Quella che vi stiamo raccontando è una storia tipicamente italiana.
Potremmo dire che è addirittura una storia italiana potenziata, ovvero una storia civitavecchiese, se non fosse che in questo caso l’argomento coinvolge il Comune di Tarquinia e non quello di Civitavecchia. Il nodo della questione tuttavia coinvolge tutti noi, abitanti del comprensorio.
In data 28 Ottobre 2008 viene perfezionato un accordo tra Comune di Tarquinia ed Enel Produzione S.p.A.
Tale accordo, che rientra nel più ampio ambito definito dall’”Accordo Quadro relativo alle iniziative per la tutela della salute, dell’ambiente e dello sviluppo territoriale nell’area” (del 4 Luglio 2008, sottoscritto tra Regione Lazio, Province di Roma e Viterbo, Civitavecchia, Tarquinia, Allumiere, Santa Marinella, Tolfa ed Enel) prevede l’attivazione, da parte di Enel, di uno studio specifico finalizzato al controllo e al monitoraggio di coltivazioni agricole di prodotti per uso alimentare nel territorio del Comune di Tarquinia.
Tale studio, della durata complessiva di 5 anni, deve essere svolto dal Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (CRA), che è un ente nazionale di ricerca nel settore agricolo posto sotto vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. In tale accordo si specifica inoltre che dovrà essere istituito anche un Comitato Tecnico formato da rappresentanti del Comune di Tarquinia, Enel, CRA e ARSIAL con lo scopo di monitorare l’andamento delle attività, verificare gli adempimenti contrattuali e approvare i rapporti tecnici.
Nello specifico tale attività di studio definita dal CRA come “Biomonitoraggio degli effetti della trasformazione dell’alimentazione della Centrale di Civitavecchia da olio combustibile a carbone” si pone l’obiettivo di realizzare un biomonitoraggio nelle aree adiacenti la centrale di Torrevaldaliga Nord al fine di verificare l’eventuale impatto a lungo termine riconducibile al fallout di elementi contaminanti sui suoli agricoli e sulle produzioni vegetali. Nel dettaglio il programma di studio ha lo scopo di chiarire se esistono e di che entità possano rivelarsi gli eventuali rischi per le attività agricole che si svolgono presso le aree circostanti la centrale, a seguito e con particolare riferimento alle emissioni dal camino in atmosfera e la successiva ricaduta dei potenziali materiali inquinanti (come i metalli pesanti). Le attività di campionamento previste da questo studio sono:
A – prelievi di campioni di suolo nell’area posta nell’intorno della centrale, nel Comune di Tarquinia, da effettuarsi prima dell’avvio della centrale a Carbone, con lo scopo di ottenere valori che definiscano il “fondo-fondo antropico” (ovvero valori riconducibili al fondo naturale della zona) dei metalli/metalli pesanti nonché i relativi valori nei prodotti agricoli.
B – monitoraggio attraverso prelievi e successive analisi, negli stessi punti di campionamento, per la valutazione dell’eventuale impatto (arricchimenti in metalli pesanti) da eseguirsi per i successivi 5 anni dall’avvio della centrale a carbone.
Viene anche specificato che al termine di ciascun anno di attività, sarà prodotto un Rapporto Tecnico che illustri il metodo d’indagine, sintetizzi i risultati del programma di monitoraggio e ne analizzi l’impatto sulle colture.
Come potete capire si tratta di roba seria. Ma veniamo al punto della questione.
Ad oggi (Ottobre 2013), pare non ci sia traccia di:
– Comitato Tecnico
– Rapporto Tecnico relativo alla fase di cui al punto A (misure per la definizione del fondo naturale)
– Rapporti tecnici successivi di cui al punto B (notare che il monitoraggio dovrebbe coprire 5 anni successivi all’entrata in funzione della centrale)
Praticamente a livello ufficiale ed accessibile al pubblico non c’è NULLA. Sintetizzando, tutto il programma di monitoraggio non solo non ha prodotto alcun rapporto tecnico di dettaglio, ma non ha permesso alla cittadinanza di essere opportunamente informata sull’eventuale impatto delle ricadute di metalli su suoli agricoli. Potremmo dire che il monitoraggio ad oggi non esiste.
Ad un certo punto, tuttavia, il consigliere Cesare Celletti e tutto il Movimento 5 Stelle di Tarquinia hanno iniziato a cercare di vederci un po’ più chiaro.
Il risultato dell’azione del Movimento 5 Stelle di Tarquinia ha portato ad una ispezione dei deputati Massimiliano Bernini (Commissione Agricoltura) e Alberto Zolezzi (Commissione Ambiente) presso la sede del CRA. L’ispezione ha chiarito che in effetti l’accordo tra ENEL, CRA e Comune di Tarquinia non era un accordo quadro ma un accordo CUBO dal momento che pare esistesse già un precedente accordo tra ENEL e CRA sulla divulgazione dei dati.
Insomma; i dati non ve li diamo se prima l’ENEL non decide se darveli.
Sottolineando l’estrema gravità della situazione (non bisognerebbe nemmeno iniziare a parlare del DIRITTO dei cittadini ad accedere ad informazioni ambientali sensibili date le potenziali ricadute sulla salute e sulla qualità della vita) e rimanendo in attesa che il Sindaco di Tarquinia Mazzola si attivi in tutte le sedi opportune per ottenere finalmente una risposta, a noi pare che sarebbe il caso di acquisire direttamente i dati analitici eventualmente eseguiti dal CRA fino ad oggi.
Dopo più di tre anni di ritardo e non sapendo nemmeno se esistono repliche dei campionamenti eseguiti, ci sentiamo in diritto di dubitare delle eventuali relazioni tecniche che verranno prodotte. Auspichiamo quindi che vengano forniti i dati grezzi delle analisi (ovvero le concentrazioni dei metalli che sono state misurate).
Alle conclusioni ci arriviamo anche da soli.
Foto di Enrico Paravani ©
1 Comment
alx
17/10/2013 at 11:13Enel , l’energia che ti ascolta……..