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Involuzione Industriale – II Parte
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Involuzione Industriale – II Parte

8 Gennaio, 2014 Sergio Scanu Ambiente, Ambiente e cultura, Approfondimenti, Scienza e tecnologia 2 comments

“Non è tanto che abbiamo mangiato già la metà della torta, ma che abbiamo mangiato la parte migliore”

Nel precedente articolo avevamo visto come la Seconda Rivoluzione Industriale fu caratterizzata da due fasi successive dette “Epoca del Carbone” ed “Epoca del Petrolio”.

Vediamo ora perché, allo stato attuale, potremmo parlare di una sorta di involuzione che porterà la civiltà umana ad un progressivo ritorno al consumo massiccio di carbone per la produzione di energia.

A quanto pare non solo non stiamo uscendo dall’Epoca del Petrolio; stiamo tornando indietro, all’utilizzo del carbone e poco incide la progressiva informatizzazione della società umana se i processi produttivi sono fondati su metodi di produzione energetica ormai considerati dannosi per l’ambiente, gli ecosistemi e la salute.

Partiamo da un dato di fatto: Il greggio, il carbone e il gas, ad oggi, sono le principali risorse per l’approvvigionamento energetico mondiale. La domanda fondamentale da porsi quindi è: quando le fonti di energia non rinnovabile inizieranno a diminuire?

Ovviamente la presenza di enormi riserve di carbone e di prezzi relativamente più bassi rispetto al quelli del petrolio e del gas rendono il carbone uno dei principali sostituti energetici di petrolio e gas per il futuro. [1]

Andando più nello specifico, nella seguente tabella sono riportate le aree in cui sono presenti le maggiori riserve mondiali di combustibili fossili. I dati, riferiti al 2006, sono espressi sia in termini di gigatonnellate equivalenti di petrolio, sia in percentuale sul totale [1] [3] [9].

Tab.1

Controllando le percentuali sul totale risulta evidente come il carbone costituisca da solo il 64.99% delle riserve mondiali di combustibili fossili. Agli appassionati di geopolitica lasciamo i commenti sulle percentuali parziali delle tipologie di riserve divise per località di origine.

L’analisi delle riserve di greggio, carbone e gas rispetto al consumo genera i seguenti trend temporali [1]:

Fig.1

Fig.2

Fig.3

Dai grafici, (riportati da Shafiee e Topal, 2009), è evidente come il trend delle riserve e del consumo nel caso di greggio e gas sia in crescita dal 1980 al 2007, ovvero esiste per questi combustibili una correlazione positiva tra le riserve e il consumo. Il grafico centrale, relativo al carbone, invece, mostra una correlazione negativa tra le riserve e il consumo. Una spiegazione plausibile per questo andamento può risiedere nel fatto che le riserve di greggio e gas sono calcolate su un set di dati sicuramente più ampio e affidabile rispetto a quanto disponibile per il carbone. In aggiunta, per questi combustibili, lo sviluppo tecnologico permette un progressivo aumento delle riserve disponibili a causa della scoperta di nuovi giacimenti. Quale ruolo giochi il riscaldamento globale nell’evoluzione dei trend delle riserve del greggio e del gas è ancora difficile da valutare.

Il grafico relativo al carbone mostra un decremento progressivo e continuato delle riserve a partire dalla seconda metà degli anni 80′ con una diminuzione cumulata pari a circa il 50% delle riserve totali disponibili. In termini assoluti, tuttavia, il carbone rimane la più grande riserva di combustibile fossile del mondo [1].

Il grafico successivo mostra invece il trend del consumo di fonti fossili a partire dal 1965 con una proiezione calcolata a partire dal 2007 a coprire l’arco temporale fino al 2030 [1].

Fig.4

 Dal grafico si potrebbe dedurre che forse l’efficacia del Protocollo di Kyoto per la riduzione dei consumi da fonti fossili è più contenuta del previsto dal momento che è evidente un trend nettamente crescente per i consumi per le prossime due decadi almeno.

Diversi modelli previsionali si sono occupati e si occupano tuttora di fornire stime circa il tempo di esaurimento delle riserve fossili disponibili. Stime più recenti mostrano un tempo di esaurimento pari a circa 35 anni per il greggio, 107 anni per il carbone e 37 anni per il gas. [1]

Il carbone probabilmente non diventerà la prima fonte di energia del mondo nei prossimi 20 anni. Lo diventerà presumibilmente entro i prossimi 30 – 40 anni.

Seguendo le proiezioni il quadro attuale è quello che prospetta una completa dipendenza dal carbone entro il prossimo secolo.

Un ritorno all’Era del Carbone. Una vera e propria Involuzione Industriale. A meno di sorprese.

Involuzione Industriale – I Parte

Foto di Enrico Paravani©

Riferimenti

[1] S. Shafiee, E. Topal. When will fossil fuel reserves be diminished? Energy Policy 37 (2009) 181–189

[2] BGR, 2007. Reserves, resources and availability of energy resources 2005. In: Federal Institute for Geosciences and Natural Resources, H. (Ed.), Bundesanstalt fur Geowissenschaften und Rohstoffe.

[3] BP, 2006. BP Statistical Review of World Energy 2006. British Petroleum.

[4] BP, 2007a. BP Annual Review 2007. British Petroleum.

[5] BP, 2007b. BP Statistical Review of World Energy 2007. British Petroleum.

[6] EIA, 2007a. Annual Energy Outlook 2007 with Projections to 2030. Energy Information Administration, Washington.

[7] IEA, 2006. World Energy Outlook 2006. Organisation for Economic Co-operation

and Development, International Energy Agency, Paris and Washington, DC.

[8] OPEC, 2007. World Oil Outlook 2007. Organization of the Petroleum Exporting Countries.

[9] WCI, 2007. Coal Meeting the Climate Challenge. World Coal Institute.

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Sergio Scanu

“La verità ti renderà libero. Ma solo quando avrà finito con te.”

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2 Comments

  1. alessio
    08/01/2014 at 11:45

    Altre considerazioni a tema le troverete sul libro “Best Before (Preparati al peggio)” di Eugenio Benetazzo!

  2. Sergio Scanu
    08/01/2014 at 11:59

    Non conoscendolo ho cercato in rete e mi sono fermato a meno della metà della sua biografia: “Eugenio Benetazzo è economista indipendente e saggista economico fuori dal coro, conosciuto alla stampa di settore come il Nouriel Roubini italiano o lo Steve Jobs dei mercati finanziari per il suo modo irriverente e dissacratore con cui analizza e racconta lo scenario macroeconomico contemporaneo”. Non serve il Nouriel Roubini italiano o lo Steve Jobs della penisola. Bastano le pubblicazioni scientifiche internazionali. Ce ne sono migliaia che convergono verso queste considerazioni.

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