La segretaria aveva appena portato via l’ennesima tazzina di caffè.
W, oggi, era alla sua quinta ed erano solo le nove del mattino. La giornata prometteva di essere davvero lunga.
L’ufficio di W era situato all’ultimo piano di un moderno edificio a vetri alto più di cento metri.
W era definitivamente ai piani alti. Quelli veri.
La strategia di W era emersa in tutta la sua chiarezza mesi prima quando, attraverso una serie di contatti, molto riservati, con alcuni esponenti politici, era riuscito, con poco sforzo, a controllare di fatto circa un terzo del consiglio comunale in carica. La successiva crisi di governo, che aveva poi comportato la terribile campagna elettorale dei mesi successivi, doveva risolversi proprio in quel giorno con l’ultimo atto dello spoglio elettorale.
W, in genere, era informato dei fatti. Di qualsiasi tipo e con assoluta precisione. Già in mattinata, con considerevole anticipo, era al corrente circa la netta vittoria di K.
L’unica cosa in grado di innervosire W, al di là del comunque elevatissimo livello di autocontrollo, era tenere quell’assurdo cappuccio a punta per più di un’ora, al chiuso e in presenza di altre persone incappucciate come lui e il ricevere informazioni non supportate da dati certi.
Quella mattina W aveva la certezza della vittoria di K ed aveva già anche l’idea del numero dei voti che il vincente avrebbe ottenuto.
Allo stesso tempo era perfettamente informato circa la Caporetto di H.
Ciò che lo innervosiva era l’assoluta mancanza di dati certi su F.
W quando si innervosiva era soggetto ad attacchi di oftalmodonesi.
In genere, quando i tremolii oculari diventavano davvero insopportabili, W si faceva portare il suo gatto nero, Siegfried, in ufficio. L’autista veniva avvertito per telefono e partiva a prendere il felino, a casa di W, per portarlo ai piani alti dell’edificio a vetri.
Quel felino era stato per anni la cura per W.
Siegfried, però, era morto circa un mese prima. E W, mai come in quel momento, sentì l’assoluta necessità di avere il suo gatto in grembo. Doveva calmarsi e aveva bisogno del contatto con il suo amico felino. Così W si decise a ricorrere all’ultima risorsa. Quella mattina il tremore oculare era davvero insopportabile.
W chiamò la sua segretaria e si fece portare la chiave. Con mano tremante, aprì la cassaforte, situata dietro una cornice di una foto di Siegfried, ed estrasse dall’interno un qualcosa avvolto in un panno di seta viola.
W aveva cercato un imbalsamatore che fosse all’altezza del compito. Alla fine ne aveva trovato uno davvero bravo.
Ora l’occhio giallo e vitreo di Siegfired osservava W che, nel frattempo, si stava rimettendo a sedere dietro la sua scrivania.
Bastò una sola carezza per far smettere quel maledetto tremolio all’occhio destro.
Illustrazione di Silvia Castrati ©