • quello di certe lobby politico-affaristiche cittadine, che ci risulta si fossero precipitate qualche mese addietro alla Camera di Commercio, per aprire in tutta fretta la loro bella aziendina metalmeccanica nuova fiammante. Peccato: questa volta il loro affare d’oro sembra sfumato.

Foto di Fulvio Floccari©

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Fulvio Floccari

Apolide per scelta, precario per destino, navigo solo di bolina stretta.

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